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Alba e tramonto sulla Great Ocean Road

Duecentocinquanta km di tornanti a picco sull’Oceano tra foreste pluviali e cespugli argentei, spiagge iconiche per i surfisti di tutto il mondo come la Bells Beach, Johanna Beach e l’Apollo Bay, scenari mozzafiato, fari romantici come quello di  Cape Otway  e quei faraglioni di calcare e arenaria dai colori cangianti e dalle mille forme modellate dal mare e dal vento come i Dodici Apostoli divenuti uno dei simboli del Paese. E, come sempre accade in Australia, tutto ha dimensioni colossali, si percepisce la forza e l’imponenza della natura.  Tutto questo è la Great Ocean Road, nello stato del Victoria e a una distanza ragionevole da Melbourne, che parte da Torquay e arriva a Warrnmbool in un vortice di forme, profumi e colori travolgente.

L’origine della strada panoramica, tra le più scenografiche al mondo, risale alla fine della Prima Guerra Mondiale quando per dare lavoro e sostegno ai reduci e, allo stesso tempo, incrementare il turismo, il governo decise di avviare i lavori e scolpire nella roccia il percorso. Ci sono voluti 14 anni e 3mila soldati prima di giungere alla fine dell’impresa stappando letteralmente alla natura selvaggio la strada, pezzo dopo pezzo.  Ma ne è valsa la pena. Ancora oggi la Great Ocean Road attrae ogni anno milioni di turisti da tutto il mondo (me compresa).

L’ideale, come sempre accade in Australia, considerando gli spazi infiniti e le distanze, è quello di affittare una macchina per percorre la strada e magari spostarsi tra Melbourne e Adelaide. In ogni caso esistono dei tour organizzati e, se si hanno a disposizioni più giorni, mezzi pubblici che permettono comunque di spostarsi sulla Great Ocean Road. È bene comunque prevedere almeno due giorni: i colori dell’alba e del tramonto sulla costa più fotogenica del mondo valgono l’intero viaggio. La tentazione è quella infatti di fermarsi ad ogni tornante per scovare gli angoli nascosti, perdersi nel labirinto di stradine che raggiungono la costa lasciando correre lo sguardo alle onde gigantesche che si abbattono sulle rocce modellando i futuri faraglioni o cercando di avvistare le balene, esplorare le foreste pluviali e i santuari dedicati a koala e canguri.

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