Cento docce fatte male – perché non è mai troppo tardi!

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di Claudia Marchini – “Fermo lì, nel fango, con il sole spietato di agosto che sembrava voler sciogliere come cera ogni cosa, soprattutto la sua pelle, con la polizia che avanzava verso di lui e la gente di fronte a spingere, urlare, esaltarsi in una folle danza distorta dalla calura, si chiese quando tutto fosse iniziato”.

Inizia così Cento docce fatte male, il nuovo romanzo di Laura Manfredi edito da Morellini, con i due protagonisti di questa divertente e al contempo commovente storia in piedi sotto al palco del più grande raduno di musica Heavy Metal del mondo, imbrattati di fango e in fuga dalla polizia che li cerca.

Niente di particolarmente strano, direte voi. Senonché i due protagonisti – Pietro Boccamara e Mario Incantalupi – sono due vecchietti quasi novantenni scappati due giorni prima dalla casa di riposo in Provincia di Pavia di cui sono ospiti. Uno, il Boccamara, è un uomo rancoroso, sempre arrabbiato con tutto e tutti, muto selettivo, un contadino che non è mai uscito dalla valle del Pavese in cui è nato e vissuto. Attende la fine dei suoi giorni in un tran tran sempre uguale, nascondendo un segreto e un dolore troppo grandi per essere espressi a parole. E perciò, non parla.

L’altro, l’Incantalupi, è tutto l’opposto: scrittore di gran fama, giramondo, omosessuale pieno di vita e allegria. E’ diventato cieco da poco e quindi decide di farsi rinchiudere in una casa di riposo, convinto di non poter ormai godere più della vita come faceva un tempo. Ma un articolo di giornale che parla del raduno metal di Wacken risveglia la voglia dell’Incantalupi di fare nuove esperienze, e cerca quindi di convincere il riluttante Boccamara a scappare con lui: “Secondo lei, è meglio farsi una doccia di merda, fatta male, in questi lugubri cessi azzurrini, con il loro getto timido e tiepido, tutti i santi giorni, con una saponetta di merda, oppure è meglio lerciarsi come maiali per una settimana e poi chiudersi in una benedetta spa o che so io e farsi grattar via lo sporco a suon di massaggi con oli profumati e lozioni miracolose? Ecco, si chieda questo. Se per lei la risposta resta: “Meglio cento docce fatte male che una giornata in una spa dopo qualche giorno di sporcizia”, rimanga pure sulla sua poltrona. Di certo non la porterò via di peso, stia sicuro”.

In fuga verso la Germania, i due saranno affiancati da un professore di Prato che sta scappando dalla moglie fedifraga e da due adolescenti hikikomori – quei giovani che decidono di chiudersi in camera loro e non avere più contatti con il mondo esterno – anch’essi alle prese con paure e drammi tipici della loro generazione. Per non parlare degli altrettanto deliziosi personaggi di contorno, dalla direttrice della casa di cura all’infermiera Celestina, dal commissario Bonaccia alla pittoresca signora Ciufoli.

Va letto con cura, Cento docce fatte male, perché pieno di spunti di riflessione sull’animo umano e sulla nostra società: chi si rinchiude nel mutismo e chi invece fa la farfalla di fiore in fiore in fondo forse nascondono lo stesso senso di inadeguatezza e lo stesso senso di colpa per aver abbandonato chi si amava; è forte il pregiudizio che circonda la terza età, come se ad un certo punto bisognasse rinunciare a vivere appieno; e anche quello che dopo una certa età si debba rinunciare all’amore; fino alla consapevolezza che non è mai troppo tardi per prendersi una rivincita sul destino o sull’età.

Perché vale sempre la pena di vivere.

Un romanzo accattivante, ispirato ad una storia vera, che tocca tutte le corde del nostro animo e che vi consigliamo assolutamente per le vostre letture estive! E per immergersi fino in fondo nel mood della storia, potete ascoltare la playlist metallara (ma non troppo) creata appositamente su Spotify dall’editore: https://open.spotify.com/playlist/0f3SqQFAedpHaj7UEMe5JQ

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