1

Ciclo le Sinfonie di Beethoven

L’Associazione Musicale Arteviva è lieta di presentare la Nona Sinfonia di Beethoven, quinto e ultimo appuntamento dell’Undicesima Stagione Concertistica in Santa Maria delle Grazie, la Basilica Milanese del XV secolo, patrimonio dell’Umanità e sede dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci.

Il concerto apre il ciclo “Le Sinfonie di Beethoven” che proseguirà presso la Sala Verdi del Conservatorio di Milano a giugno e luglio 2015.

Orchestra da camera Arteviva

L’Orchestra da Camera Arteviva è stata fondata nell’anno 2003 ed ha al suo attivo più di 150 concerti. L’organico completo è formato da circa 40 musicisti professionisti che lavorano nelle più prestigiose orchestre italiane (Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, I Solisti Veneti, Orchestra dei Pomeriggi Musicali, Orchestra Filarmonica della Scala, ecc.) ed ospita validi ed apprezzati solisti.
Dall’anno 2003 l’orchestra tiene stabilmente una propria Stagione Musicale con programmi eterogenei e articolati di musiche che abbracciano un ampio arco temporale, dal periodo barocco fino a composizioni di autori contemporanei. Dall’anno 2009 le Stagioni Musicali dell’Orchestra hanno la propria sede stabile nella Basilica di Santa Maria delle Grazie a Milano.
Tutti i concerti hanno sempre ottenuto ottimi riscontri sia per la qualità dei programmi presentati sia per la cura del lavoro musicale svolto sotto la guida del direttore stabile Matteo Baxiu.
Nell’estate dell’anno 2005 l’orchestra è stata ospite del Festival Pianomaster di Gravedona (Co), dove ha riscosso un grande successo di critica e pubblico.
Del compositore contemporaneo Antonio Cericola ha eseguito l’opera lirica Le Avventure di Pinocchio e, in prima esecuzione assoluta, l’oratorio Passio et Resurrectio Domini Nostri e il balletto Questo Amore.

Coro Polifonico Theophilus

Il Coro Polifonico Theophilus ha tenuto il suo primo concerto nel 1995 ed è attualmente composto da circa 35 coristi. Il nome del coro costituisce un legame con Mozart il cui nome di battesimo era per l’appunto Theophilus (Johannes Chrysostomus Wolfgangus Theophilus), da lui stesso latinizzato in “Amadeus” durante un suo viaggio in Italia.
Durante la sua attività quasi ventennale si è perfezionato vocalmente sotto la guida di qualificati insegnanti di vocalità e si è esibito in numerosi concerti suscitando sempre ottimi consensi.
Il repertorio comprende i grandi capolavori della musica corale con una particolare sensibilità e predilezione per la musica sacra mozartiana. Di Mozart ha infatti presentato sia una vasta selezione di opere poco note del periodo giovanile sia alcune delle grandi pagine della maturità.
Accanto al percorso dello studio e della valorizzazione dei compositori classici, il coro coltiva anche una speciale attenzione per la musica contemporanea. Di particolare interesse è stata l’esecuzione in prima assoluta dell’Oratorio Passio et Resurrectio Domini Nostri del compositore abruzzese Antonio Cericola.
Il coro ha mostrato negli anni una costante crescita qualitativa sia sotto il profilo tecnico-vocale sia nell’ambito artistico-interpretativo. La sua attività è diventata un punto di riferimento per tutti coloro che, pur non essendo musicisti di professione, intendono accostarsi alle grandi opere corali con serietà ed impegno, raggiungendo obbiettivi di ottimo livello e notevoli soddisfazioni personali. Il coro è stato fondato ed è diretto da Matteo Baxiu.

Matteo Baxiu – direttore

Direttore di coro e d’orchestra, ha iniziato gli studi musicali a Brescia nel 1986 con il Maestro Giuseppe Pagani ed ha proseguito la sua formazione studiando al Pontificio Istituto Ambrosiano di Musica Sacra di Milano, all’Accademia Musicale Pescarese e all’Accademia Internazionale della Musica di Milano.
Ha frequentato il “Corso internazionale di direzione di coro e d’orchestra” dell’Estate Musicale Frentana di Lanciano, ed in quella occasione ha avuto modo di lavorare con il Maestro Piero Bellugi. Ha seguito i corsi di direzione d’orchestra tenuti dal Maestro Antonio Cericola a Lanciano (anno 2001) e Pescara (anni 2004 e 2005) conseguendone il diploma di merito. Ha studiato composizione con il Maestro Arturo Sacchetti.
Possiede inoltre una solida formazione umanistica avendo conseguito la laurea in Lettere Classiche presso l’Università Statale di Milano.
Nel 1995 ha fondato il Coro Polifonico Theophilus e da allora si è dedicato attivamente alla direzione di coro sviluppando un’ottima esperienza e sensibilità per la musica corale.
Come direttore d’orchestra si è esibito in numerosi concerti affrontando un vasto repertorio che spazia dal periodo barocco fino ai compositori della sua generazione. Ha diretto i grandi capolavori sacri del periodo barocco e classico tra cui la “Johannes-passion” di Bach, la “Grande Messa” KV427 e la “Messa da Requiem” di Mozart, la “Nelsonmesse”, la “Theresienmesse”, l'”Harmoniemesse” e “Le sette ultime parole” di Haydn, le Messe D167 e D950 di Schubert. Ha diretto altresì numerose sinfonie e concerti di Mozart, Beethoven, Schubert e Mendelssohn. Del periodo tardo romantico e moderno ha eseguito musiche di Brahms (“Ein Deutsches Requiem”), Grieg, Mahler, Prokofiev, Britten e Stravinskij. Accanto ai grandi classici ha proposto esecuzioni di autori del novecento e musiche meno note al grande pubblico, in particolare di compositori inglesi (Holst, Warlock, Gerard Finzi e Vaughan Williams). Ha sempre rivolto una particolare attenzione alla diffusione della musica tra i ragazzi, presentando spesso lezioni concerto per le scuole. Di particolare rilievo è la sua collaborazione con il compositore contemporaneo Antonio Cericola del quale ha diretto, in prima esecuzione assoluta, l’oratorio “Passio et Resurrectio Domini Nostri” (12 marzo 2005) e il balletto “Questo Amore” (23 aprile 2005). In qualità di direttore di coro e d’orchestra ha sempre ottenuto ottimi riscontri di critica e di pubblico.
La sua esecuzione del Requiem di Mozart, registrata presso la Basilica di Santa Maria delle Grazie a Milano, è stata pubblicata dalla casa discografica Kicco Classic.
Dall’anno 2007 all’anno 2009 è stato docente ai corsi del CPSM presso il conservatorio G. Verdi di Milano. Attualmente è direttore del Coro Polifonico Theophilus, direttore stabile dell’Orchestra da camera Arteviva e direttore artistico dell’Associazione Musicale Arteviva.

CORO POLIFONICO THEOPHILUS
ORCHESTRA DA CAMERA ARTEVIVA
Solisti: Martina Bortolotti, Marta Fumagalli, Alejandro Escobar, Davide Rocca
Direttore: Matteo Baxiu

Ludwig van Beethoven
(Bonn, 16 dicembre 1770 – Vienna, 26 marzo 1827)

SINFONIA N.9
in Re minore op. 125

Allegro ma non troppo, un poco maestoso
Molto vivace
Adagio molto e cantabile, andante moderato
Finale: Presto ma non troppo

La sinfonia n. 9 in Re minore con voci e coro finale Op. 125 (nota anche solo come Nona sinfonia o Sinfonia corale) è l’ultima sinfonia composta da Ludwig van Beethoven e completata nel 1824, quando era completamente sordo.
La prima assoluta avvenne venerdì 7 maggio 1824 nel Theater am Kärntnertor di Vienna, con la contralto Caroline Unger ed il tenore Anton Haizinger. La parte corale (cioè cantata) include brani dell’ode An die Freude (Inno alla Gioia) di Friedrich Schiller, ed è collocata nel quarto e ultimo movimento, mentre i primi tre tempi sono esclusivamente sinfonici.
Le parole sono cantate da quattro cantanti solisti e un coro. La sinfonia è stata la prima maggiore composizione sinfonica con voci. È una delle opere più note di tutta la musica classica ed è considerata uno dei più grandi capolavori di Beethoven, se non la più grandiosa composizione musicale mai scritta. Nel 2001 spartito e testo sono stati dichiarati dall’UNESCO Memoria del mondo, attribuendoli alla Germania.

CORO POLIFONICO THEOPHILUS
ORCHESTRA DA CAMERA ARTEVIVA
Direttore: Matteo Baxiu

Ciclo “Le Sinfonie di Beethoven”
Ludwig van Beethoven Sinfonia n.9 in Re minore op. 125

presso la

Basilica di Santa Maria delle Grazie
Lunedì 8 giugno 2015 – ore 21.15
Milano

image

Prezzi dei biglietti
(acquistabili presso la sede operativa di via Sardegna 46 dal lunedì al venerdì dalle 14 alle 17), presso la biglietteria online (http://www.associazionearteviva.com/concerti/biglietteria.html) o sul circuito Vivaticket.

• Biglietto posto settore A per singolo concerto: € 25,00

• Biglietto posto settore B per singolo concerto: € 18,00

Ciclo “Le Sinfonie di Beethoven”

In occasione di Expo 2015, Arteviva propone al pubblico milanese il Ciclo “Le Sinfonie di Beethoven” che dopo questa prima esecuzione proseguirà presso la SALA VERDI del CONSERVATORIO di Milano:
• 30 giugno 2015 – Beethoven: Sinfonie 4 op. 60 e 6 op. 68
• 7 luglio 2015 – Beethoven: Sinfonie 2 op. 36 e 5 op. 67
• 14 luglio 2015 – Beethoven: Sinfonie 1 op. 21 e 3 op. 55
• 21 luglio 2015 – Beethoven: Sinfonie 7 op. 92 e 8 op. 93

Milano – Sala Verdi del Conservatorio di Milano
30 Giugno 2015 – ore 21.15
ORCHESTRA DA CAMERA ARTEVIVA
Direttore: Matteo Baxiu

Ludwig van Beethoven
SINFONIA N. 4
in Si bemolle Maggiore op. 60
Adagio, Allegro vivace
Adagio
Allegro vivace
Allegro ma non troppo

La Quarta Sinfonia in Si bemolle maggiore op. 60 fu composta, quasi di getto, nell’estate del 1806, interrompendo i lavori già iniziati per la Quinta, ed eseguita per la prima volta nel marzo 1807 a Vienna. Compresa fra due opere gigantesche come l’Eroica e la Quinta, la Quarta è stata inevitabilmente considerata per lungo tempo come partitura meno importante e di effetto all’interno del corpus che resta tra i lasciti più alti della musica di tutti i tempi. Certo, nella Quarta più che le tensioni espressive di risonanza universale che troviamo in altri luoghi del sinfonismo beethoveniano si colgono atmosfere di carattere personale, non estranee al fatto che in quel periodo il difficile rapporto amoroso di Beethoven con Teresa con Brunswick conoscesse un momento di particolare distensione. Numerosi sono i luoghi della Quarta dove è facile ascoltare presagi che avranno la loro completa realizzazione solamente nell’epoca delle Sinfonie di Mahler e di Bruckner.

SINFONIA N. 6
“Pastorale”
in Fa Maggiore op. 68
Allegro ma non troppo
Andante molto mosso “Scena al ruscello”
Allegro “Gioconda riunione di contadini”
Allegro “La tempesta”
Allegretto “Canto dei pastori. Sentimenti di gioia e di gratitudine dopo la tempesta”

L’elaborazione della Sesta Sinfonia fu quasi contemporanea a quella della Quinta, ma si estese su un periodo più breve: tra l’estate del 1807 e l’estate del 1808. Nonostante la concomitanza di concezione e di realizzazione, la Sesta Sinfonia differisce in tutte le sue parti (con la sola eccezione dell’episodio dedicato alla tempesta) dal linguaggio della Quinta Sinfonia, come se appartenesse ad un autore diverso. Questo sdoppiamento della personalità artistica di Beethoven nel momento culminante della sua carriera, sembra arduo da spiegare. L’opera venne considerata uno dei massimi raggiungimenti del genio beethoveniano e la più importante espressione musicale correlata a uno dei problemi che più interessavano filosofi e scrittori romantici: il rapporto tra l’uomo e la natura. In questo senso la sinfonia segna per il musicista l’approdo a una visione serena e fiduciosa del mondo.

Milano – Sala Verdi del Conservatorio di Milano
7 Luglio 2015 – ore 21.15
ORCHESTRA DA CAMERA ARTEVIVA
Direttore: Matteo Baxiu

Ludwig van Beethoven
SINFONIA N. 2
in Re Maggiore op. 36
Adagio molto, Allegro con Brio
Larghetto
Scherzo (Allegro)
Allegro molto

La Seconda Sinfonia di Ludwig van Beethoven in Re maggiore, op. 36, composta fra il 1800 e 1802, fu eseguita il 5 aprile 1803 al Theater an der Wien di Vienna diretta dal compositore. È in questa composizione che Beethoven apre la strada all’espressione di una formidabile tensione psicologica che, dall’Eroica in avanti, costituisce uno dei caratteri più appariscenti di tutta la sua produzione strumentale. L’efficace analisi di Berlioz illustra lo schema dell’opera: “In questa Sinfonia tutto è nobile, superbo, grandioso. L’Introduzione è un capolavoro; gli effetti più belli si susseguono ordinatamente ma sempre in maniera inaspettata. La melodia di una solennità commovente e allo stesso tempo impone rispetto e pone l’ascoltatore in una condizione di sensibilità ricettiva. Il ritmo si fa via via più audace, la strumentazione più ricca, più sonora e variata. A questo ammirevole Adagio si salda un Allegro con brio di incantevole impetuosità”. Una descrizione entusiastica, quella di Berlioz, che riassume l’atteggiamento di un ascoltatore per il quale la prima esecuzione viennese della Seconda è già vista come un avvenimento storico.

SINFONIA N. 5
in Do minore op. 67
Allegro con brio
Andante con moto
Allegro
Allegro, Sempre più allegro, Presto

Composta tra il 1807 e l’inizio del 1808, la Quinta Sinfonia è stata indicata come l’esempio massimo nel quale Beethoven traduce in musica quella dialettica degli opposti che rivitalizza la forma-sonata classica e che si fa risalire nei suoi principi più elevati alla famosa antinomia kantiana. L’enorme popolarità della composizione si deve alla qualità e quantità di temi diversi e allo stesso tempo intimamente connessi, alla meravigliosa trasformazione di carattere che l’ascoltatore vive nel passaggio tra la prima e la seconda parte della Sinfonia, con quella conclusione trionfale espressa attraverso un ritmo contagioso.

Milano – Sala Verdi del Conservatorio di Milano
14 Luglio 2015 – ore 21.15
ORCHESTRA DA CAMERA ARTEVIVA
Direttore: Matteo Baxiu

Ludwig van Beethoven
SINFONIA N. 1
in Do Maggiore op. 21
Adagio molto, Allegro con Brio
Andante cantabile con moto
Menuetto: allegro molto e vivace
Finale: Adagio – Allegro molto e vivace

Scritta tra il 1799 e 1800, la Prima Sinfonia risente ancora dell’impianto e della strumentazione tipiche delle ultime sinfonie di Mozart e Haydn. Tuttavia, è per la novità di certe idee e per la perentorietà del discorso che la Prima trova la sua ragion d’essere e si conquista un posto di primo piano nel panorama della musica orchestrale di quegli anni. L’opera riceve il battesimo all’Hoftheater di Vienna il 2 aprile del 1800 sotto la direzione dell’autore che dedica la partitura al suo protettore Barone Gottfried van Swieten, alto funzionario di corte, che negli anni ’80 del secolo precedente aveva rivelato a Mozart i segreti dell’arte contrappuntistica bachiana e haendeliana.

SINFONIA N. 3
“Eroica”
in Mi bemolle Maggiore op. 55
Allegro con brio
Marcia funebre (Adagio assai)
Scherzo (Allegro vivace)
Finale (Allegro molto)

La Terza Sinfonia di Beethoven in Mi bemolle maggiore op. 55 detta “Eroica” fu composta fra il 1802 e 1804 ed eseguita privatamente il 3 gennaio 1805 e pubblicamente il 7 aprile 1805 diretta dal compositore al Theater an der Wien. È nota la vicenda che si accompagna all’iniziale dedica della Terza a Napoleone Bonaparte e alla revoca della stessa nel momento in cui il condottiero, simbolo per Beethoven di un nuovo modo di concepire la guida di uno Stato secondo i principi di libertà e democrazia sanciti nella Rivoluzione francese, si fa incoronare Imperatore. L’opera celebrativa, divenuta in seguito “Sinfonia eroica composta per festeggiare il sovvenire di un grande uomo”, si ammanta così di un significato funebre (la morte della libertà e l’affermazione della tirannia) che investe tutto l’ideale affettivo e umanitario del grane musicista. L’Eroica è uno dei casi più rappresentativi della storia della musica in cui la tensione psicologica dell’individuo non solo entra in una specie di risonanza universale, ma riesce a esprimersi mediante il segno musicale, ampliandone smisuratamente la sintassi e ricorrendo a un uso lacerante del linguaggio

Milano – Sala Verdi del Conservatorio di Milano
21 Luglio 2015 – ore 21.15
ORCHESTRA DA CAMERA ARTEVIVA
Direttore: Matteo Baxiu

Ludwig van Beethoven
SINFONIA N. 7
in La Maggiore op. 92
Poco sostenuto – Vivace
Allegretto
Presto – Assai meno presto
Allegro con brio

La Settima Sinfonia, scritta a distanza di tre anni dalla “Pastorale”, in un periodo sfolgorante di attività, tra il 1811 ed il 1812, non ha una linea di continuità con le precedenti sinfonie, che furono composte dal 1801 al 1808 senza interruzione. Iniziò a scriverla a Teplitz, una città termale in Boemia dove Beethoven seguiva una cura nel 1811, sperando recuperare il suo udito. La prima esecuzione ebbe luogo l’8 dicembre del 1813 nella sala grande dell’Università di Vienna per un concerto di beneficenza e, nonostante qualche commento critico non proprio felice di alcuni musicisti contemporanei, la partitura si impose sempre di più come uno dei capolavori del sinfonismo beethoveniano e cominciò ad assumer, all’interno del ciclo delle nove Sinfonie, i connotati di una mitica “apoteosi alla danza”. La celebre definizione esce dalla penna di Wagner e influenzerà gli orientamenti di tutta la critica futura, che dalla Settima ha sempre sottolineato la predominanza del lato ritmico in contrapposizione a quello relativo alla dialettica tematica presente ad esempio della Quinta.

SINFONIA N. 8
in Fa Maggiore op. 93
Allegro vivace e con brio
Allegretto scherzando
Tempo di minuetto
Allegro Vivace

Dopo numerosi rimaneggiamenti, Beethoven completò, in tempi relativamente brevi nell’estate del 1812, l’Ottava Sinfonia. Dopo una prima esecuzione privata, avvenuta nell’aprile 1813 presso la residenza dell’arciduca Rodolfo, fu presentata per la prima volta al pubblico il 27 febbraio 1814 a Vienna.
L’Ottava Sinfonia è sempre stata guardata come opera minore, sia per le dimensioni, sia per l’apparente ritorno verso un linguaggio che echeggia il Settecento e parrebbe riportarci all’atmosfera delle prime due sinfonie. Di carattere brillante e spirituale, essa segna un ritorno inatteso ad una forma decisamente classica, consona ai modelli di Mozart e Haydn.
In realtà l‘elemento che più metteva in imbarazzo la critica ottocentesca è quella componente umoristica, leggiadra che è pure ingrediente non trascurabile nella poetica beethoveniana.

Prezzi dei biglietti
(acquistabili presso la sede operativa di via Sardegna 46 dal lunedì al venerdì dalle 14 alle 17), presso la biglietteria online (http://www.associazionearteviva.com/concerti/biglietteria.html) o sul circuito Vivaticket.

Biglietti singoli concerti

• Biglietto posto settore A1 per singolo concerto: € 30,00

• Biglietto posto settore A per singolo concerto: € 25,00

• Biglietto posto settore B per singolo concerto: € 20,00

• Biglietto posto settore C per singolo concerto: € 15,00

• Biglietto posto settore D per singolo concerto: € 10,00

Abbonamento a 4 concerti (in vendita dal 16/03/2015 al 30/06/2015)

• Abbonamento posto settore A1 per quattro concerti: € 108,00
• Abbonamento posto settore A per quattro concerti: € 90,00
• Abbonamento posto settore B per quattro concerti: € 72,00
• Abbonamento posto settore C per quattro concerti: € 54,00
• Abbonamento posto settore D per quattro concerti: € 36,00

sAssociazione Musicale Arteviva
Via Sardegna 46 – 20146 – Milano – Cod. Fisc.: 90016790157 – P.Iva: 05393680961
Web: www.associazionearteviva.eu – Mail: info@associazionearteviva.eu – Tel e fax: 02.49663199 – Cell: 348.3665186




Giornate dell’architettura in Alto Adige

L’architettura dell’Alto Adige si mette in mostra dall’11 al 14 giugno con un evento tutto nuovo: promosse dalla Fondazione Architettura Alto Adige e da Alto Adige Marketing, le Giornate dell’Architettura invitano il grande pubblico ad andare alla scoperta del patrimonio edilizio della regione. Gli itinerari proposti coinvolgono diverse zone, dalla città di Bolzano e i suoi dintorni (www.bolzanodintorni.info) fino alle località di Brunico, Bressanone, Merano e la Val Pusteria. Focus di questa prima edizione, le ristrutturazioni che hanno permesso a edifici antichi di essere ripensati con nuove destinazioni d’uso. A completare il ricco programma di visite, la Notte dell’Architettura (sabato 13 giugno), e poi ancora studi artistici aperti, tavole rotonde ad accesso libero e il congresso Alpitecture, rivolto ai professionisti del settore.

L’architettura per tutti

Il vino è cultura, ma anche architettura: basta pensare al ricco patrimonio di cantine che si trovano lungo la Strada del Vino dell’Alto Adige. Per approfondire anche questo aspetto, le Giornate dell’Architettura propongono il “Giro del Vino”, ovvero un tour di un giorno intero (9.00-18.00) che toccherà diverse realtà vinicole della zona, dalla Tenuta J. Hofstätter di Termeno al modernissimo Weinhof Kobler di Magré, e poi ancora la cantina di San Michele Appiano, quella di Nals Margreid a Nalles, la tenuta Elena Walch a Termeno e l’enoteca Niklaserhof di Caldaro. Un percorso complesso ed eterogeneo, che includerà anche degustazioni e il pranzo presso la suggestiva vineria Paradeis di Magré (prezzo 90 euro).
Per approfondire invece il patrimonio urbano della regione, imperdibile l’itinerario “Bolzano e dintorni” (www.bolzanodintorni.info): più breve rispetto al precedente (9.30-12.30) ma altrettanto ricco di spunti. Il focus sarà sulle differenze tra la città più “tedesca”, con i suoi meravigliosi palazzi gotici, e quella “italiana” – anche per stile di vita – caratterizzata invece da elementi architettonici razionalisti e urbanisticamente congiunte dal ponte sul fiume Talvera (prezzo 30 euro): tra i monumenti che si visiteranno, Casa Rizzolli, la scuola professionale Hannah Arendt, l’EURAC e il Monumento alla Vittoria. Per chi invece volesse assaporare anche un tocco di liberty, da non perdere l’itinerario sul Renon (15.00-18.00), con la visita alle case di villeggiatura a Maria Assunta e al Parkhotel Holzner a Soprabolzano.
Ma le Giornate dell’Architettura includono anche altri itinerari (otto in tutto): dalla Val Venosta, con la sua Abbazia Benedettina e la distilleria di whisky Puni, fino agli alberghi di lusso della Val Pusteria. E poi Bressanone, Merano, Brunico e i masi, le tipiche case contadine che sono uno dei tratti distintivi del paesaggio altoatesino.

Eventi: la Notte dell’Architettura e Alpitecture
Clou della manifestazione sarà la Notte dell’Architettura, in programma a Bolzano il 13 giugno: dalle 19, presso la sede dello shop Salewa, gli architetti altoatesini incontreranno il pubblico mostrando i loro progetti e partecipando a dibattiti, oltre ad animare la serata con musica, esibizioni sulla parete di roccia e assaggi di prodotti altoatesini. L’ingresso è libero, l’iscrizione è obbligatoria.
http://fondazione.arch.bz.it/it/eventi/giornate-dellarchitettura/prenotazioni

Infine, per gli addetti ai lavori, dall’11 al 14 giugno ci sarà anche Alpitecture: organizzato da EOS Organizzazione Export Alto Adige, l’evento prevede visite e workshop per progettisti e architetti, un congresso, una tavola rotonda, la proiezione del film “Noi & l’architettura” e le visite dirette agli studi degli artisti locali (tra Lasa, Merano, Lana, Bolzano, Brunico e Campo Tures).

A portata di dito
La nuova applicazione sull’architettura in Alto Adige per iOS, Android e Windows Phone, segnala gli oggetti più interessanti nei dintorni e permette di crearsi un itinerario personalizzato grazie a tante utili informazioni su strutture, progettisti ed eventi. Per info www.suedtirol.info/archapp
Disponibile da fine maggio 2015.

Regole degli itinerari: sono a numero chiuso e su prenotazione e saranno guidati da architetti o esperti. Prezzi a partire da 20 euro.
Per informazioni e prenotazioni: tel. +39 0471 302 813 – info@giornatedellarchitettura.it www.giornatedellarchitettura.it

Muoversi green. Le proposte per chi vuole lasciare a casa l’auto
• In treno, con le Ferrovie Austriache e Tedesche
Con i treni DB-ÖBB EuroCity si raggiunge comodamente Bolzano da Verona a partire da soli 9 € (da Bologna e Venezia SL a partire da 19 €). I bambini fino a 14 anni viaggiano gratis, se accompagnati da un genitore o da un nonno. Per maggiori informazioni: www.megliointreno.it
• Mobilcard Alto Adige
Con Mobilcard, si possono utilizzare tutti i mezzi pubblici del Trasporto Integrato per scoprire l’Alto Adige. Biglietto valido per 7 giorni a 28 €, oppure 3 giorni a 23 €. Mobilcard Junior (sotto i 14 anni) costa la metà, mentre i bambini fino a 6 anni viaggiano gratis.
• Winepass
Abbina Mobilcard & l’offerta lungo la Strada del Vino.
Il Winepass apre le porte dell’affascinante mondo della Strada del Vino dell’Alto Adige. Winepass valido per 3 giorni a 35 €, oppure 7 giorni a 40 €. Per informazioni: www.stradadelvino-altoadige.it

Informazioni:
Consorzio Turistico Bolzano Vigneti e Dolomiti
tel. 0471 633 488
info@bolzanodintorni.info
www.bolzanodintorni.info




Valtellina e Livigno superstar

Lungolivigno propone due splendide soluzioni di vacanza adatte per tutta la famiglia.

La prima: 4 giorni a spasso per la Valtellina, un itinerario che non annoia, 2 hotel con top spa e cucina gourmet. Un entusiasmante zapping turistico tra vigneti, vecchie corti, ghiacciai e spa all’avanguardia.

image

Si inizia da Sondrio, con pernottamento al Grand hotel Posta, un hotel storico, di raffinata bellezza, con la spa firmata Culti. Dopo oltre 150 anni il Grand Hotel della Posta è ancora lì, con la sua facciata pulita che incornicia la centralissima Piazza Garibaldi. Il peso dell’età non si sente grazie ai lavori di ammodernamento compiuti alcuni anni fa, eseguiti nel completo rispetto della tradizione. 38 camere eleganti e arredate con stile, alcune delle quali con i soffitti affrescati, davvero suggestivi, così come quelle all’ultimo piano con tetto mansardato e travi a vista. Al pianterreno un bar che si affaccia direttamente sulla piazza, dove fermarsi a merenda per una fetta di torta o per un aperitivo in un ambiente raffinato. Le emozioni cominciano qui, ammirando la vasta collezione di opere d’arte, dai quadri fiamminghi ad alcune interessanti opere più moderne, come sculture e installazioni artistiche che rendono gli spazi comuni dell’hotel dei luoghi dove sostare a meditare. E osservare. Come in un museo.

image
Oltre all’arte, tra queste antiche mura, è anche “spa–time”, nell’elegante centro benessere firmato Culti, dove predominano la pietra e il legno. Qui ci si può rilassare nell’ampia vasca idromassaggio, nella sauna e bagno turco. A completare la zona wellness una sala per i trattamenti e una piccola zona fitness. Altrettanto suggestive le vecchie cantine dove sono stati mantenuti i muri in pietra e i soffitti con le volte a botte.
Il secondo giorno si parte per Livigno, passando per Bormio: qui si può scegliere tra la visita del centro storico dell’antica Contea oppure per prolungare il relax ai Bagni Vecchi (sconto per gli ospiti di Lungolivigno). Nel piccolo Tibet, gli ospiti vengono coccolati dal team dell’hotel Lac Salin SPA & Mountain Resort: shopping, passeggiate, relax alla Mandira Spa – 900 mq di rifugio con una grande piscina con vasca idromassaggio, percorso Kneipp, doccia di ghiaccio, sauna finlandese e bagno turco.
Il quarto giorno si salutano le montagne del piccolo Tibet e si parte alla scoperta dell’incantevole itinerario del trenino rosso del Bernina che riporta gli ospiti a Sondrio per l’ultima notte da trascorrere al Grand hotel della Posta.

Il pacchetto include:

•​4 mezze pensioni nei due Hotels più belli della Valtellina: ricche colazione a buffet, menu serale da 5 portate a scelta
•​Viaggio di AR con il Bernina Express da Tirano a St Moritz alla scoperta dei Ghiacciai
•​Ingresso nei centri wellness dei due Hotel, accappatoi e ricco set di cortesia
•​Shopping nei negozi “Lungolivigno Fashion”
•​connessione wireless gratuita nelle camere

4 notti euro 449,00 a persona in camera doppia,
bambini fino a 12 anni 40%, inferiori ai ai 6 anni 50% . 3. letto adulti – 30%

Valido dal 13 giugno al 8 agosto e dal 23 agosto al 14 ottobre 2015

La seconda: il trenino è proprio quello dell’immaginario comune: rosso, piccolo, che inarrestabile passa audacemente tra vallate e ghiacciai. Salire su quel treno è un’esperienza memorabile: si prende il treno alla stazione di Poschiavo e in soli 18 km viene superato un dislivello di oltre 1200 mt e lo spettacolo che si gode dai vagoni è un intreccio di colori e paesaggi incredibilmente suggestivi.

image
Si lambisce il ghiacciaio del Morterasch e si può visitare il miracolo geologico delle Marmitte dei Giganti, nella bellissima Val Cavaglia, accessibile solo a piedi o in treno, ma non in macchina. L’itinerario culmina a St Moritz, capitale dell’Engadina, ma prima si ammira il contrasto cromatico del lago Bianco e del Lago Nero, in corrispondenza del passo Bernina (2253 metri d’altitudine).
Il pacchetto pensato dal gruppo Lungolivigno prevede 2 pernottamenti all’hotel Parè, con trattamento in mezza pensione, accesso al centro benessere; biglietto ferroviario di andata e ritorno sulla tratta Poschiavo – St. Moritz sulla carrozza 2° classe.
A disposizione dei clienti: mountain bike e attrezzatura per il trekking, ma anche tutte le mappe per muoversi in sicurezza su questa zona dell’Arco Alpino. Sono oltre 600 i chilometri digitalizzati per chi vuole scoprire questi luoghi sulle due ruote, oltre a uno dei bike park più famosi d’Europa. Per chi preferisce camminare, ci sono anche passeggiate di tutti i tipi, da quelle più easy per chi non vuole faticare troppo come il Crap de la Parè: un balcone naturale a 2.400 metri d’altezza da dove si può ammirare tutta la piana di Livigno e le vallate circostanti; a quelle più impegnative in mezzo ai pini mughi della Val Viera oppure quella che conduce fino alla vetta del monte Breva (3.014 metri), confine naturale tra la Svizzera e l’Italia. Vengono inoltre organizzate passeggiate di gruppo o escursioni in mountain bike in compagnia del bike team Lungolivigno.
E per chi ama l’acqua: per tutta l’estate il lago di Livigno è navigabile ed è possibile noleggiare in loco windsurf, canoe e barche a remi. I bambini si possono inoltre divertire nel nuovo Livin’ Sun Park: un grande parco giochi interamente realizzato con fieno e legna.

Valido dal 27.06 al 7.8.2015 e dal 21.08 al 14.09.2015 presso l’hotel Parè

2 notti euro 174,00 a persona in camera doppia standard

Info e prenotazioni:
www.lungolivigno.com
tel. 0342 990111




BUKA ultimo ballo retrofuturistico con volo pornocosmico

Si chiude lunedì 1 giugno con un ultimo happening d’arte e musica la stagione BUKA: la migliore musica elettronica da club, assolutamente fuoriluogo, d’avanguardia, (con)temporanea, itinerante e site – specific. L’appuntamento è lunedì 1 giugno nell’affascinante club “Striptease”, spazio fuori dal tempo, in cui ballo e performance dal vivo si intrecciano e si mescolano adeguandosi all’anima del luogo (ex cinema negli anni trenta, trasformato in un club disco negli anni Ottanta, e infine il primo locale di lap dance d’Italia nel 1997 con il nome di “Striptease”).

Un locale unico per l’originale atmosfera che lo pervade tra estetica periferica decadente e architettura sontuosa: le tende di velluto rosso, l’ampio palco, le scenografie e gli allestimenti in stile “cosmico”, la consolle in alto, gli allettanti divanetti privè nella zona playroom, l’ottima aereazione, lo spazio imponente da ex cinema, tutto è utilizzato da BUKA per questo “ballo retrofuturistico con volo porno cosmico”. Un pastiche di stili e un format costruito appositamente per rievocare le diverse anime dello spazio tra proiezioni, performance live, dj set e ballo.

La serata di apre alle ore 21.30 con una prima parte con selezione di video artistici e frammenti di sexy movie ad ambientazione spaziale. Seguiranno due concerti: l’ambient occulta del sassofonista e polistrumentista tarantino Valerio Cosi, e per la prima volta in Italia, Black Zone Myth Chant, “psichedelia rituale afrocentrica”, dalle atmosfere oscure e tribali.
Dopo la mezzanotte, senza soluzione di continuità, si entra nella seconda parte e si balla con la musica da club più ricercata, la techno-wave con il live dell’inglese Broken English Club e tre ore di showcase dell’etichetta Minimal Rome: live acid-house della Banda Banetti più l’ibrido live/djset di Dave Grave con i compagni alle macchine.
Ad intervallare la musica le provocatorie performance ispirate al mondo sexy trash dello stripclub: le legature del MaestroBD, il collettivo spagnolo Abismal e l’Arte del Solletico di Kalamos aperta al pubblico.

BUKA, nata come rassegna musicale e artistica volta al riuso del prestigioso complesso della ex casa discografica CGD di via Quintiliano a Milano – coinvolgendo, nei tre anni di attività, le più importanti avanguardie della club culture e i migliori festival musicali d’Italia – conferma dunque la sua anima itinerante forte del successo dei luoghi che ha attraversato: dalla serata berlinese “AUßERHALB DER BUKA – An exhibition in Berlin”, un’avvincente combinazione tra una galleria d’arte temporanea e una club night, agli eventi privati nel Cinema Manzoni, al rave nell’ex-bordello alla periferia di Madrid, e questo magico club-non-club Striptease, ormai già un cult delle notti milanesi.

BUKA
lunedì 1 giugno 2015 – dalle ore 21.30 alle 05.30
Ex Cinema Moderno-Aramis / Striptease Via Padova 272, Milano

Prima di mezzanotte 10 intero / 8 ridotto BUKA CLub Members
Dopo la mezzanotte 15 intero / 13 ridotto BUKA CLub Members
Per maggiori informazioni www.buka.xyz




A passeggio per EXPO

di Giuliana Tonini – Ho fatto una prima puntatina all’Expo. Con la formula ingresso alle 19 e chiusura alle 23.
Solo un primo assaggio in attesa di visite più sostanziose, perché in sole quattro ore dell’Expo ci si può giusto fare un’idea d’insieme.
Premetto che, tra le fazioni ‘l’Expo mi è piaciuto’ e ‘l’Expo non mi è piaciuto’, io appartengo alla prima.
Dunque, in quattro ore si può scegliere di scorrazzare sul decumano e sul cardo di romana memoria e tra i padiglioni del sito, visitandone qualcuno tra quelli che rimangono aperti di sera ai visitatori, oppure una alternativa può essere cominciare a visitare bene i padiglioni e mettere poi ‘visto’ o ‘da rifarci un giro’ sulla propria mappa.
Io ho scelto di scorrazzare, pur dopo qualche tentennamento sul visitare subito il Padiglione Zero, che introduce all’esposizione presentando un percorso sul rapporto dell’uomo con l’ambiente e col cibo dalla sua comparsa sulla Terra fino ad oggi. ‘Divinus halitus terrae’, che campeggia su una delle pareti esterne del Padiglione Zero, all’ingresso del sito espositivo, era molto invitante, ma mi sono riservata di gustare appieno questo pezzo forte la prossima volta.
È divertente risalire il decumano e vedere il risultato delle corse disperate delle ultime settimane prima dell’apertura. Il risultato sono padiglioni che io ho trovato affascinanti sia dal punto di vista dell’architettura, design e tecnologia sia dal punto di vista dei contenuti e dell’atmosfera.
Una delle critiche più frequenti è che l’Expo di Milano non è altro che una fiera tendente al parco dei divertimenti. Ma mi viene da pensare che essere una fiera è la funzione stessa di una esposizione universale, in cui i paesi partecipanti mostrano quello che sono, e soprattutto saranno, capaci di fare e produrre in un determinato settore.
Nei padiglioni in cui sono entrata, il tema dell’esposizione – Nutrire il pianeta, Energia per la vita – è stato reso con installazioni accattivanti, pannelli descrittivi ed esposizione di oggetti relativi alla produzione del cibo. Ho sentito dire più di una volta che gli unici paesi che hanno centrato questo tema, concentrandosi soprattutto verso il futuro dell’alimentazione, sono stati Germania e Svizzera. La prossima volta sarò particolarmente curiosa di visitare i loro padiglioni.
E ora veniamo a quella che, secondo me, è la superstar dell’Expo: l’albero della vita.
Lo trovate alla fine del cardo, vicino al padiglione Italia, di cui è il simbolo. È al centro di un lago artificiale perfettamente rotondo, che dà il nome all’area circostante, Lake Arena.
Già alla luce del giorno e ‘a riposo’, coi suoi trentasette metri di legno e acciaio, la creatura del veneziano Marco Balich – direttore artistico del padiglione Italia – ispirata a un disegno di Michelangelo, fa proprio un bell’effetto. Ma quando lo si vede animarsi col suo suggestivo spettacolo di luci, colori, fuochi, acqua e musica non si può non esserne rapiti. Lo spettacolo più bello e più lungo, quasi un quarto d’ora, è quello notturno, alla mezza di ogni ora. E si vive una autentica atmosfera di rito collettivo, con centinaia di persone attorno all’albero della vita, accorse sulle gradinate intorno allo specchio d’acqua o in piedi nello spazio circostante.
Ci sono poi alcune cose, grandi e piccole, che ho trovato particolarmente ‘sfiziose’. La riproduzione della Madonnina nel padiglione della Veneranda Fabbrica del Duomo. La rete del padiglione del Brasile, dove bambini e adulti si divertono come pazzi a camminare sospesi a mezz’aria e dondolando. Le coltivazioni su pannelli verticali e la stupefacente cascata digitale del padiglione USA. Le sculture giganti di Libeskind all’incrocio tra il cardo e il decumano. I contenitori di sakè nel padiglione giapponese. Le altalene (i ‘kiik’) del padiglione estone, che oscillando generano energia elettrica. Le tipiche poltroncine in vimini da spiaggia che il padiglione tedesco mette a disposizione dei visitatori per riprendere fiato tra una visita e l’altra, su cui si ha l’impressione di essere in villeggiatura sul Mare del Nord. La scultura coi ‘carciofoni’ tricolore bianchi, rossi e blu del padiglione della Francia.
E il suggestivo e caleidoscopico percorso tra gli specchi nel padiglione Italia, con le proiezioni di celebri paesaggi italiani e opere d’arte? Eh…. sarebbe sicuramente entrato a pieno titolo nella mia top ten di questa prima puntata….. se fossi riuscita a vederlo. Sì, perché il padiglione di noi padroni di casa chiude alle 20.30. Già il fatto che diversi padiglioni siano chiusi durante le ore serali di visita è una delle note negative dell’esposizione. Ma che proprio quello del paese organizzatore chiuda all’ora di cena mentre il Turkmenistan e altri sono gli ultimi a spegnere le luci non fa una bella impressione.
In ogni caso, però, il mio bilancio di questa prima visita è più che positivo. L’Expo Milano 2015 mi piace. E aspetto la prossima visita per vedere e scoprire tante altre cose, ed entusiasmarmi ancora.




EXPO CILE il paese alla fine del mondo

di Matteo Rolando – Due volte a settimana, alle 10 del mattino, nel padiglione cileno di Expo si celebra l’alzabandiera: si canta l’inno cileno e tre “carabineros”officiano la cerimonia secondo la tradizione nazionale. Il blu, bianco e rosso della bandiera rappresentano il mare (l’oceano Pacifico), le Ande e il sangue dei patrioti cileni che combatterono per l’indipendenza, insieme a una stella a indicare che il Cile è una repubblica unitaria e non federale. Il padiglione ha una superficie di circa 2.000 metri quadrati, suddivisi in tre piani: al piano terra c’è l’ingresso, il ristorante e un negozio che vende prodotti di artigianato, souvenir, alimenti e vini. Al primo piano ci sono le sale espositive, e al secondo gli uffici amministrativi e un auditorium per le conferenze.
Rafael Bordachar, 26 anni, è una delle guide che dà il benvenuto ai visitatori e ha fatto molto strada per arrivare fino ad Expo: in Cile ha superato una selezione molto rigida, con una serie di interviste individuali e di gruppo, a cui hanno partecipato più di 2.000 persone. E’ così che ci racconta la sua esperienza.
Da che parte del Cile vieni?
Da Curicò, una città a sud di Santiago, la cui economia si basa su colture di mele e vite (Curicó è una cittadina di circa 100.000 abitanti che si trova nella regione di Maule, di cui è anche capoluogo).
Come hai imparato l’italiano?
L’ho imparato perché ho studiato in Italia e ho conseguito la laurea in architettura a Venezia nell’anno 2013. L’Italia è un paese molto importante per la cultura e ho voluto studiare qui.
Come hai deciso di venire a lavorare in Italia, a Expo?
Volevo lavorare per qualcosa che rappresentasse il mio paese all’estero. Expo è una buona occasione per condividere la propria cultura e apprendere quella di altri paesi in un contesto multiculturale.
Come inizia la tua giornata tipo?
Arrivo al padiglione insieme ai miei colleghi, mi metto la divisa: pantaloni e giacca nera e una maglietta con una stampa di Mister Nobody, un personaggio con forma di cuore disegnato da un poeta centenario cileno, Nicanor Parra, che rappresenta il mio paese. (Uno dei più importanti poeti cileni contemporanei).
Come si svolge il tuo lavoro?
Mi incontro con i miei colleghi e ci dividiamo quotidianamente le attività di accoglienza nelle diverse “stanze” che compongono il padiglione, e facciamo da guida ai visitatori. Arrivano al padiglione 50 persone ogni dieci minuti per la visita guidata, che dura venti minuti, con una media di 3.000 visitatori al giorno e altri ancora che preferiscono andare a mangiare e a vedere i negozi presenti all’interno.

Di che nazionalità sono i visitatori?
Principalmente sono italiani, ma ci sono anche molti stranieri.
Qual è la parte più emozionante della visita secondo te?
La seconda parte, la “sala de las personas”, in cui ci sono otto schermi e in ognuno si vede l’ immagine di un cileno che lavora la terra: è la catena produttiva agricola delle diverse regioni, quindi viene rappresentata tutta la diversità del paese.
Quali sono le tue aspettative per il tuo futuro lavorativo, dopo l’esperienza Expo?
Ho un lavoro in Cile come architetto, ma mi piacerebbe studiare urbanistica e lavorare in un ente governativo.
Cosa ti piace di Milano e dell’Italia?
Mi piace che sia una città cosmopolita e molto verde, con strade alberate che mi ricordano Santiago del Cile. Gli italiani sono molto simpatici ed è un paese molto ricco di cultura, gastronomia e paesaggi affascinanti.
Una curiosità su Expo?
In ogni padiglione lavorano persone di tutte le nazionalità, non solo appartenenti al paese espositore. Per esempio nel mio, noi guide non siamo tutte cilene. Questo è l’animo multiculturale di Expo: durante e dopo il lavoro abbiamo occasione condividere le nostre esperienze con i colleghi di diverse parti del mondo.
Una curiosità sul tuo paese?
Il Cile è il paese più a sud del mondo e il più lungo del mondo: questo gli dà la particolarità di avere diciassette climi diversi. Lavorando in Expo mi sento a casa, perché ogni giorno ho un contatto diretto con la mia cultura, oltre che con le altre . Sei mai stato a visitare il paese “alla fine del mondo”?

Con queste parole Rafael mi lascia e torna al suo lavoro: é così che giorno dopo giorno, visita dopo visita, i padiglioni di Expo accolgono i visitatori, offrendo una loro panoramica culturale e gastronomica sullo sfondo di una Milano in fermento come mai prima.




La “città ideale” in mostra a Pavia

A Pavia, dal 26 maggio al 26 giugno 2015, presso la Sala delle Sibille (Pal. San Tommaso), Piazza del Lino 2, si potrà visitare la mostra progetto “Storie di città tra cielo e terra. La città che non c’è, ma che si vede“. Un evento organizzato dall’Osservatorio Permanente sull’Antico a cui hanno partecipato i licei pavesi Istituto Volta, Foscolo, e San Giorgio che si sono confrontati sul tema della città ideale.

Ci sono città – o parti di esse – che attendono ancora di essere portate alla luce e che, nondimeno, si intravedono attraverso il velo del tempo, attraverso uno sguardo dall’alto, immortalato ‘tra cielo e terra’ dall’aerofotografia. Sono città – o parti di esse – che ‘non ci sono’ (ancora), ma che, nonostante tutto, si vedono e, timidamente, parlano e raccontano storie.

E ci sono pure città che non sono state mai fondate e mai costruite e che, dunque, non ci sono per davvero. Sono i ‘non-luoghi’ immaginati dagli antichi; sono i ‘luoghi felici e perfetti’ inventati dai filosofi; sono le ‘isole’ lontane come l’Atlantide di Platone o come l’Utopia di Thomas More.

Ci sono città che nessuno ha mai visto perché non esistono sulla terra e mai sono esistite: sono ‘idee’ di città, sospese ‘tra cielo e terra’. Eppure, una ‘esistenza’ ce l’hanno: non sulla terra, ma nei libri. È qui che sono: nascoste e in attesa di essere mostrate. E qui, insieme o accanto ai ‘mondi’ altri e irrimediabilmente ‘estranei’ al piano delle possibilità reali, esistono anche città ideali e realizzabili, progettate senza mai perdere di vista le città della storia e dichiaratamente contrapposte alle utopie politiche e urbanistiche.

La città che non c’è, ma che si vede fa parte del patrimonio dell’umanità. E ha gli stessi diritti della città che c’è (o c’è stata) ma che ora non si vede più o del tutto.

Sono, dunque, le città disegnate ‘a tavolino’ da architetti ante litteram. Chiuse nelle pagine dei libri; e che vivono nelle parole dei filosofi. Sono realtà (non reali) che attendono di essere disvelate, attraverso lo studio delle fonti, attraverso la realizzazione di modelli, a partire da una attenta interpretazione dei testi e da ipotesi di ricostruzione.

Storie di città tra cielo e terra. La città che non c’è, ma che si vede
presso Sala delle Sibille (Pal. San Tommaso), Piazza del Lino 2, Pavia
dal 26 maggio al 26 giugno 2015

apertura della mostra: dal martedì al giovedì dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 16.00
per visite in orari e giorni diversi scrivere a osservatoriosullantico@unipv.it




Gusti di-VINI a Peschiera del Garda

Sarà una due giorni all’insegna di vini pregiati e degustazione gourmet, Gusto diVino, manifestazione organizzata lunedì 1 e martedì 2 giugno 2015 a Peschiera del Garda da Wave (azienda del gruppo Garda Landing). Una vasta area espositiva dedicata alle aziende del settore vitivinicolo sarà allestita nella piazza di Caserma dell’Artiglieria di Peschiera del Garda. Protagonisti saranno vini pregiati provenienti da cantine veronesi, accompagnati da degustazioni gourmet a km zero.

Oltre allo spazio espositivo, la manifestazione ospiterà anche workshop e degustazioni guidate, incontri volti a promuovere il made in Italy e a dare visibilità ad aziende di spicco del settore vitivinicolo. I visitatori verranno guidati in un’esperienza enogastronomica completa: dalla degustazione di sapori della tradizione vitivinicola e culinaria veronese, alla conoscenza di una storia centenaria. Una mostra-mercato, un ricco programma di seminari gratuiti, eventi di musica dal vivo e laboratori creativi con la partecipazione di illustri personalità del settore, tra cui Carlo Veronese, direttore del Consorzio Lugana DOC.

Entrambi i giorni dalle 15 alle 19 intrattenimento musicale con il duo acustico 2dB; alle 21 del lunedì concerto dei September Groove, gruppo nato da un’idea di Michele Pieri e Nick Marangoni, che farà rivivere le atmosfere della migliore disco-music degli anni 70-80. Martedì 2 giugno alle ore 21 APERITIVINO e a seguire DJ Set con Luca Martini, in collaborazione con Radio Pico.

Le degustazioni gourmet a km 0 sono a cura di Samo Bar.

 

ORARI: Area espositiva e intrattenimento (lunedì e martedì dalle 10 alle 23)

Ingresso libero

Acquisto obbligatorio bicchiere degustazione (a partire da 5€ ).




E’ Tiempo De Tango al Teatro Arcimboldi

Miguel Angel Zotto presenta al pubblico una serata storica nel suo genere, una festa offerta al pubblico milanese per celebrare il ballerino che ha rivoluzionato il tango argentino  e la sua storia: Juan Carlos Copes. Un’occaisone unica e imperdibile: sabato 6 giugno al Teatro Arcimboldi di Milano.

Dopo sessantacinque anni di carriera professionale in tutto il mondo e all’età di 84 anni, Copes festeggia in danza il suo ritiro dalla scene europee in una grande serata di tango e musica: Tiempo, il tango e la sua evoluzione.

Quest’uomo, considerato pura essenza del tango fatta gesto, dotato ancora di uno stile inimitabile e di una eleganza impeccabile, di grande lucidità e prestanza fisica, stupirà il pubblico del Teatro Arcimboldi insieme alla figlia Johana Copes, sua partner nel ballo. A questa straordinaria coppia si uniscono il “discepolo” Zotto, insieme alla moglie e partner Daiana Guspero, e gli eredi più accreditati a rappresentare il futuro del tango: Sebastian Arce e Marina Montes, Pablo Moyano e Roberta Beccarini. Sul palcoscenico faranno da cornice a questi affermati interpreti di tango più di venti coppie scelte da Zotto in questi anni, alcune delle quali appartengono alla sua rinomata Compagnia.

Non da ultima sarà protagonista anche la musica, suonata dal vivo dall’Orchestra Minimal Flores Del Alma, che saprà essere a tratti forte ed energica a tratti dolce e melodica, alternando sapientemente le due facce della stessa medaglia che si chiama Tango.

Il saluto di Jaun Carlos Copes dalle scene europee sarà dunque una celebrazione in grande stile, un avvenimento ricco di tutte le sue sfumature: nostalgia, commozione ma anche grande gioia e vita.

Dove, come e a quanto

Sabato 6 giugno, Teatro Arcimboldi di Milano

Prezzi dei biglietti comprensivi di prevendita: € 23/28,75/34,50/40,25/46




STOMP, una travolgente orchestra di rumori

di Giuliana Tonini – Questa volta non me lo sono perso. Al Barclays Teatro Nazionale di Milano, la sera della prima, finalmente ho visto STOMP, lo spettacolo ‘dei rumori’ ideato e portato in scena per la prima volta nel 1991, a Brighton, da Luke Cresswell e Steve McNicholas.

Due ore di puro spettacolo in cui gli artisti recitano, mettono in scena delle divertenti scenette e interagiscono con il pubblico senza pronunciare neanche una parola. Perché la lingua che si parla sul palcoscenico di STOMP è quella della musica e della danza. Una musica fatta con strumenti come scopettoni, secchi, bidoni, coperchi, tubi idraulici, lavandini, pneumatici da trattore, carrelli della spesa, giornali, scatolette di fiammiferi e accendini. E una danza acrobatica fatta di salti e piroette.

I bambini in sala sono letteralmente affascinati e anche gli adulti si divertono a interagire con il cast in un dialogo fatto a ritmo di battimani e di ‘pestate’ di piedi sul pavimento sotto le proprie poltrone.

È incredibile come gli stomper riescano a dare vita e voce a questa insospettabile orchestra di oggetti di uso quotidiano. Lo spirito dello spettacolo è reso efficacemente dalla descrizione sulla locandina: puro ritmo urbano.

I miei numeri preferiti sono la  spassosa ‘conversazione’ fatta con i tubi idraulici snodabili e il suggestivo capolavoro di coordinazione messo in scena con gli accendini che gli artisti spengono e accendono a intermittenza.

E quali sono i vostri?