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Oltrepò Pavese, terra di sapori e di scenari da riscoprire

L’Oltrepò come terra di sapori  e di scenari da riscoprire: dalla spumante, il primo metodo classico prodotto in Italia fin dal 1865 al salame di Varzi fino alle cipolle di Breme, agli asparagi di Cilavegna e ai tartufi, in un’area che offre percorsi naturalistici, termali e artistici d’eccellenza.  È questo l’obiettivo che si propongono Terre d’Oltrepò, la  maggiore Cantina sociale della Lombardia, frutto della fusione delle Cantine Sociali di Broni e Casteggio, L’Associazione Strada del Vino e dei Sapori dell’Oltrepò Pavese, il Consorzio dei vini dell’Oltrepò Pavese e L’Enoteca Regionale della Lombardia in Oltrepò.

L’Oltrepò si estende tra Pavia, Alessandria e Piacenza è offre una grande varietà di paesaggi: dalla pianura con i campi a perdita d’occhio, alle colline ricoperte di vigne e per finire la alture coperte di boschi di acacie e querce. Terra di Bonarda, Buttafuoco, Casteggio, Pinot grigio, Pinot nero, Sangue di Giuda dell’Oltrepò Pavese, l’Oltrepò si trova sul famoso 45° parallelo che ospita le maggiori terre viticole del mondo, a cominciare da quelle di Bordeaux.  Ma oltre vitigni (13.500 ettari di vigneto) in Oltrepò si può scoprire una terra paesaggisticamente interessante e ricca di storia, longobarda certo ma non solo. Secondo un’antica leggenda proprio tra i colli pavesi si era ritirato in fuga dagli intrighi dei palazzi londinesi, Edoardo II d’Inghilterra che proprio all’abazia benedettina di Sant’Alessandro di Butrio si dice abbia trascorso in totale isolamento gli ultimi anni della sua vita. Oggi, l’abbazia, circondata dai boschi, è costituita da tre piccole chiese intercomunicanti tra loro (Santa Maria, Sant’Alberto e Sant’Antonio) e offre una magnifica vista sulla natura circostante. Non è difficile immaginare come questo luogo incantato abbia potuto rappresentare un vero e proprio paradiso per esuli in fuga, ex capi di Stato compresi. Sono tanti i percorsi da scoprire in giornata o anche per un’intera vacanza: dalla strada per i vigneti da Stradella a Broni passando per San colombano e prevalentemente e in valle La Versa (un nome id certo evocativo per chiunque ami le bollicine), fino alle colline di Canneto pavese dove maturano le uve croatine (per il Bonarda) e le uve rosse per il Buttafuoco; all’itinerario del grande Fiume che si snoda lungo la zona rivierasca del Po da Voghera a Stradella passando per Lungavilla, patria della zucca Berrettina e del tartufi oltre che del Parco Palustre; al percorso ciclico dell’Alto Oltrepò che parte e finisce a Varzi toccando piccoli borghi ai confini di Liguria, Piemonte ed Emilia.

Il territorio si presta a una piena rinascita dei sensi come testimonia annualmente la manifestazione Oltrepò Oltregusto che per un intero fine settimana porta tra Broni e Stradella, patria terra di cantine e fisarmoniche, il meglio della cucina nazionale e internazionale invitando a riscoprire i prodotti del territorio in una veste che, senza dimenticare la tradizione, possa anche guardare al futuro

A iniziare da Claudio Sadler, titolare dell’omonimo ristorante milanese che proprio a Pavia ha mosso i primi passi da ristoratore rilevando nel 1982  la Locanda Vecchia Pavia. “Io e Oreste Corradi ci siamo prodigati per riportare questo locale in auge, era stato per anni una trattoria rinomata, ma dopo la sua trasformazione si era un po’ seduta. In un paio di anni l’abbiamo fatta rivivere, fino a che Oreste, dopo che io ero tornato a Milano nell’86, ha ottenuto al meritata stella Michelin, in parte mi sono sentito coinvolto, per aver portato a Pavia la stella Michelin, in un modo o nell’altro ho contribuito ai fondamentali per ottenere quel grande riconoscimento. Quindi la città e l’Oltrepò sono entrati nel mio sistema e ho iniziato a conoscere i suoi prodotti i vini e le tradizioni” racconta lo chef. Sadler ha voluto celebrare il legame con Pavia e l’Oltrepò rivisitando una ricetta della tradizione, la zuppa alla pavese.

Per Fabrizio Ferrari, chef a Unico, il legame “è di nascita e discendenza. La mia famiglia viene da un paesino a due km dal ponte di Spessa Po, Costa de’ Nobili che sino alla metà dell’800 era un tutt’uno con San Zenone al Po paese dei cuochi, di Gianni Brera e di ‘un certo’ Gualtiero Marchesi. Ci ritorno appena posso, è il mio luogo della memoria a cui sento di appartenere”. Anche per questo nella Carta di Unico c’è un menù degustazione denominato Pianariva “in onore al grande Gianni Brera, mio compaesano” su cui sono proposti i fondamentali della tradizione del basso pavese e comunque di tutto il territorio.

 

 




Le Bal racconta l’Italia che balla dal 1940 al 2001

Le Bal propone un coinvolgente excursus nell’Italia che balla dal 1940 al 2001. Lo spettacolo, prodotto da Viola Produzione e Tieffe Teatro Menotti, debutta al Teatro Menotti di Milano il 19 ottobre e rimarrà  in scena fino al 29 ottobre per poi proseguire la tournée sul territorio nazionale.  Le Bal nasce da una creazione del Théâtre du Campagnol da un’idea e nella regia di Jean-Claude Penchenat.
Le Bal, l’Italia Balla dal 1940 al 2001, è diretta da Giancarlo Fares con le coreografie di Ilaria Amaldi, percorre a suon di musica la storia del nostro paese, passando per gli eventi salienti che hanno contribuito a plasmarla: la Seconda Guerra Mondiale, la Liberazione, il boom economico, le lotte di classe. Un racconto affidato alla musica, agli attori e ai molti cambi di costume che raccontano il susseguirsi dei decenni, i mutamenti dei colori e lo scoprirsi del corpo.

Le Bal parte da una pista di una balera pronta ad accogliere le coppie che di lì a poco riempiranno la sala. Un luogo d’incontro in cui uomini e donne cercano gli altri, in cui si va a passare i pomeriggi. Uomini e donne che provano emozioni che portano allo scatenarsi di una gara di ballo. Una competizione in crescendo, che porta ad un movimento accelerato e catapulta i personaggi negli anni ‘40.

Da questo punto parte la storia di Le Bal, attraverso una drammaturgia tutta fatta di musica, azioni, suoni e gesti, che accompagnano il susseguirsi dei decenni. Sulle note di canzoni italiane che appartengono alla memoria comune, dal Trio Lescano a Fred Bongusto, da Domenico Modugno a Mina, Gino Paoli, Renato Zero,  Luigi Tenco, Alan Sorrenti, Adriano Celentano,  , Enrico Ruggeri, Franco Battiato, Adriano Celentano e Ornella Vanoni,  si racconta l’Italia che balla dal 1940 al 2001. Lo spettacolo originale nasce dalla mente di Jean-Claud Penchenat, presente come attore anche nella trasposizione cinematografica Ballando Ballando diretta da Ettore Scola.

 




La Sand Art debutta a teatro

L’arte di dipingere immagini in movimento utilizzando la sabbia, o Sand Art, approda al Teatro Delfino di Milano dove, il 18 ottobre, debutta “Ho scritto Italia sulla sabbia”di Eka,  nome d’arte di Erica Abelarto. Lo spettacolo di Sand Art propone un viaggio attraverso il BelPaese, tra opere d’arte e personaggi che hanno fatto grande la nostra storia, città, momenti di costume e accompagnati da musica italiana. Uno show inconsueto che, allo stesso tempo, emoziona e diverte dove lo spettatore diviene protagonista di un viaggio nel BelPaese dal Duomo di Milano, al Palio di Siena, alla terrazza del Commissario Montalbano fino la Fontana di Trevi con Marcello Mastroianni.

La Sand Art ela San Animation, rispettivamente pittura  e arte di animazione sono tecniche che, attraverso la manipolazione di granelli di sabbia e un uso particolare della luce, creano figure animate.  Le immagini sono proiettate su un grande schermo così da permettere allo spettatore di godere un’atmosfera avvolgente e suggestiva.

Eka usa solo le dita e i palmi delle mani per creare le immagini, le trasforma mutandole in altre forme. Subiscono una metamorfosi, in pochi attimi tutto si crea e si distrugge, ogni immagine è persa…..rimane solo nella memoria dello spettatore. Le dita di Eka danzano in armonia con la musica. La sabbia prende forma creando meravigliose storie. Con pochi movimenti della mano l’artista crea un’immagine, ma solo per un momento. Una volta che l’immagine appare pronta viene cancellata e una nuova ne viene creata. Le figure create si trasformano di continuo, evolvono, scompaiono e riappaiono.

 

“Ho scritto italia sula sabbia” -DOVE, COME E A QUANTO

Milano – Teatro Delfino
Da mercoledì 18 a domenica 22 ottobre e da giovedì 26 a domenica 29 ottobre 2017
Feriali ore 21:00 – domenica ore 16:00

Biglietti: 20 euro