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A Londra per i 200 anni della National Gallery

Un week end a Londra è sempre un’ottima idea. Ma quest’anno c’è una ragione in più per addentrarsi nella City: la celebrazione, il prossimo 10 maggio, dei duecento anni della National Gallery (NG200). Per l’occasione la pinacoteca ha organizzato un ricco calendario di appuntamenti che coinvolgeranno Londra e non solo. Tutti sono invitati a partecipare.

Il 10 maggio infatti in 12 musei e gallerie della Gran Bretagna sono attesi altrettanti capolavori della collezione della National Gallery.  Nella centralissima Trafalgar Square a Londra, sede della galleria, è invece in programma un festival estivo che si ripromettere di accendere la creatività dei visitator, mentre le sale della pinacoteca saranno coinvolte in un nuovo allestimento con pannelli tematici, sorprendenti conversazioni con gli artisti  e accostamenti inconsueti.

Le celebrazioni della pinacoteca di Londra prevedono inoltre esposizioni, mostre (tra cui una dedicata a Vincent Van Gogh artista di cui la National Gallery celebra quest’anno i cent’anni dalla acquisizione di due capolavori, La sedia di Vincent” e “Girasoli”; e una sull’arte senese del XIV secolo), incontri e workshop in grado di coinvolgere il pubblico più vasto, oltre che all’ambizioso progetto architettonico che passa dalla valorizzazione dell’atrio dell’ala Sainsbury per migliorare l’accoglienza ai visitatori, al nuovo centro di ricerca fino alla riqualificazione dello spazio esterno.

La National Gallery, è stata fondata nel 1824 in seguito alla decisione del Parlamento inglese di acquisire 38 dipinti dal banchier John Julius Angerstein. Oggi il museo di Londra può contare su un patrimonio di oltre 2300 dipinti e le sue collezioni sono visitabili gratuitamente tutti i giorni dalle 10 alle 18.00 (fino alle 21.00 il venerdì sera).




Aspettando Kinky Boots Italia: intervista a Simon-Anthony Rhoden, Lola nello show UK

È vero, siamo nel pieno delle vacanze estive ma come addolcire l’idea del rientro? Per gli amanti del musical la risposta è semplice: l’autunno infatti porta con sé il debutto di un titolo importante, Kinky Boots con la regia di Claudio Insegno al Teatro Nuovo di Milano.

Kinky Boots, basato sull’omonimo film del 2005, racconta la storia del giovane Charlie Price che eredita dal padre la fabbrica di scarpe di famiglia, ormai ridotta sul lastrico. Per non licenziare i fedeli dipendenti e risollevare le sorti dell’azienda, Charlie capisce che deve assolutamente diversificare la sua produzione ma serve un’idea straordinaria. E l’idea arriva per caso: una sera Charlie assiste allo spettacolo di Lola, una favolosa drag queen che, per esigenze sceniche, ha bisogno di nuovi stivali con tacchi forti e robusti.

La musica e i testi del musical sono scritti dalla cantante icona degli anni ottanta Cyndi Lauper mentre il libretto è firmato da Harvey Fierstein.

Il musical ha debuttato a Broadway nel 2013 aggiudicandosi sei premi alla 67ª edizione dei Tony Awards, tra cui miglior musical e miglior colonna sonora. Nel 2015 ha debuttato a Londra con grande successo di pubblico e di critica.

In attesa della versione italiana di questo straordinario spettacolo abbiamo intervistato il performer Simon-Anthony Rhoden che al teatro Adelphi di Londra interpreta il ruolo della meravigliosa Lola.

 

Come ti sei avvicinato al personaggio di Lola?

Quando ho letto per la prima volta il personaggio, Lola ha parlato a me come persona e come attore. Il viaggio che percorre, la sua stessa storia, sono profondamente collegati con me. Sono entrato in rapporto con il personaggio di Lola anche perché sono stato così fortunato da vederlo interpretato da Matt Henry, quando ho cominciato ad essere il suo sostituto in teatro. Da allora mi sono sempre chiesto come avrei interpretato il personaggio se mai ne avessi avuto l’opportunità.

Conoscevi il film prima di studiare il musical?

Non sapevo nulla dello show o del film finché non ho fatto l’audizione. Non ho mai avuto il tempo materiale di vedere il film. Non appena sono stato chiamato ho incominciato a fare tutte le ricerche che potevo. Credo che l’interpretazione di Chiwetel Ejiofor sia brillante. All’inizio di questo viaggio mi sono più volte riferito al film per confrontarmi su alcune scene. Lo schermo e il palcoscenico sono però due spazi completamente diversi e quello che si recita al cinema è diverso da quello che si vede sul palco. Comunque un’ispirazione è sempre utile.

Lola è un ruolo potente. Quanto è rilevante una voce importante come la tua nell’interpretazione di questa parte?

Non è fondamentale avere una voce grande come la mia. É invece fondamentale cantare le canzoni così come sono state scritte perché c’è una ragione. Chiunque reciti la parte di Lola darà la propria interpretazione ricordando sempre però di cercare in essa la verità. Il personaggio è scritto così bene che un attore non dovrebbe essere spaventato dalla sua complessità.

Che cosa significa di Kinky Boots oggi?

Il significato di Kinky Boots oggi trascende i valori della comunità LGBTQ e ognuno si può riconoscere in questo show. Il messaggio chiave è che puoi cambiare il mondo se cambi la tua mentalità. E questo possiamo metterlo in pratica tutti ogni giorno.

Hai qualche consiglio o suggerimento per il tuo collega italiano che sarà Lola il prossimo autunno?

Il mio consiglio è di non avere paura di dare una interpretazione. Il personaggio è scritto così bene che basta essere sinceri, raccontare la storia e divertirsi. Io mi sono ispirato anche ai miti della mia infanzia, le DIVAS. Consiglio a tutti di fare riferimento alle proprie esperienze di crescita.

Kinky Boots a Londra sta per chiudere. Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Ci sono alcuni progetti all’orizzonte ma non essendoci conferme preferisco non parlarne. Mi dispiace che Kinky Boots chiuda perché penso che uno show del genere superi l’esame del tempo, specialmente nel West End.

 

WAITING FOR KINKY BOOTS ITALY: INTERVIEW WITH SIMON-ANTHONY RHODEN, LOLA IN THE UK SHOW

It is true, we are in the height of the summer, but how can we come back happily from holidays? For Italian musical’s lovers, there is no doubt: Autumn brings one of the most exciting debuts: the Italian version of Kinky Boots, directed by Claudio Insegno.

Kinky Boots, based on the 2005 movie, tells the story of Charlie Price, who has inherited a nearly bankrupted shoe factory from his father. Charlie has to come up with a brilliant plan to keep his factory afloat. A chance meeting with drag queen Lola ends in an idea to keep the doors open: fabulous heels for women who just happen to be men. What Lola wants is “two-and-a-half feet of irresistible tubular sex” that won’t break under her body weight.

The 1980’s pop icon Cyndi Lauper-penned musical, with book by Harvey Fierstein, opened in Broadway in 2013. The production earned 6 Tony Awards, including Best Musical and Best Score.

In 2015 it opened in London, surpassing its rivals with audiences in weekly box office gross.

While the Italian version of this stunning musical is on its way, we have interviewed Simon-Anthony Rhoden, who is Lola the amazing drag-queen on the stage of the Adelphi Theatre in London. 

How did you become familiar with the character of Lola?

When I first read for the character Lola it spoke to me as a person as well as an actor. The journey she goes on and the story I get to tell really connected with me. I became familiar with it also because I was fortunate enough to watch the role be played by Matt Henry every night as I started as a swing/understudy on Kinky Boots UK. I always wondered how I’d play the part if ever I got the chance. 

Did you know the film before studying the musical?

I knew nothing about the show or the film until I had to audition for it. I remember always meaning to go watch the film but never making the time. But once I got the call, I did as much research as I possibly could. I think that Chiwetel Ejiofor’s interpretation of the character is brilliant. In the beginning of my journey playing the role I would often go back and refer to the movie if I was feeling unsure about a particular scene or action. The only difference is, the stage is a completely different beast to the screen and so something that is played/read for screen will not always be seen/read from the stage. But it is always good to have a little inspiration. 

Lola is a powerful role. How crucial is a powerful voice like yours when playing this part?

It is not crucial to have a big voice like mine at all. It is crucial to be able to sing the songs however, as they were written that way for a reason. But whoever plays the role of Lola should do their own interpretation of the role as well as remembering to always look for the truth in it. The character is written so well and so an actor shouldn’t be scared of the complexities within the role. 

What’s the meaning of Kinky Boots today?

The meaning of Kinky Boots today transcends the LGBTQ community in that everyone can learn from this show no matter what walk of life. The key message is “You change the world when you change your mind” and that is something we can all practice and remind ourselves everyday. 

Do you have any suggestions, any pieces of advice for your Italian colleague who will be playing the part next Autumn?

My advice is don’t be afraid of your own interpretation of this role. It is written so well that all you need to do is be truthful, tell the story and have fun. I also like to use some of my own childhood DIVAS as inspiration too, so whoever they were to you growing up, use them!

In London Kinky Boots is closing soon. What are your new projects?

There are a few projects in the pipe line but as nothing is confirmed and cannot speak about that. I do think it is sad that Kinky Boots UK is closing as I would like to think that a show like this would stand the test of time, especially in its home in the west end.




Le Capitali della Moda: il giro del mondo tra modelle e sfilate

Bond Street a Londra, Via Montenapoleone a Milano, gli Champs Elysees a Parigi, la Fifth Avenue a New York. Basta il nome a evocare un intero universo che definisce lo stile rappresentato da ciascuna delle quattro capitali della moda mondiale. E sì perché, nonostante le new entry come Berlino, Barcellona e Shangai siano ritenute dai protagonisti del settore particolarmente interessanti, sono ancora le “big four” a dettare legge, quanto meno nei trend da seguire nella moda e nel design. Qui infatti si svolgono le sfilate principali e accorrono gli stilisti emergenti oltre a folle di guru, blogger, fashion victim e influencer che “pattugliano” le vie della moda con i look più improbabili nella speranza di farsi notare e coinvolgere, entrando così a pieno titolo e nel magnifico “circo” del fashion. Ed è sempre qui che, oltre a irraggiungibili modelli e modelle, sfilano i personaggi più noti del mondo dello sport, dello spettacolo e della musica a livello internazionale tra presentazioni, inaugurazioni e party. Per questo, anche per i non addetti ai lavori, le settimane della moda sono l’occasione migliore per scoprire e vivere le quattro capitali e, magari, ispirati dai look visti in passerella o in strada, dedicarsi allo shopping.

 

NEW YORK La New York Fashion Week è l’occasione perfetta per conoscere le nuove tendenze più trendy del pianeta in un vortice di eventi tra concerti, mostre, conferenze che trasformano l’isola di Manhattan, e in particolare le vie di Midtown e di Soho, in un vero paradiso per fashion addicted. Da quest’ombelico del mondo, quanto meno del mondo occidentale, hanno aperto le ali stilisti come Michael Kors, Vera Wang, Donna Karan e Marc Jacobos. Da non perdere il Meat Packing District, la nuova destinazione per le boutique di icone della moda internazionale come Marc Jacobs, Stella McCartney a Alexander McQueen, e negozi di abbigliamento e di design più innovativi. La Grande Mela è uno scrigno pieno di tesori da scoprire, soprattutto a piedi, tra location che hanno fatto da sfondo di film intramontabili e serie tv, flagship store di brand internazionali (da Apple Store a Tiffany), gallerie d’arte e luoghi cult come l’Empire State Building e Times Square.
Gli appuntamenti con la moda del 2018: New York Fashion Week (Men’s) 5-8 febbraio; New York Fashion Week Fall/Winter 8-16 febbraio; New York Fashion Week Spring/Summer 6-14 settembre

LONDRA La settimana della moda a Londra accende i riflettori sugli emergenti e su brand iconici come Paul Smith e Vivienne Westwood con un calendario fitto di appuntamenti che attrae, oltre ai protagonisti del settore, vip da ogni parte del mondo. Per adeguarsi al passo della capitale britannica non basta però fermarsi alle vetrine di Oxford Street, Chelseae Knitghtsbridge. Tappa fondamentale per ogni viaggio “fashion” che si rispetti sono i leggendari mercatini dove scoprire capi vintage unici: Portobello a Notting Hills, tra i quartieri più romantici della capitale, Brick Lane, Bermondsey, Spitalfields, Brixton, Camden Lock Market e il Jubilee Market di Covent Garden.
Gli appuntamenti con la moda: London Fashion Week Men’s 6-8 gennaio; London Fashion Week Fall/Winter 16-20 febbraio; London Fashion Week Men’s 8-11 giugno; London Fashion Week Spring/Summer 14-18 settembre. Organizza il British Fashion Council

MILANO Milano si veste a festa per la settimana della moda a cui accorrono i grandi nomi del made in Italy, da Armani a Gucci fino a Prada, Versace e Dolce & Gabbana e sempre più eventi vengono creati gli emergenti. L’intera città si trasforma in passerella, con luoghi iconici come Palazzo Mezzanotte o Piazza della Scala trasformati in palchi per le sfilate (spesso visibili al pubblico) e le vie del centro “invase” da modelli, modelle, buyers e stilisti.  L’appuntamento, che cadenza il corso delle stagioni sotto la Madonnina fin dal 1958, incarna il fascino italiano tra lusso e trend da strada. E infatti, oltre al leggendario quadrilatero (la zona compresa tra via Montenapoleone, via La Spiga, Corso Venezia e via Manzoni), gli eventi che si susseguono nel corso della settimana della moda coinvolgono l’intera città, compresa caratteristica area tra Porta Genova e Porta Ticinese dove le nuove tendenze si mescolano a un certo sapore vintage.
Gli appuntamenti con la moda del 2018: Milano Moda Uomo 13-15 gennaio; Milano Moda Donna 20-26 febbraio, Milano Moda Uomo 16-19 giugno, Milano Moda design 16-22 aprile, Milano Moda Donna 19-25 settembre. Organizza la Camera Nazionale della Moda

PARIGI A Parigi si respira lo charme, la sofisticatezza, l’eleganza, il lusso, la storia della moda che passa da leggende come Chanel, Lanvin, Christina Dior, Yves Sain Laurent, Jean Pal Gaultier, Martin Margiela e Givenchy. Qui la moda è arte. Le settimane della moda parigine sono uno spettacolo unico al mondo dove, tra luoghi da sogno, gli stilisti reinventano gli spazi per rendere le sfilate esperienze indimenticabili. Sotto la Torre Eiffel la moda è protagonista ovunque: dagli Champs Elysées in cui le catene internazionali si alternano alle boutique più chic del mondo, al Boulevard Haussmann che ospita storici magazzini come Galeries Lafayette e Au Printemps, al quartiere di Les Marais con proposte più inconsuete.
Gli appuntamenti con la moda del 2018: Paris Fashion Week Men’s 17-21 gennaio Paris Haut Couture 21-25 gennaio; Paris Fashion Week Fall/Winter 27 febbraio- 6 marzo; Paris Fashion Week Men’s 20-24 giugno; Paris Haute Couture 1-5 luglio; Paris Fashion Week Spring/Summer 25 settembre – 3 ottobre. Organizza la Federation Francaise de la Couture

 

Parigi foto




Michelangelo & Sebastiano: la National Gallery esplora il rapporto

Il rapporto tra Michelangelo e Sebastiano del Piombo è il tema della mostra dedicata ai due artisti italiani che sarà in scena per tutta la primavera alla National Gallery di Londra. Michelangelo & Sebastiano apre il 15 marzo e termina il 25 giugno.  L’esposizione, che analizza il rapporto tra i due artisti sostanzialmente contemporanei  (Michelangelo 1475-1564 e Sebastiano del Piombo 1485-1547), esplora i talenti complementari e le personalità divergenti dei due artisti. La mostra comprende circa settanta opere tra dipinti, disegni, sculture e lettere, prodotte da Michelangelo e Sebastiano prima, durante e dopo la loro collaborazione. Michelangelo & Sebastiano, grazie all’ampia corrispondenza tra i due artisti presentata dall’esposizione, offre una visione unica nella loro vita personale e professionale, le loro preoccupazioni, le frustrazioni e i momenti di gloria.

Nel 1511, Sebastiano del Piombo, un giovane pittore veneziano dal talento eccezionale, arriva a Roma e viene rapidamente coinvolto dalla scena artistica e altamente competitiva della città. Qui incontra Michelangelo, all’epoca al lavoro per il soffitto della Cappella Sistina. I due diventano rapidamente amici e alleati contro lo straordinario Raffaello, da poco arrivato in città e con una fama in aumento tra i più influenti patroni di Roma. Come unico pittore ad olio in città rivale di Raffaello, Sebastiano del Piombo diventa un collaboratore ideale per Michelangelo. Da parte sua, Sebastiano del Piombo beneficia immensamente dei disegni e delle proposte concettuali di Michelangelo e insieme creano una serie di opere di grande originalità e rara bellezza. Quella tra Michelangelo e Sebastiano del Piombo è una collaborazione sviluppatasi in  un momento particolarmente drammatico per l’Italia stretta tra guerra e alle prese con lo  scisma teologico nel Nord Europa, ma anche di grande energia intellettuale e innovazione artistica.

La amicizia tra Michelangelo e Sebastiano del Piombo iniziata a Roma nei primi anni del ‘500 dura per oltre venticinque anni, ben oltre il trasferimento a lungo termine di Michelangelo nella sua nativa Firenze (1516) e la morte di Raffaello (1520), per poi chiudersi bruscamente con il ritorno di Michelangelo a Roma per dipingere il Giudizio Universale nella Cappella Sistina, apparentemente a causa di un diverbio sulla tecnica pittorica.

Un prestito chiave della mostra Michelangelo & Sebastiano è il Compianto su Cristo morto, noto anche come la Pietà di Viterbo (circa 1512-16 – in foto) Si tratta del primo dipinto frutto della collaborazione tra Michelangelo e Sebastiano e rappresenta eloquentemente l’unione delle due menti. Raramente esposto fuori dall’Italia, è anche il primo grande paesaggio notturno nella storia, originale nell’iconografia per la separazione del Cristo dal grembo della madre.

A suo tempo, la Pietà di Viterbo fu ricevuta con ampie lodi, grazie a cui Sebastiano del Piombo si aggiudicò le due seguenti importanti commissioni, entrambe completate con l’aiuto di Michelangelo – la decorazione della cappella Borgherini in San Pietro in Montorio, Roma (1516-24) e la Resurrezione di Lazzaro (1517-19). Quest’ultima fu dipinta in concorrenza con la grande Trasfigurazione (ora ai Musei Vaticani) di Raffaello per la cattedrale di Narbonne, dalla cui  fu rimossa nel XVIII secolo. La Resurrezione di Lazzaro diventò poi parte del gruppo fondamentale di dipinti che forma parte della collezione della National Gallery nel 1824, a cui fu attribuito il primo numero di inventario, NG1.

Recenti ricerche scientifiche condotte presso la National Gallery hanno fornito nuovi spunti sui rispettivi lavori dei due artisti sulla Resurrezione di Lazzaro. La riflettografia infrarossa ha evidenziato che il contributo di Sebastiano del Piombo al dipinto fu più considerevole e indipendente dall’influenza di Michelangelo di quanto si fosse pensato. Ora resta inteso che Michelangelo è intervenuto solo in una fase relativamente avanzata nello sviluppo del dipinto, rivedendo con i disegni la figura del Lazzaro resuscitato, già dipinto da Sebastiano del Piombo

Tra le altre opere in evidenza c’è Il Cristo risorto di Michelangelo, una statua di marmo di dimensioni maggiori del naturale scolpita da Michelangelo nel 1514-15,  prestata dalla Chiesa di San Vincenzo Martire di Bassano Romano (Italia). Il Cristo risorto sarà esposto con un calco in gesso del XIX secolo ispirato alla seconda versione dello stesso soggetto di Michelangelo (1519-21), che risiede sempre nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva a Roma. Mai vista prima, questa giustapposizione permette ai visitatori di vedere per la prima volta queste statue fianco a fianco.

La Visitazione di Sebastiano dal Louvre di Parigi e il Compianto sul Cristo morto dallo State Hermitage Museum di San Pietroburgo lasceranno le loro collezioni per la prima volta per viaggiare a Trafalgar Square. Quest’ultimo sarà riunito con La discesa di Cristo al Limbo (1516) di Sebastiano del Piombo proveniente dal Museo del Prado di Madrid, e con una copia del secolo XVII di Francisco Ribalta del Cristo che si rivela agli apostoli di Sebastiano, non conservato. I tre dipinti saranno presentati come il trittico originale per la prima volta da quando furono separati nel 1646.

Per evocare l’esperienza di vedere le opere in situ, sarà utilizzata una rivoluzionaria tecnologia per presentare una spettacolare riproduzione tridimensionale della cappella Borgherini in San Pietro in Montorio, Roma. Utilizzando le più avanzate tecniche di acquisizione digitale e di ricostruzione delle immagini, la National Gallery porterà la cappella a Londra per una coinvolgente esperienza della struttura così come fu creata.

“Questa è la prima esposizione del suo genere mai allestita, e la prima a presentare l’opera di Sebastiano del Piombo nel Regno Unito. Sebbene altamente stimato tra i collezionisti nel secolo XIX , Sebastiano è stato emarginato nell’immaginario collettivo in gran parte a causa della sua stretta associazione con Michelangelo, Raffaello e Tiziano. Spero che questa mostra possa incoraggiare un nuovo punto di vista su questo grande artista originale, evidenziando anche un aspetto trascurato dell’attività di Michelangelo” afferma Matthias Wivel, curatore del The Credit Suisse Exhibition: Michelangelo & Sebastiano.

Il direttore della National Gallery, dott. Gabriele Finaldi, commenta “La mostra ci introduce nel cuore dell’Alto Rinascimento a Roma, dove stava nascendo un’arte nuova ed eroica. In un contesto di guerra e di conflitto religioso Michelangelo e Sebastiano del Piombo hanno prodotto opere sulla vita e la morte e la risurrezione che sono tra le più potenti e toccanti mai realizzate. Questa è un’opportunità unica per vedere un’eccezionale raccolta di capolavori”.

 

Michelangelo & Sebastiano DOVE, COME E A QUANTO- 15 marzo-25 giugno
National Gallery, Londra

Biglietto: 18 sterline
Orari: 10-18. Venerdì ultimo ingresso: 201.15

 

 




L’Australia negli occhi degli impressionisti

Coogee Bay, 1888
Coogee Bay, 1888

L’impressionismo non è limitato alla Francia, e neppure all’Europa. La National Gallery di Londra sta preparando una mostra davvero inconsueta per tutti quelli che, abituati alle cicliche mostre allestite nei musei di tutta Europa e dedicate ai classici nomi dell’impressionismo, finora non sapevano che il movimento impressionista fosse arrivato perisno nell’Oceano Pacifico, in Australia dove la corrente artistica  ha sposato le aspirazioni nazionaliste del Paese.

Debutterà il 7 dicembre alla National Gallery di Londra una esposizione dedicata agli impressionisti provenienti dall’Australia: Australia’s Impressionists. Un percorso unico, quanto  meno in Europa, visto che si tratta della prima retrospettiva interamente dedicata agli impressionisti australiani.

A quiet day on Darebin Creek [Merri Creek], 1885
A quiet day on Darebin Creek [Merri Creek], 1885
Nel percorso espositivo, 41 quadri molti dei quali per la prima volta in mostra in Europa, sarà possibile scoprire l’impatto dell’impressionismo europeo sugli artisti provenienti dall’Australia tra il 1880 e il 1890 ed esplorare le contiguità che emergono dalle due diverse esperienze e tradizioni. Gli artisti che, in diverse fasi della loro carriera, avevano viaggiato dall’Austria all’Europa, si ispiravano ai lavori di Whistler e Monet, sperimentavano la pittura all’aria aperta con i differenti effetti di luce e colore e provavano nuove tecniche pittoriche.

L’esposizione si concentra sui quattro principali pittori impressionisti provenienti dall’Australia: Tom Roberts (1856–1931), Arthur Streeton (1867–1943), Charles Conder (1868–1909) e John Russell (1858–1930) ed evidenzierà il crescente senso si apparenza nazionale proprio negli anni in cui l’Australia si proclamava Federazione (1901).

 

Riddells Creek, 1889
Riddells Creek, 1889

Australia’s Impressionists è organizzata in tre sezioni principali, ciascuna delle quali esplora le connessioni degli artisti, lo stile e la vicinanza o la distanza tra tradizione europea e australiana.

Sarà possibile visitare Australia’s Impressionists fino al 26 marzo 2017. Un’occasione davvero unica per comprendere le reciproche influenze, i puti di contatto e le differenze tra Europa e Australia. Molti dei dipinti in mostra provengono infatti da gallerie o collezioni australiane. E per chi non ha in programma, almeno a breve, viaggi in Australia… quindi è proprio il caso di dire, ora mai più. Per chi invece in Australia c’è stato, un’occasione in più per scoprire l’alba del continente dove la natura ora come allora regna sovrana.

On the River Yarra, near Heidelberg, Victoria, about 1890
On the River Yarra, near Heidelberg, Victoria, about 1890

DOVE, COME E A QUANTO
Australia’s Impressionists -National Gallery, Londra

Dal 7 dicembre 2016  al 26 marzo 2017
Dalle 10 alle 18 (ultimo ingresso alle 17) -venerdì dalle 10 alle 21 ( ultimo ingresso alle 20.15)

Ingresso: 7,5 sterline

 

Circular Quay, 1892
Circular Quay, 1892




West End Live, 48 ore di musical pronte a infiammare Londra

Sabato 18 e domenica 19 giugno, in un solo weekend oltre 25 block buster del West End londinese si alterneranno in scena a Leichester Square per uno show imperdibile: il West End Live 2016, giunto ormai alla sua 12° edizione. Dalle 11 (domenica dalle 12) alle 12 una full immersion con i migliori interpreti della scena londinese che riproporranno, davanti al pubblico di Leichester Square , il meglio dei diversi show. C’è di più…è anche gratis.

I nomi dei musical attesi al West end Live sono da brivido tra i superclassici del West End londinese:  American Idiot, Beautiful – The Carole King Musical, The Bodyguard, Charlie And The Chocolate Factory, Disney’s The Lion King, In The Heights, Impossible, Jersey Boys, Les Misérables, Mamma Mia!, Matilda The Musical, The Phantom Of The Opera, Showstopper! The Improvised Musical, Stomp, Sunny Afternoon, Thriller Live e Wicked. debuttan questanno all’11° edizione del West End Live: Kinky Boots,  Breakfast At Tiffany’s, Crazy For You, Guys And Dolls, Jesus Christ Superstar, Motown The Musical, Murder Ballad, The Secret Garden, Show Boat e The Wedding Singer. Tra le star del musical sono poi attesi: Beverley Knight, Matt Cardle, Samantha Barks e  Pixie Lott.

L’ideale per  partecipare all’evento e goderselo fino in fondo è quello di arrivare già attrezzati a Leichester Square con tutto quello che può servire in una classica giornata londinese: dalla crema solare all’ombrello, senza dimenticare magari qualche genere di alimentare di conforto per ampliare il godimento…ovviamente anche all’interno del Wes End Live non mancano i punti ristoro, ma la scelta è più ampia in un tesco qualsiasi.  Arrivare presto è un must per non perdersi neppure un secondo del West end Live ed essere sicuri di entrare,  possibilmente prima dell’apertura dei cancelli  così come mettersi ordinatamente in fila  (generalmente l’apertura dal lato della Sainsbury Wing della National Gallery corre più veloce) e aspettare il proprio turno. una volta entrati è bene scendere subito verso il palco, non appena infatti la piazza si riempie chiudono l’accesso al palco. Se sono libere poi è consigliabile accaparrarsi subito un posto sulle scale, possibilmente in alto: si ha un audio e una visuale perfetta, stando per di più comodamente seduti.
Insomma il West End Live per chi è a Londra in questi giorni, è un’occasione da non lasciarsi sfuggire.

 




San Valentino, cinque idee per stupire il partner

San Valentino ormai è alle porte. Per chi non avesse ancora deciso dove trascorrere la sera il giorno più romantico dell’anno, ecco qualche cinque idee per stupire il partner.

San Valentino alla scoperta di Pavia  “In love”
Appuntamento speciale per la festa degli innamorati a Pavia dove sarà possibile prendere parte a una passeggiata (Pavia in Love appunto)  per le vie del centro cittadino e conoscere tutte le storie e gli intrighi rosa che, proprio da quelle vie medioevali della città lombarda sono passate nel corso dei millenni.   Le passeggiate (oltre a Pavia in Love, ce ne sono molte altre da scoprire: dai Longobardi ai fantasmi che infestano il Ticino, dalle caffetterie storiche pavesi ai grandi scienziati dell’ateneo pavese, da San Siro a Sant’Agostino, alle storie d’amore)  durano due ore  e sono condotte dai cantastorie dell’Associazione Culturale il Mondo di TELS e dalle guide della Cooperativa Oltre Confine.  Prenotazione obbligatoria (per informazioni:  Me in Italy by I Viaggi di TELS:  Tel. 0382578706 – Mail: info@me-in-Italy.com e Infopoint Stazione Ferroviaria di Pavia: 0382538769 – Mail: infopointpavia@gmail.com).

Un San Valentino all’insegna della magia a Londra
Un San Valentino ad Hogwarts, nella scuola di incantesimi più famosa nel mondo della fiction. I Warner Bros Studios di Londra, sede del parco a tema dedicato Harry Potter, propongono un appuntamento speciale con la magia e il romanticismo per le serate del 13 e del 14 febbraio. Cena a lume di candela nella sala grande di Hogwarts e tour notturno degli studios per 495 sterline a coppia (600 euro circa), gadget compresi. 

Un San Valentino di benessere
Allo Sport & Kurhotel Bad Moos di Sesto Moso in provincia di Bolzano, si può trascorrere una serata speciale all’insegna del benessere in una cornice romantica e spettacolare. Il pacchetto “Esclusive Night Spa” permette di prenotare dalle ore 20 alle 23 la  Panoramic Sauna St. Valentin “Cembra”, le docce a cascata sulfurea e la Sala relax Old Stube in esclusiva a 50 euro a persona.  In legno di cirmolo e con gettate di vapore agli aromi del bosco, questa sauna offre una vista incantevole sulle montagne e sulla chiesetta St. Valentin. Appena fuori si trovano le docce a cascata sulfurea per un comfort anche salutare. Dopo la sauna, sosta nella Sala relax Old Stube ricavata in un’antica Stube gotica del 13esimo secolo. Il divanetto ad angolo e le poltrone in pelle con i morbidi cuscini in loden color burro, i lettini ergonomici in legno con materassini nocciola posizionati davanti alle finestre, il tavolino e le sedie tipiche, tutto invita al rilassamento. E poi la cura per i dettagli, foto di famiglia di tempi passati, ceppi con sacchettini di fieno e pigne, tutto è studiato fin nei minimi particolari.

San Valentino al chiaro di luna sulle Dolomiti
Si parte al chiaro di luna dagli impianti di Arabba, a quota 1.602 metri, subito accolti da un piccolo aperitivo e, dopo una risalita di venti minuti, si giunge a destinazione a quota 2.478 metri . la direzione è quella del ristorante Viel dal Pan, dove sarà possibile trascorrere con un menù studiato apposta dallo  chef napoletano Ivan Matarese. Il tutto per 75 euro. Per informazioni  +39 335 6306696.

San Valentino a Stoccolma per un party lungo una notte nel cuore di Stoccolma
Per un San Valentino glamour non può esserci altra destinazione che Stoccolma per un party lungo tutta una notte e che si preannuncia un evento da tutto esaurito. Mamma mia! The party promette far rivivere le atmosfere dell’omonimo musical nel cuore di Stoccolma, patria degli Abba. L’operazione porta una firma importante, quella di Björn Ulvaeus, uno dei quattro componenti della band svedese. Il locale (Tyrol) ha aperto le porte sull’isola di Djurgården e ogni sera si trasforma in una taverna greca (come l’ambientazione del musical) dove si cena e ci si diverte a ritmo di “Dancing Queen” e delle altre hit del gruppo icona della musica glam pop degli Anni ’70

 




In fuga dal Capodanno

Cosa fare a Capodanno … sarà questa la domanda ricorrente per i prossimi trenta giorni. Nel dilemma, tra proposte di cenoni, parenti in arrivo, interminabili partite di Mercante in Fiera o tombolate, bilanci e buoni propositi per il 2016, ecco qualche idea su cui investire, potendo, per una fuga dal Capodanno. Un settebello di città da visitare sotto le feste, ma non solo

1-Londra, un Capodanno per tutta la famiglia. Il Capodanno in strada forse più bello in Europa con i fuochi di artificio che si specchiano nel Tamigi, le luci nella città addobbata per le feste, il Winter Wonderland di Hyde Park numerose attività per tutta la famiglia, il percorso fiabesco creato nel giardino botanico reale di Kew Garden. Una vacanza a fine dicembre inoltre è l’ultima chiamata per celebrare i 500 anni di Hampton Court, fondata dal cardinale Wolsey e diventata residenza di Enrico VIII: il castello, oltre ad essere una meraviglia architettonica e con una storia appassionante e curiosa (non solo Tudor), organizza una serie di attività anche in costume dedicate a tutta la famiglia, bambini compresi. Fino al 4 gennaio inoltre, l’offerta del castello comprende anche una pista da ghiaccio. Proprio in questi giorni infine ha aperto alla National Gallery una mostra dedicata a Goya: “The Portraits”, 70 ritratti (compreso quello della Duchessa d’Alba) riuniti per la prima volta. Per i bambini invece apre alla Somerset House la mostra dedicata a Tintin, la superstar del fumetto belga che ha appena compiuto 85 anni. Non solo.
Per le feste torna infine nella City il Taste of London Winter al Tobacco desk, un’occasione unica per gustare le specialità invernali dei migliori ristoranti della capitale, come Hix, Tom’s Kitchen, Club Gascon e Tredwell’s  e prendere parte alle lezioni di cucina con cuochi rinomati come Tom Kerridge, Monica Galetti e Marcus Wareing.
A teatro infine, oltre ai grandi classici del Natale e non solo, sale l’attesa per il debutto di Wonder.Land, versione contemporanea di Alice nel Paese delle Meraviglie, con musica di Damon Albarn (ex Blur, Gorillaz) e libretto e parole di Moira Buffini all’Oliver Theatre dal 2 dicembre e per Funny girl, per la prima volta a Londra da 50 anni esatti,  al Menier Chocolate Factory. Il periodo infine rappresenta un’ottima occasione di shopping: i saldi a Londra iniziano il 26 dicembre

 

2-Cortina: Arte, sci e bel mondo. A Cortina debutta a dicembre il pittore umbro Pinturicchio, rendendo così ancora più speciale l’offerta della località più glamour delle Dolomiti. Nella perla delle Dolomiti, presso il Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi di Cortina d’Ampezzo, sarà esposta la misteriosa opera “Il Bambin Gesù delle Mani” del Pinturicchio, una meraviglia recuperata dall’oblio dalla Fondazione Giordano e un vero rebus per gli appassionati d’arte. Ricomparsa, 500 anni dopo dal nulla, l’opera del Pinturicchio, rivela al mondo la liason  Papa Alessando VI Borgia (1431 – 1503) e Giulia Farnese, bellissima amante e madre di un figlio a attribuito a Borgia. Non mancherà poi l’offerta neve e non solo che ha reso Cortina una delle icone del turismo invernale. Circondata   da cime dolomitiche che superano i 3000 metri, Cortina offre spettacoli natalizi, concerti e feste in piazza. Anche se la meta più ambita da vip e quasi famosi sono le feste nei rifugi su Cristallo e il Tofane che, per l’occasione, si trasformano in ristoranti raffinati dove festeggiare fino all’alba.

 3-Verona, il romanticismo made in Italy tra mercatini e mostre

Verona si veste a festa per Natale anche grazie al mercatino natalizio che invade le vie del centro. Un break nella città di Romeo & Giulietta quest’inverno ha anche due ragioni in più: le mostre da non perdere all’Amo (Arena Museo Opera). La prima è la grande mostra monografica dedicata a Tamara de Lempicka, una delle artiste del Novecento più amate e seguite dal grande pubblico, la mostra racconta l’eccezionale avventura artistica di Tamara attraverso 200 opere tra olii, disegni, fotografie, acquerelli, video e abiti. La seconda mostra invece, intitolata “Seurat-Van Gogh e Mondrian”, racconta, con 80 capolavori provenienti Kröller Müller Museum di Otterlo (Olanda), il post Impressionismo in Europa, ovvero quell’epocale svolta avvenuta con le sorprendenti tele di Seraut e Signac che, a fine ottocento, hanno aperto una nuova pagine nella storia dell’arte.

 

4– Vienna, un Capodanno Belle Époque tra concerti e mostre

Per chi può, il concerto dei Wiener Philharmoniker al Musikverein o, in alternativa, la tradizionale Sinfonia n.9 di Beethoven alla Konzerthaus, è il Capodanno per eccellenza.  E per una serata ancora più scintillante, l’Hofburg, antica residenza imperiale, spalanca le sue porte per un fine anno all’insegna della grande tradizione dei balli viennesi con il “Ballo di San Silvestro” che rievoca i fasti asburgici e sancisce come da tradizione l’ingresso nel nuovo anno.

Per attendere le celebrazioni di Capodanno, si può poi cogliere l’occasione per visitare quattro mostre davvero da non perdere. Due solo all’Albertina: un percorso dedicato a Edvard Munch con 120 tra le più significative opere dell’artista norvegese (tra cui anche icone del suo operato artistico come “L’urlo”, “Madonna” e “Il bacio” e i “I mondi del Romanticismo”, una rassegna che illustra i diversi volti di questo movimento artistico musicale, culturale e letterario, che iniziò ad affermarsi intorno al primo Ottocento. Si potranno ammirare opere di Caspar David Friedrich, Philipp Otto Runge, Francisco de Goya, Karl Friedrich Schinkel e William Turner. Al Belvedere Inferiore inoltre va in scena la rassegna “Klimt – Schiele – Kokoschka e le donne”, un percorso che mostra come i tre importantissimi pittori del Modernismo viennese si rapportarono allo scottante tema “donna” seguendo percorsi diversi, ma con punti di contatto. La mostra esamina analogie e differenze fra i tre pittori, e permette di inquadrare i rapporti tra uomini e donne nel primo ventesimo secolo in un’ottica nuova. L’Espressionismo Tedesco prende infine vita al Leopold Museum. La mostra al Museo Leopold sarà caratterizzata da una selezione di circa 30 dipinti e 80 opere su carta di tutti i principali esponenti dell’espressionismo tedesco, tra cui i rappresentanti del gruppo artistico “Die Brücke” Ernst Ludwig Kirchner, Otto Mueller e Karl Schmidt- Rottluff, nonché da alcuni rappresentanti della “Neue Künstlervereinigung München” e della “Blaue Reiter” come Gabriele Münter, Alexej von Jawlensky e Franz Marc.

5-New York per un Capodanno divertente tra addobbi e show La stagione delle feste natalizie di New York è da sempre ricca di appuntamenti e di eventi da non perdere che rappresentano la tradizione natalizia per eccellenza tra questi ci sono sicuramente l’albero di Natale del Rockfeller Center con le sue luci a Led e la stella di Natale Swarovski, l’Holiday Train Show at Grand Central Terminal, trenini che sfrecciano lungo una città in miniatura addobbata a festa al New York Transit Museum Gallery, l’Origami Holiday Tree dell’ American Museum of Natural History che si potrà vedere dal 23 novembre al 10 gennaio e The Rink at Rockefeller Center, una delle piste da ghiaccio più belle e tradizionali di Manhattan, proprio sotto l’albero. Per la sera poi la scelta è davvero ampia tra classici del musical a Broadway e tradizionali spettacoli natalizi come Lo Schiaccianoci di George Balanchine del New York City Ballet dal 27 novembre al 3 gennaio, Revelations, il nuovo spettacolo dei ballerini dell’Alvin Ailey American Dance Theater in scena dal 2 dicembre al 3 gennaio e il tradizionale Christmas Spectacular al  Radio City Music Hall.

6- Ferrara, un Capodanno “metatafisico” Per le feste Ferrara festeggia il centenario dal soggiorno di de Chirico, un soggiorno da cui ha preso vita la corrente dell’arte metafisica.  La mostra “De Chirico a Ferrara: metafisica e avanguardie, in programma fino a febbraio a Palazzo dei Diamanti, riporta nella città emiliana le opere che l’artista concepì dal 1915 al 1918. Questo fu infatti il periodo del suo soggiorno a Ferrara, dove fu inviato, insieme al fratello Alberto Savinio, in seguito al loro arruolamento nell’esercito italiano dopo lo scoppio della Prima Guerra Mondiale.

7-Petra, un “Non” Capodanno tra scavi e Mar Morto Per chi non sopporta cenoni, partenti e addoppi tradizionali, oltre a tutta la retorica che circonda le festività, scappare in un Paese che non festeggia (ufficialmente) né Natale né Capodanno può essere una valida alternativa. Soprattutto se a poche ore di distanza dall’Italia si riesce a godere di un clima temperato, di meraviglie artistiche (come Petra) e naturali 8come il deserto del Wadi Rum e il Mar Morto).




Viaggio sulle orme della grande Elisabetta I

di Giuliana Tonini – Ognuno di noi ha uno o più personaggi del passato, recente o lontano, che ammira o verso cui nutre comunque un grande interesse, e di cui vuole sapere tutto. E così legge tutte le biografie e i saggi che riesce a trovare, visita mostre e musei, vede documentari e film, fa ricerche sul web.
Il mio personaggio è Elisabetta I d’Inghilterra, la straordinaria regina vissuta nel XVI secolo. Figlia dell’arcinoto Enrico VIII e di Anna Bolena, in uno dei periodi più turbolenti della storia d’Europa ha regnato saldamente sull’Inghilterra per quasi 45 anni, dal 1558 al 1603, fino alla sua morte, avvenuta per vecchiaia e nel suo letto, in tempi in cui – tra tradimenti e congiure – non era raro, per un re e per chi gli stava vicino, fare una brutta fine.
La sua nascita, il 7 settembre del 1533, ha scatenato l’ira del padre, che era arrivato a provocare lo scisma anglicano pur di risposarsi e avere l’agognato erede maschio cui trasmettere il regno, ed è costata la testa alla madre, che dopo Elisabetta ha avuto solo alcuni aborti.
Sicuramente Enrico VIII si sarebbe comportato diversamente se avesse potuto sapere che quella inutile femmina, quella beffa del destino, sarebbe passata alla storia come uno dei più grandi monarchi che l’Inghilterra abbia avuto.
Era dotata di grandi abilità politiche e il suo regno è stato caratterizzato da relative prosperità e pace, anche per quanto riguarda i contrasti religiosi (‘relative’ considerata l’epoca, ma in ogni caso in misura maggiore rispetto ai precedenti regni), da un incremento del commercio internazionale e delle esplorazioni, e da un vero e proprio fiorire della letteratura. Shakespeare, ad esempio, ha fatto il botto durante il suo regno. Non per niente, quindi, l’era elisabettiana è definita The Golden Age.
In politica estera ha gestito al meglio la grave crisi con la superpotenza mondiale di allora, la Spagna, fino alla storica e sorprendente vittoria, nell’estate del 1588, sull’Invencible Armada, la mastodontica flotta spagnola sconfitta nella Manica dalle piccole navi inglesi comandate dal famoso navigatore-corsaro Francis Drake. Scongiurando così l’invasione, la conquista e l’asservimento dell’Inghilterra, inviolata dai tempi dell’invasione normanna di Guglielmo il Conquistatore, nel 1066. E a tutt’oggi inviolata via mare. Tanto per intenderci, se l’Inghilterra fosse stata conquistata dalla Spagna, non si sarebbe sviluppata come nazione indipendente nella politica, nel commercio e nelle esplorazioni, e molto probabilmente non ci sarebbero state le colonie inglesi, l’impero britannico e… gli Stati Uniti d’America. Da qualche parte ho letto che Elisabetta I è stata il Winston Churchill del XVI secolo. Beh, anche solo per rigore cronologico, direi invece che Sir Winston è stato l’Elisabetta del XX secolo!
Ha avuto diversi favoriti e almeno un grande amore, Robert Dudley, il Conte di Leicester, ma non si è mai sposata, alimentando così il mito della Regina Vergine. Per mantenere saldo il regno nelle sue mani, al riparo da interferenze politiche interne o da parte delle potenze straniere, non ha mai preso realmente in considerazione e comunque portato a termine i negoziati di matrimonio – veri e propri accordi politici – con nessuno dei numerosi nobili inglesi, compreso il Conte di Leicester, o principi stranieri che hanno provato per decenni, tramite il matrimonio, a mettere le mani sulla corona inglese.
Sono consapevole che, molto probabilmente, come persona non è stata certo una santa, ma io la adoro lo stesso.
Ovviamente la mia casa è piena di biografie, saggi, articoli, cataloghi di mostre a lei dedicate, cartoline e stampe. Il pezzo forte sono le raccolte dei suoi stessi scritti – poesie, lettere, discorsi, preghiere, traduzioni – alcuni dei quali composti in italiano (adorava letteralmente la cultura, la lingua e i costumi italiani). Ho visto in TV, DVD o youtube tutti i film, sceneggiati a puntate, documentari che ho trovato (per chi fosse interessato, il film migliore, a mio giudizio, è ‘Elizabeth I’, con Helen Mirren e Jeremy Irons).
Ma non mi fermo qui. Ogni volta che vado in Inghilterra mi piace dedicare un po’ di tempo a quello che io chiamo il ‘pellegrinaggio elisabettiano’. Cioè visito luoghi significativi della sua storia.
Ad esempio, ogni volta che sono a Londra, è per me un must fare la mia tradizionale puntata alla National Portrait Gallery, dove, nella sala Tudor, ci sono diversi ritratti di Elisabetta. I dipinti a disposizione della NPG sono parecchi, la sala è relativamente piccola e quindi la galleria fa una sorta di rotazione nell’esposizione. Ma, fortunatamente, uno dei miei due preferiti in assoluto, il ritratto dell’Incoronazione, è sempre lì e ogni volta lo posso ammirare da vicino. Qualche anno fa sono tornata nell’Abbazia di Westminster, sia per visitarla bene di nuovo (l’avevo vista per la prima volta molti anni fa) sia perché è lì che Elisabetta è stata incoronata, lì c’è ancora il trono dell’incoronazione, usato per secoli per ogni nuovo re, e lì c’è… Elisabetta ‘quasi’ in persona. In una zona della chiesa c’è la sua tomba monumentale. Lì è sepolta assieme all’odiata sorellastra Mary I, la regina che l’ha preceduta, la famigerata Bloody Mary. Quando ci sono stata, sul mausoleo qualcuno aveva messo una rosa. Giuro che non sono stata io. Evidentemente prima di me era passato un altro ‘fan’.

Sono tornata a Londra, in vacanza, lo scorso agosto e, oltre all’immancabile passaggio alla NPG, questa volta sono andata in pellegrinaggio-gita ad Hatfield, nell’Hertfordshire, dove, in un bellissimo parco aperto al pubblico, c’è una parte dell’Old Palace, un palazzo in cui Elisabetta ha vissuto molti anni, e ha attraversato parecchie tribolazioni, prima di diventare regina.
Il parco è di proprietà del Conte di Salisbury, così come Hatfield House, la grande villa fatta costruire all’inizio del XVII secolo da Robert Cecil, Conte di Salisbury, che per ultimo ha ricoperto il ruolo di primo consigliere di Elisabetta, negli ultimi anni del suo regno. La casa contiene due tesori per gli ammiratori di Elisabetta. Uno è il ritratto dell’Ermellino, il mio preferito in ex aequo col ritratto dell’Incoronazione, e l’altro è il ritratto dell’Arcobaleno. Ma il pezzo forte è nel parco: l’Elizabeth Oak, la Quercia di Elisabetta. È un albero di quercia piantato da Elisabetta II nel 1985 nel luogo dove c’era quella sotto cui si trovava Elisabetta I quando è stata informata di essere diventata regina. Ovviamente io ho delle mie foto accanto all’Elizabeth Oak.
Anche per i non ‘elisabettiani’, Hatfield House e il parco valgono comunque una visita, soprattutto per chi già conosce bene i parchi di Londra e ha voglia di vederne uno nuovo poco fuori città.
Alcune mete ideali dei miei giri non ci sono più, come alcuni palazzi che hanno attraversato anche la sua epoca e in cui Elisabetta ha trascorso molto tempo. Ad esempio quelli di Greenwich, dove è nata in quell’infausto giorno per Anna Bolena, di Richmond, dove è morta nel 1603, e di Whitehall. Rimane Hampton Court, che ho visitato molti anni fa quando non avevo ancora sviluppato questo mio ‘culto’ e che sicuramente tornerò a vedere in futuro. Come tornerò nella Torre di Londra, oggi sempre piena di allegri turisti che vanno a vedere i gioielli della corona e si fanno fotografare con i beefeater, ma una volta terrificante luogo di prigionia e di tortura. Anche Elisabetta è stata tenuta prigioniera nella Torre, e ha rischiato il patibolo, accusata di essere a capo di una congiura nei confronti della sorellastra Mary, allora regina. E per entrarci è stata portata attraverso l’ancor oggi ben visibile Traitor’s Gate, da cui, prima e dopo di lei, sono passati parecchi altri ‘traditori’ molto più sfortunati, che non hanno scampato la condanna a morte.
Peccato che nel 2003 non avessi ancora letto la prima biografia, quella che mi ha fatto scoppiare la passione. In occasione dei 400 anni dalla sua morte è stata allestita una splendida mostra a lei dedicata nel National Maritime Museum di Londra, dove un tempo si trovava il palazzo di Greenwich. Sarei corsa sparata a vederla. Mi sono accontentata di prendere su Amazon il libro-catalogo della mostra. Che cosa mi sono persa!
Per il futuro scoverò di sicuro qualcos’altro a Londra e per i pellegrinaggi fuori porta per ora ho già in mente due mete. A Woburn, nel Bedfordshire, c’è un museo con il ritratto dell’Armada, che celebra la straordinaria vittoria sulla Spagna. E poi c’è Tilbury, la cittadina alla foce del Tamigi che ha per secoli svolto la funzione di bastione difensivo. C’è ancora una fortezza. A Tilbury, quando, nell’agosto del 1588, l’invasione da parte della Spagna sembrava inevitabile, Elisabetta, invece di stare al sicuro da qualche parte a Londra o altrove, ha raggiunto i suoi soldati nell’accampamento vicino alla fortezza e li ha arringati e incitati con un discorso che tutti gli appassionati di quel periodo storico conoscono come il Tilbury Speech. E che in un passo dice ‘So di avere il corpo di una debole e fragile donna, ma ho il cuore e il fegato di un re. Non solo, di un re d’Inghilterra’.
Nel bene e nel male, è stata una grande. E non è un caso che questo articolo-tributo sia pubblicato su Cosmopeople oggi, 7 settembre. È il ‘compleanno’ di Elisabetta, 482 anni gloriosamente portati. Happy Birthday, Your Majesty Queen Elizabeth!




Londra, attenti all’Oyster

Patiti di Londra aprite bene gli occhi. E non solo per ammirare una delle città più belle del mondo tra musei, parchi, monumenti, castelli e vie che sembrano la Via dei ciliegi di Mary Poppins costellate da case georgiane o villette rosse a due piani con giardino privato. La Oyster card, la carta magnetica su cui caricare sterline che consente, in teoria, il modo più razionale di muoversi nella City (si paga ad uso con un tetto massimo equivalente al biglietto giornaliero equivalente alle zone attraversate), può riservare salate sorprese.

La carta deve essere vidimata in entrata e in uscita dai treni della metro e in entrata sugli autobus. Qual è il problema? Che se non si fa attenzione, l’ingresso e l’uscita potrebbero non essere  registrati correttamente. La cifra scalata dall’Oyster allora raddoppierà rispetto al biglietto normale (5 sterline rispetto alle 2,3 sterline circa che si pagano per muoversi dentro le zone centrali) e in uscita sarà scalato l’importo massimo previsto per viaggiare all’interno delle sei zone di Londra. Non si tratta di pura teoria. Provare per credere. Stazioni come Leicester Square, Covent Garden; Oxford Circus sono costantemente prese d’assalto da turisti e londinesi, non c’è il tempo di procedere con calma controllando la lucina verde che registra la Oyster e dà accesso alla metro e segnala l’uscita. Basta un nonnulla, una spinta o una distrazione qualsiasi, per non accorgersi che in realtà la barriera non ha registrato la propria Oyster ma è ancora alle prese con la tessera del viaggiatore precedente. A me è capitato di vedermi scalare 14 sterline per un’andata e ritorno tra Charing Cross e Cutty Sark. Un viaggio che avrebbe dovuto costare meno della metà. La responsabilità è del passeggero che, soprattutto se è un turista alle prime armi, generalmente neppure se ne accorge né si preoccupa del fatto che la Oyster si svuoti velocemente, più velocemente del solito (un biglietto giornaliero nelle prime due zone di Londra costa intorno alle 7,7 sterline). Il turista semplicemente procede a ricaricare la Oyster e torna a godersi una delle città più belle del mondo, senza realizzare di aver pagato un conto ben più salato del dovuto.  Attenzione anche al passaggio compulsivo della Oyster sui lettori (in particolare sui lettori dei treni della Dlr che spesso non hanno barriere di accesso), potrebbe addirittura essere deleterio, o registrando più viaggi o aprendo un viaggio che non sarà poi chiuso (e quindi costerà al povero viaggiatore l’equivalente di un viaggio nelle sei zone di Londra). A me è capitato di dover spiegare, ad esempio, che il doppio passaggio consecutivo (!!!) della mia Oyster sul lettore del City Airport non era dovuto a un viaggio ulteriore, ma solo alla  volontà di registrare correttamente  la mia uscita dai treni della Dlr prima del ritorno in Italia.

Cosa fare quindi? Preferire la travel card, ovvero il biglietto giornaliero cartaceo, per periodi brevi potrebbe essere una soluzione. O, se la Oyster è una necessità, è bene tenere gli occhi sempre ben aperti in entrata e in uscita per controllare che il proprio credito non crolli all’improvviso.

In caso di dubbio, la Oyster può essere letta dalla macchinette per le ricariche disseminate in tutte le stazioni della metropolitana. In caso di problemi con gli importi ci si può rivolgere al personale. Talvolta è anche disponibile. Altre rinvia al sito web o dà in mano un numero di telefono, inglese ovviamente.