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Cyrano sulla Luna

C’è tempo fino all’11 febbraio per scoprire un piccolo gioiello, Cyrano sulla Luna, al Teatro Litta di Milano. Il monologo di Luca Chiergato e diretto dallo stesso Chiergato con Pietro de Pascalis, vede in scena  solo lui, Cyrano. A fargli compagnia c’è una luce di Luna, una Terra azzurra immersa nel buio da spiare da lontano e le sue parole. Il dialogo tra Cyrano e la sua pallida amica si tramuta allora in un monologo interiore: Cyrano parla alla propria coscienza, ricercando quella verità che talvolta le parole stesse celano.

“Abbiamo preso Cyrano, quello del naso, quello dell’apostrofo rosa tra le parole ti e amo, quello di Rossana, il poeta spadaccino, e l’abbiamo mandato sulla Luna. Lui ha sempre sognato di andarci, lassù. Ora che è morto da poco, le sue parole ancora sfiorano l’eco dell’aria… e finalmente è arrivato lì …” raccontano i registi, per poi proseguire: “Nell’immaginare Cyrano che vola sulla Luna pochi minuti dopo aver respirato l’ultima battuta, “il mio pennacchio”, ci siamo ispirati al testo originale. … Mandarlo sulla Luna significa per noi toglierlo dai rumori del mondo, guardare Parigi e la sua storia da lontano, da un punto così distante da permettere di vedere la verità brillare come una stella lontana. Una panchina nel deserto, questa è la Luna per noi. Briciole di stelle precipitate vagano al suolo e nell’aria, e lui come un fantasma danza tra le sue stesse luci e ombre. Sono una galassia piena di buchi neri, dice alla Luna. C’è un testo importante, scritto in versi, cento anni fa. Un testo che sembra più vecchio di quello che è. Un oceano di parole musicali che ha retto, come pochi, la sfida della scena teatrale laddove altri testi fatti di poesia hanno fallito, e Ibsen lo sapeva bene. Negli stessi anni nasce il teatro contemporaneo, Čechov e Strindberg per intenderci. Cyrano è una storia già vecchia, appena nata. Eppure. Eppure piace a tutti, resiste, non ferisce nessuno e questo non è un buon segno, dice Luigi Lunari, non ha cambiato il mondo. Eppure. Eppure ancora oggi è tra le opere più rappresentate nel pianeta. Ma perché? Cosa cela?”