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Anna Foria: da “La Febbre del Sabato Sera” a “Chicago”

“La Febbre del Sabato Sera” festeggia i 40 anni dall’uscita dell’iconico film con John Travolta a teatro con l’allestimento firmato da Claudio Insegno e prodotto dal Teatro Nuovo di Milano che da mesi sta riempiendo le sale italiane anche grazie a un cast di talenti come la travolgente Anna Foria, cantante, attrice e ballerina e co-protagonista dello spettacolo nel ruolo di “Stephanie Mangano”, che abbiamo incontrato all’indomani della tappa milanese della tournée. Napoletana, classe ’91, Anna Foria ha debuttato nel 2010 in “C’era una volta Scugnizzi” diretto da Claudio Mattone e con le coreografie di Gino Landi per poi approdare nell’ensemble de “La febbre del Sabato Sera” nella produzione del 2012 diretta da Carline Brouwer e Chiara Noschese e coreografie di Christopher Baldock e nel 2016 in “Grease” nel ruolo di Cha Cha De Gregorio. Il prossimo obiettivo? Interpretare Roxie. Non appena “Chicago” dovesse finalmente approdare sui palcoscenici italiani

Da un anno ormai “La Febbre del Sabato Sera” è sold out nei teatri di tutta Italia. Quali retroscena ci puoi raccontare?
Penso che la forza di questo spettacolo siano sicuramente le hit che tutti conoscono, queste musiche così moderne nonostante gli anni trascorsi, queste musiche che fanno vibrare tutti dalle poltrone. Ma c’è anche da dire che trovarsi in un cast coeso di persone ci dà la possibilità di far trasparire  la serenità e l’amore che proviamo nel fare questo spettacolo. Dovreste vedere il nostro backstage … abbiamo addirittura scritto il testo di una canzone su vari avvenimenti accaduti. Insomma che dire ci divertiamo molto e sia fuori che dentro la scena e questo per lo spettacolo e per noi è una grande vittoria.

Quali sono gli aspetti che ti coinvolgono maggiormente del ruolo di Stephanie Mangano?
Questi suoi modi di essere a volte un po’ troppo duri pur di mascherare i suoi momenti di fragilità e di insicurezza.

Quali sono le maggiori difficoltà che hai sostenuto per affrontata il ruolo e come ti sei preparata?
Mi sono impegnata al massimo e ho cercato come una spugna di assorbire quanto più nozioni possibile e ad oggi sono soddisfatta del risultato che ho portato in scena anche se continuamente cerco di trovare nuovi stimoli per arricchire il mio personaggio. Per affrontare questo ruolo ci sono stati tanti momenti di sconforto, ma fortunatamente sono una persona abbastanza forte e mi piace imbattermi in situazioni più grandi di me e quindi con la mia tenacia sono riuscita a superare delle lacune che credevo potessero ostacolare il mio percorso.

Eri già presente nel cast de “La Febbre del Sabato Sera” di Stage Enterteinment. Cosa ti ricordi di quella edizione?
Avevo solo 19 anni e non avevo tutta l’esperienza che ho oggi, ma non avevo nemmeno la responsabilità di affrontare un ruolo perché facevo parte dell’ensemble e quindi tutto era molto più spensierato. Ma ricordo con piacere quel bellissimo momento con un cast pieno di artisti e colleghi talentuosi.

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Prima di allora avvi avuto occasione di vedere il film del 1977? E, nel caso, il film ti aveva in qualche modo colpito o emozionato?
il film lo avevo visto appunto in occasione del musical e ad esser sincera la storia non mi ha mai entusiasmata così tanto, ma il grandissimo John Travolta era un mito in quel film e con le musiche dei Bee Gees non è stato così difficile farmelo piacere.

Dopo “La febbre del Sabato Sera cosa ti aspetta? Stai già lavorando a nuovi ruoli?
Beh dopo la Febbre chi può dirlo cosa mi aspetta, sono giovane e le sorprese sono sempre dietro l’angolo. Prenderò parte ad uno spettacolo di prosa con alcuni colleghi e poi aspetterò e continuerò a fare audizioni su audizioni. In ogni caso mi auguro tante cose belle sicuramente.

Hai mai pensato di andare oltre confine, da Londra a Broadway, per confrontarti con un mercato più ampio?
Per il momento preferisco restare nella mia amata Italia fin quando ho la possibilità di lavorare, poi chissà non escludo sicuramente la possibilità di potermi appunto confrontare con un mercato più ampio.

A quale spettatolo o ruolo sei rimasta maggiormente legata?
Uno degli spettacoli a cui sono maggiormente legata è senza dubbio il musical “C’era una volta Scugnizzi” di Claudio Mattone perché ho vissuto i momenti più belli della mia vita, emozioni e sensazioni meravigliose che auguro a tutti di vivere in uno show

Qual è il tuo sogno nel cassetto? Quale ruolo vorresti interpretare?
Mi piacerebbe interpretare il ruolo di Roxie in Chicago perchè è un ruolo che mi ha sempre affascinata sin da piccola.

Anna Foria La Febbre del Sabato Sera




“Gran Varietà 2.0” porta il meglio della tv a teatro

Debutta il 16 novembre al Teatro Delfino di Milano “Gran Varietà 2.0”  con Luca Sandri e Federico Zanandrea. Lo spettacolo rimarrà in scena fino a domenica 19 novembre e sarà poi riproposto il week end successivo (23-26 novembre).  “Gran Varietà 2.0” vuole portare in scena la televisione classica, quella dove gli show del sabato sera avevano una perfetta struttura drammaturgica e le coreografie erano studiate con la cura dovuta cura dei dettalgi.

Lo spettacolo, prodotto dall’Associazione Il Mecenate, vede l’alternarsi di sketch del classico varietà televisivo arricchito da numeri musicali ballati da performer di tip tap (Valentina Bordi, Michela Brasca, Yuri Pascale Langer, Monica Patino, Ilaria Suss) e cantati da Silvia Pinto e Maria Silvia Roli. Verranno riproposti sketch di Raimondo Vianello, Ugo Tognazzi, Paolo Panelli, Gianni Agus e Walter Chiari, grandi nomi che hanno fatto la storia della tv italiana.

Il palco sarà uno studio televisivo che mostrerà tutti i retroscena e i momenti salienti delle prove che precedono la messa in onda, infatti accanto a Sandri e Zanandrea, ci sarà Marco Benedetti nelle vesti dell’assistente di studio che coordinerà tutta la “macchina televisiva”.

“Gran Varietà 2.0” -DOVE, COME E A QUANTO
Teatro Delfino di Milano in Piazza Piero Carnelli, dal 16 al 19 novembre e dal 23 al 26 novembre.
Orario: feriali ore 21.00, domenica ore 16.00
Biglietti: 15 euro




Tutti a Verona, da Flover, per i mercatini di Natale

Oltre 15 mila metri quadrati dei quali 7.000 al coperto allestiti, tra le piante della serra, in caratteristici mercati di Natale ispirati a quelli del Nord Europa, con decorazioni originali, show ed eventi a tema.  Tutto questo è Flover a Bussolengo, vicino a Verona, dove fino a metà gennaio si può trascorrere una giornata tra shopping e pause golose alla ricerca del regalo perfetto, per parenti, amici e soprattutto per se stessi. L’appuntamento al #villaggionataleflover è di quelli da non perdere. Entrare al Villaggio di Natale di Flover è come entrare  in una delle case fiabesche della piazza di Rothenburg e ogni anno, ormai, da 21 anni non mancano scenari sorprendenti pronti a lasciare i visitatori a bocca aperta

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L’idea del Villaggio di Natale Flover è nata oltre vent’anni a quando uno dei due fratelli proprietari del Garden Center aveva voluto fermarsi a Rothenburg Ob der Tauber, sulla famosa Romantische Straße,  rimanendone incantato tanto da voler portare con sé un pizzico di magia dall’antico questo antico borgo. Era il 1996 e il Villaggio di Natale Flover è piano pano diventato sempre più grande con la creazione di un ambiente magico con innumerevoli oggetti creati artigianalmente con i più disparati materiali, sapientemente disposti ed ambientati allo scopo di rendere ancora più magico ed affascinante il Natale. Visitando il Villaggio di Natale si ha l’impressione di trovarsi in un borgo medioevale: sono ricostruite le mura di cinta della città fortificata, il bosco incantato dove si incontrano gnomi e folletti, il centro storico. il mercatino con le bancarelle e gli alberi addobbati.
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La magica scenografia accompagna gli ospiti in un magico viaggio nel Natale. Si parte dalla stazione alle porte del #villaggioflover, dove una carrozza attende i viaggiatori per condurli tra le meraviglie del Villaggio, verso il mondo degli gnomi al lavoro perché tutto sia pronto per la notte più importante dell’anno, si arriva così in una scintillante e colorata miniera costellata di gemme, dove gli gnomi estraggono il materiale che fa funzionare il treno del Natale. Di carrozza in carrozza ci si addentra nel bosco incantato. Lasciate le carrozze si arriva al cuore del Villaggio, la piazzetta, dove tra le tante bancarelle che espongono decorazioni di ogni tipo e per ogni arredamento provenienti da tutto il mondo, si scorgono alcuni artigiani al lavoro: il pirografo che realizza quadretti bruciando il legno, la decoratrice dei fiori pressati, la creatrice di opere in porcellana fredda e la pittrice che decora il vetro creano le loro opere davanti agli ospiti.

Di particolare fascino gli allestimenti delle stanze del Natale che Flover ha addobbato con i colori di tendenza del Natale 2017, rosa, malva e salvia o per chi cerca accostamenti più particolari tutte le tonalità del blu e dell’azzurro, passando per il petrolio e arrivando al verde, accostati alla lucentezza del bianco e dell’argento.

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Tra le novità di quest’anno poi un grande presepe multimediale interattivo: utilizzando un tablet gli ospiti del Villaggio potranno trasformare la scenografia con effetti e luci diverse. Gli appassionati troveranno a loro disposizione una vasta esposizione di capanne e statuine di provenienza italiana ed estera, oltre a esemplari realizzati interamente a mano e curati nei minimi dettagli da scultori professionisti.  Uno spazio speciale è dedicato ai villaggi Lemax, il presepe nella versione d’oltreoceano, dove la Natività e gli scenari che prendono spunto dall’origine religiosa vengono affiancati, senza limiti di fantasia, da riproduzioni di scene di vita quotidiana. Nella serra esterna il Flover Christmas Express attende gli ospiti tutti i fine settimana per portarli alla Casa di Babbo Natale e alla Fabbrica dei giocattoli.

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 DOVE, COME E A QUANTO

Il Villaggio di Natale Flover si trova a Bussolengo (Verona), in via Pastrengo 16. Apertura: il Villaggio è aperto dal 4 novembre 2017 al 7 gennaio 2018. Unici giorni di chiusura il 25 dicembre 2017 e il 1° gennaio 2018. Orari: dalle 9 alle 19.30, con orario continuato.

Biglietto d’ingresso: 2 euro solo nei giorni di sabato e domenica dal 4 novembre al 17 dicembre 2017 e 8 dicembre 2017.




Pinocchio, un sorprendente allestimento 4.0

Un nuovo sorprendente allestimento di Pinocchio, in versione 4.0, va in scena ogni sabato pomeriggio (alle 15.30) e domenica mattina (alle 11.30) presso il Teatro Nazionale CheBanca!. “PINOCCHIO – Cuor Connesso” è una produzione, ideata e diretta da Chiara Noschese che rivisita l’omonimo classico della letteratura per ragazzi di Carlo Collodi.  In scena Mario Acampa nel ruolo di Pinocchio, Antonio Speranza nel ruolo di Geppy e Raffaella Atlerio in quello di Grillo Parlante.

Ambientato nei nostri giorni lo spettacolo conduce il pubblico in sala a seguire il viaggio, ricco di allegorie e simbologie moderne, del burattino di legno, Pinocchio, per diventare un bambino in carne ed ossa e successivamente, quindi, un vero uomo.

Il Paese dei Balocchi sarà sempre lì ad aspettarlo, agli occhi dei nostri giovani rimarrà sempre la “grande tentazione”, nascondendo in verità insidie e bugie, e presentandosi, in questa versione teatrale, nelle sembianze del -mondo virtuale-, il web.

 

“When you wish upon a star…”Quando si desidera qualcosa, con tutto il cuore, si chiede ad una stella di realizzarlo e quel sogno si avvererà”. È proprio un forte desiderio il motore che muove la nostra favola moderna, rielaborata ai tempi d’oggi, dove i pericoli provengono dall’uso smodato della tecnologia e del web: in questa favola c’è un grillo/angelo custode che vive nel  laboratorio con Geppy” racconta Chiara Noschese  per poi aggiungere: “PINOCCHIO (CuorConnesso) ci parla di amore, quell’amore che permette a tutti noi di trovare, ogni giorno, il coraggio e la forza per vivere.

Nel nuovo allestimento di Pinocchio, Geppy è un ingegnere robotico che, dopo aver costruito nel corso della sua vita tanti giochi rincorre il sogno di realizzare il compagno ideale, una creatura dall’aspetto umano che possa fare compagnia a grandi e piccini. Geppy vive nel suo garage/laboratorio, da solo e nell’attesa che la multinazionale Turchini approvi e finanzi il suo Progetto Pinocchio. Non ha più un soldo ed è preoccupato perché  la sua creatura meccanica non riesce a funzionare, non riesce a prendere vita. C’è qualcuno, però, che, da sempre, veglia su di lui, una presenza magica e generosa che, una notte, fa svegliare Pinocchio, esaudendo il desiderio più grande del povero Geppy. La loro vita insieme sarà piena di accadimenti, comici ma anche drammatici, nascerà, di fatto, un rapporto padre e figlio…si perderanno ma, alla fine si ritroveranno, connettendo i loro cuori e protetti dalla loro stella…

 




Debutta “Il Seduttore”

“Il Seduttore” debutta il 14 novembre al Teatro San Babila di Milano dove resterà in scena fino al 19 novembre. La commedia di Diego Fabbri, diretta da Alessio Pizzech, vede in scena Roberto Alpi, Laura Lattuada, Isabel Russinova e Agnese Nano.

“Il Seduttore” è una commedia brillante che si dipana tra intrecci amorosi ed equivoci senza comunque tralasciare momenti più profondi di riflessione. Il protagonista, Eugenio (Roberto Alpi), gestisce un’agenzia di viaggi ed è sposato con Norma ma intrattiene addirittura due relazioni extraconiugali: la prima con Wilma, la seconda con Alina, segretaria presso l’agenzia.

Tre donne, tre luoghi e tre modi di vivere una relazione sentimentale totalmente differenti. Norma è alla ricerca di un amore fedele, ma insegue qualcosa che ormai è finito; Wilma è impegnata in una guerra costante e radicale con Eugenio in cui carne e sensualità diventano privilegiato campo di battaglia; infine Alina, proiettata in un sogno di fuga dalla realtà, in un gioco di emozioni eccitante e leggero.

La storia di Eugenio “Il Seduttore” è legata, seppure indirettamente, alla perdita del figlio avuto da Norma. Egli promette a ognuna amore sincero e viaggi lontani in geografie a dir poco immaginarie. Con perfido cinismo fa in modo che le tre donne si incontrino in un Caffè, imbastendo un gioco rocambolesco di equivoci e situazioni tragicomiche. Il tutto per divertirsi nel vederle parlare assieme, inconsapevoli, dello stesso uomo. L’epilogo sarà sorprendente.

Tre racconti di un unico femminile, declinazioni di un’unica esistenza. “Il Seduttore” le usa, le manovra alla ricerca disperata di una identità che solo le tre donne possono dargli. “Il Seduttore” come un novecentesco Don Giovanni, cerca così in loro un appagamento di una mancanza profonda che riverbera nelle pieghe della sua anima; l’infanzia stroncata del suo unico figlio rivive in lui, nel suo atteggiamento bambino ed infantile che inganna e seduce.