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Mary Poppins torna a Milano

È vero, c’è qualcosa di magico nell’aria, il vento dell’est si sta alzando nuovamente e la tata più famosa al mondo sta per tornare a Milano. Mary Poppins, la tata “praticamente perfetta sotto ogni aspetto”, dopo il successo della scorsa stagione, si prepara a conquistare ancora il cuore di tante famiglie e, soprattutto, di tanti bambini.

Dal 5 ottobreMary Poppins il musical” tornerà in scena al  Teatro Nazionale CheBanca! di Milano. Con canzoni indimenticabili come “Supercalifragilistichespiralidoso”, “Cam caminì”, “Com’è bello passeggiar con Mary” e “Un poco di zucchero” e un cast di artisti di primo livello, capeggiati dalla bravissima Giulia Fabbri nel ruolo di Mary, lo show, con la sua magica e affascinante atmosfera, fatta anche di incredibili effetti e coinvolgenti coreografie, è pronto a far divertire e commuovere grandi e piccini.

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Mary Poppins il musical, inoltre, sostiene la Fabbrica del Sorriso, grazie al sodalizio tra WEC – World Entertainment Company e Mediafriends Onlus. Un’unione significativa fra uno spettacolo amato soprattutto dalle famiglie e un’iniziativa che pone al centro i bambini, con i loro bisogni e i loro desideri. Parte del ricavato della vendita dei biglietti di Mary Poppins il musical verrà devoluto come contributo per i progetti individuati da Fabbrica del Sorriso per il 2018, donando così una possibilità concreta ai bambini, in Italia e nel mondo, per uscire dalla povertà, dal disagio e dall’emarginazione.

Foto di Alessandro Pinna

Mary Poppins il musical

Teatro Nazionale CheBanca! di Milano 

dal 5 ottobre 2018

Biglietti da € 34




Giulia Fabbri è Mary Poppins: praticamente perfetta sotto ogni aspetto

Si avvicina il debutto di Giulia Fabbri in Mary Poppins, forse uno dei musical più attesi del 2018. Una prima assoluta per l’Italia che finalmente si apre alle grandi produzioni stile Londra e Broadway. E per Giulia, classe 1987, diplomata alla Bernstein School of Musical di Bologna, talentuosa performer già apprezzata in spettacoli quali Newsies, Footloose e Grease, un’occasione d’oro per arrivare dritti al cuore di milioni di persone che hanno amato Mary Poppins sul grande schermo, con le sue magiche canzoni, e nei racconti di P.L. Travers, sua creatrice. Nessuno timore di confronto. “Non cerco di essere come Julie Andrews perché nessuno sarà mai come lei, ma conosco Mary Poppins, ho un’idea precisa di cosa voglio raccontare e cercherò di farlo al meglio possibile” sostiene Giulia.

Mary Poppins è un traguardo importante per una performer. Come sei arrivata al ruolo della tata più famosa del mondo?

Il ruolo di Mary Poppins l’ho ottenuto dopo cinque audizioni. E fin qui nulla di strano…ma essendo coinvolti direttamente la Disney e Cameron Mackintosh, i produttori dello show in tutto il mondo, per me è stata un’emozione grandissima. E poi, che dire, Mary Poppins rappresenta un fortissimo richiamo alla mia infanzia: quelle musiche mi portano in luoghi stupendi e mi mettono gioia ogni volta che le sento. Questo mi ha aiutato moltissimo sia durante le varie audizioni sia durante l’attesa della risposta, che è stata la più lunga della mia esperienza lavorativa fino ad ora: ben un anno e mezzo!

Cosa ti piace di più di questo ruolo?

Amo questo personaggio in tutto. È elegante e vezzosa, vanitosa e permalosa ma anche pratica, efficiente e ha un cuore enorme, anche se non dà mai a vedere cosa pensa o cosa sente, non si perde in parole o smancerie. È sempre presente per i bambini e per la famiglia, è un po’ angelo custode, un po’ super eroe, è praticamente perfetta come dice lei, e ha sempre la situazione sotto controllo e la risposta a tutto. A livello personale interpretare un personaggio che sa sempre esattamente cosa fare è meraviglioso.

Hai avuto occasione di vedere le produzioni estere di Mary Poppins? Cosa ne pensi?

Ho avuto la fortuna di vedere Mary Poppins a Londra 10 anni fa, era la prima volta che vedevo un musical nel West End. Sono letteralmente rimasta a bocca aperta, stupefatta davanti a una macchina scenica di quella portata e alla incredibile bravura degli attori sul palco. In particolare, mi hanno colpito i bambini, così piccoli ma professionalmente allo stesso livello dei colleghi adulti. L’emozione più grande l’ho provata quando Mary è volata sulla platea e poi su, sopra la galleria fino a raggiungermi…mi ha quasi sfiorato nel suo volo.
Non lo dimenticherò mai.

Ti spaventa il paragone con Julie Andrews?

Il paragone con Julie Andrews non mi spaventa semplicemente perché è impossibile. Julie Andrews è una dea, è perfetta, senza “praticamente”, la sua Mary ha fatto la storia e ha segnato generazioni di persone. Io non cerco di essere come Julie Andrews perché nessuno sarà mai come lei, ma conosco Mary Poppins, ho un’idea precisa di cosa voglio raccontare e cercherò di farlo al meglio possibile. Tra l’altro il musical è diverso dal film, ci sono altre scene, altri linguaggi da usare, altre sfumature da sottolineare. Il minimo comune denominatore è la storia della famiglia Banks e Mary Poppins ma la versione teatrale è un’altra cosa rispetto al film.

La tua Mary assomiglia a quella di Julie Andrews?

La mia Mary Poppins certamente assomiglia a quella di Julie Andrews per certi versi, il personaggio è quello, ma, come dicevo, lo spettacolo teatrale mette a disposizione altri aspetti del personaggio da mettere in evidenza. Il mio scopo non è assomigliare a Julie Andrews, per quanto darei un braccio per poterci riuscire, ma è presentare un personaggio credibile, efficace e omogeneo alla regia di Federico Bellone.

Ti senti di più una cantante che recita o un’attrice che canta?

Se fai un musical, sia che tu canti sia che tu balli, sei comunque un attore. Siamo tutti innanzitutto attori, perché nel musical canto e danza sono solo altri linguaggi che vengono usati per raccontare la storia. Perciò, che tu stia dicendo una battuta o ballando una coreografia, o cantando una nota tenuta, sei comunque un attore.

Ritieni che una produzione così imponente come quella di Mary Poppins possa considerarsi come una sorta di apertura dell’Italia ai grandi musical del West End e di Broadway?

Ritengo che Mary Poppins sia un progetto fortemente voluto, estremamente ambizioso e imponente, e mi auguro che il successo che speriamo abbia lo spettacolo sia uno stimolo per le grandi produzioni e per gli investitori a scommettere di più sul nostro paese con altri grandi titoli.

Qual è il tuo sogno, professionale, nel cassetto? Quale ruolo vorresti interpretare e per quale motivo?

Il mio sogno professionale lo sto vivendo adesso, cammino a un metro da terra e mi sento fortunata e grata di stare dove sto. Ci sono tantissimi altri ruoli che vorrei interpretare, uno dei tanti è Cinderella in Into the Woods di Stephen Sondheim, perché è uno dei miei musical preferiti, scritto da uno dei miei autori preferiti. Il personaggio di Cinderella ha molte sfaccettature che vanno ben oltre alla facciata da principessa della fiaba che tutti conosciamo, così come ogni personaggio di quel musical!

Dove ti vedi tra vent’anni?

Tra vent’anni non ho idea di dove sarò, ma ho intenzione di fare in modo di vedermi col sorriso che ho stampato in faccia in questo momento




Coming Soon…Mary Poppins

Ancora poco mesi e, per la gioia di chi è cresciuto convinto dei poteri magici di “un poco di zucchero” e di “supercalifragilistichespiralidoso”,  Mary Poppins approda nei teatri italiani. L’attesa è alle stelle. Da anni Mary Poppins raccoglie successi in tutto il mondo con sold out entrati nella storia del West End e di Broadway, ma questa è la prima volta che il musical tratto dai libri di P.L Travers e portato sugli schermi, nel 1964, da Walt Disney con Julie Andrews nel ruolo della tata, approda sui nostri palcoscenici. Il d-day è fissato per il 13 febbraio 2018 presso il Teatro Nazionale di Milano. Alla regia Federico Bellone, supervisore musicale Simone Manfredini e le coreografie saranno di Andrew Wright. Il cast è ancora sconosciuto, anche se  tra i migliori protagonisti del musical italiano non mancano coloro che, negli ultimi anni, si sono propositi per una eventuale messa in scena di Mary Poppins nei nostri teatri. Già da ora è prevista in ogni caso un’audizione nazionale.

Il musical è stato co-creato da Cameron Mackintosh  con un libretto firmato da Julian Fellowes, Mary Poppins ha un’indimenticabile colonna sonora di Richard M. Sherman e Robert B. Sherman con nuovi brani e testi aggiunti per la trasposizione teatrale dai compositori George Stiles e Anthony Drewe (entrambi vincitori dell’Olivier Award). Disney Theatrical Productions e Cameron Mackintosh supervisioneranno ogni aspetto anche della versione italiana del musical prodotta da La produzione di Mary Poppins è firmata da WEC – World Entertainment. La produzione originale di “Mary Poppins” ha debuttato nel West End nel 2004 e a Broadway nel 2006. Lo show è andato in scena anche in Australia e Nuova Zelanda e una versione tour ha girato negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Lo spettacolo è stato visto da più di 11 milioni di persone.




Barbie: icona da 56 anni

di Giuliana Tonini – Ragazze dai cinque ai cento anni, non perdetevi la mostra Barbie – The Icon, al MUDEC – Museo delle Culture di Milano, in allestimento fino al 13 marzo.
La mostra, curata da Massimiliano Capella, prodotta da 24 Ore Cultura – Gruppo 24 Ore e promossa dal Comune di Milano -Cultura e da 24 Ore Cultura – Gruppo 24 Ore, in collaborazione con Mattel, non potrebbe avere titolo migliore. È innegabile che Barbie – il cui nome completo è Barbara Millicent Roberts – sia diventata un’icona. La bambola più famosa e più venduta del mondo, infatti, da ben 56 anni rispecchia e interpreta le evoluzioni culturali della società e la sua allure non accenna a tramontare.
In un percorso a sezioni tematiche sono esposte ben 448 Barbie.
Nella sala introduttiva sono sistemati i sette modelli iconici e rappresentativi del rispettivo decennio, dal 1959, anno di ‘nascita’ di Barbie, a oggi. Lì troviamo la prima Barbie, quella con la coda e il costume da bagno a righe bianche e nere. Quasi tutte la conosciamo. L’abbiamo vista in fotografia, e ora la possiamo ammirare ‘dal vivo’.
La seconda sala è una macchina del tempo. Ancora divise per decadi, ci sono centinaia di Barbie, il cui stile di abbigliamento cambia con lo scorrere degli anni, mentre una timeline sui muri della sala ci ricorda i principali avvenimenti della storia dal 1959 a oggi e le tappe dell’evoluzione del costume e della moda.
Le Barbie indossano graziosissimi mini abiti identici a quelli che portavano le donne del periodo di riferimento e ispirati alle creazioni degli stilisti del momento. E così le vediamo indossare con disinvoltura prima ampie gonne dalla vita alta e stretta, completini con la gonna a sbuffo, cappottini larghi e monocolore (una Barbie ne porta uno rosso, identico a quello che, in una foto sulla timeline, si vede sfoggiare da Jackie Kennedy), per passare alla moda anni Settanta, coi pigiama palazzo o lo stile hippy, e ai colorati e rockettari abiti anni Ottanta, e poi virare verso una schiera di Barbie dei nostri anni Duemila, in jeans aderenti, tubino nero (intramontabile passepartout), e raffinati abiti da sera in stile red carpet. E anche le acconciature dei capelli delle Barbie seguono la moda.

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Le più piccine si scatenano a cercare la propria Barbie, ma anche per le visitatrici ormai cresciute, me compresa, è divertente trovare le Barbie con cui hanno giocato da bambine. C’è anche qualche visitatore, in veste di papà che accompagna la propria bambina oppure, più raramente, di fidanzato o marito.
Si passa poi in una sala dove sono messe in mostra decine di Barbie che indossano modelli confezionati apposta per loro dai più celebri stilisti. Alcuni abiti sono davvero scenografici e sorprendenti.
E c’è anche la zona degli accessori che costituiscono l’ambiente in cui Barbie vive. Ognuna di noi può riconoscerne più di uno con cui ha giocato. Ci sono, ad esempio, la celeberrima casa di Barbie, con l’ascensore che sale e scende tirando la cordicella, la piscina, il bagno con la vasca che faceva la schiuma, lo yacht e le macchine (che Barbie avesse la Ferrari si sapeva, ma chi non è più bambina da un bel po’ scopre che ha anche una 500 nuovo modello, rigorosamente rosa).

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Un’altra sezione della mostra, Barbie Careers, è dedicata ai mestieri svolti da Barbie. Se, da una parte, è innegabile che Barbie ha contribuito ad assecondare un canone di bellezza irraggiungibile, è anche vero, dall’altra, che, fino dagli anni Sessanta – quando la maggior parte delle donne ricopriva nella società unicamente il ruolo di moglie e di madre – ha legittimato le bambine a vedersi, da grandi, svolgere un lavoro. E così abbiamo prima modelli di Barbie infermiera, segretaria, hostess, per poi arrivare a Barbie manager, Barbie soldato della guerra del Golfo (la riproduzione della divisa che Barbie indossa ha dovuto essere approvata dal Pentagono), e Barbie candidata alla presidenza degli Stati Uniti (ce ne sono ben due edizioni).
Ma non è finita qui. La sala successiva vuole sottolineare che Barbie è, sì, un prodotto della cultura occidentale, ma ormai è diventata davvero un’icona globale, arrivando a rappresentare cinquanta diverse nazionalità. E infatti, in teche sospese che ricordano i caschi per capelli che si usano dal parrucchiere, ci sono Barbie coi colori e coi vestiti tradizionali dei paesi di tutti e cinque i continenti.
L’ultima sala è una sorpresa. Lì Barbie è ‘incarnata’ in donne che hanno fatto la storia, quella con la S maiuscola e quella dello spettacolo. Ci sono infatti Barbie con le fattezze, e i meravigliosi abiti, di celebri regine come Elisabetta I d’Inghilterra, Maria Antonietta, Cleopatra, Caterina de’ Medici e Giuseppina Bonaparte (con l’abito e il lunghissimo manto indossati per l’incoronazione a imperatrice consorte di Napoleone, come possiamo vedere guardando il quadro di Jacques-Louis David).

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E Barbie identiche in tutto e per tutto a famose dive dei nostri tempi. Non si può non rimanere a bocca aperta, oltre che per la bellezza dei vestiti, per come i lineamenti del viso delle bambole assomiglino in modo impressionate a quelli delle dive in carne e ossa. Solo per citarne alcune, c’è Barbie Grace Kelly in tre versioni, con l’abito che portava il giorno del suo matrimonio col principe Ranieri e con quelli dei film di Hitchcock ‘La finestra sul cortile’ e ‘Caccia al ladro’, Barbie Vivien Leigh-Rossella O’Hara, coi vestiti di ‘Via col vento’ (manca la Barbie col vestito di velluto verde che Rossella fa con le tende, ma nella sala della timeline si può vederne una foto), Barbie Audrey Hepburn con gli abiti di ‘Colazione da Tiffany’, ‘My fair lady’, ‘Vacanze romane’ e ‘Sabrina’, e poi Barbie Marilyn Monroe, Barbie Liz Taylor e, per il cinema di tempi più recenti, Barbie Olivia Newton John-Sandy con le mise del cult ‘Grease’. Degna di nota è anche una inquietante Barbie Tippi Hedren che, nel suo tailleur verde pastello, viene aggredita dagli uccelli dell’omonimo film di Hitchcock.

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La ciliegina sulla torta è Barbie MUDEC , due esemplari pezzo unico – una con la pelle bianca e i capelli neri e l’altra con la pelle scura e i capelli biondi – realizzati in esclusiva e in occasione della mostra. Il loro vestito si ispira alla nuvola di cristallo che sovrasta la piazza centrale del museo, mentre la fantasia della sottoveste richiama il motivo del ‘caleidoscopio delle culture’, tema della campagna di comunicazione di lancio del museo.

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Ragazze di ogni età, davvero, visitate la mostra.

Dove: MUDEC – Museo delle Culture, Milano, via Tortona 56
Quando: fino al 13 marzo 2016
A quanto: biglietto intero 10 €, ridotto 8 €, ridotto speciale 6 €
Sito internet: www.mudec.it

Foto di Giuliana Tonini