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Ambra dà voce al Sessantotto

Ambra Angiolini, Francesco Scianna e Francesco Biscione portano in scena “Tradimenti” commedia di Harold Pinter. La regia è firmata da Michele Placido. Tradimenti debutterà al Teatro Manzoni di Milano il prossimo 12 gennaio e proseguirà con le repliche fino al 29 gennaio. Scritta nel 1978 e ambientata tra Londra e Venezia, questa è una delle commedie più famose di Pinter, premio Nobel 2005 per la letteratura, ed è stata portata sul grande schermo nel 1983, con Jeremy Irons, Ben Kingsley e Patricia Hodge. Si tratta per di più di un testo che nasce da unmo spnto autobiografico dello stesso Pinter che, sposato con l’attrice Vivien Marchant, visse una relazione lunga sette anni con la presentatrice televisiva Joan Bakewell.

La storia procede a ritroso, dal 1977 al 1968. Emma, interpretata da Ambra Angiolini, manager in una galleria d’arte, e Jerry, scrittore e agente letterario, si rivedono due anni dopo la fine della loro relazione. Sono stati amanti per cinque anni, distraendosi dai rispettivi matrimoni in un appartamento preso in affitto, finché Robert, marito di Emma e testimone di nozze di Jerry, costringe la moglie ad ammettere il tradimento, dopo aver sospettato a lungo sulla relazione tra i due. “Con miei attori Ambra Angiolini, Francesco Scianna e Francesco Biscione, abbiamo fatto un gioco, cioè leggerla dall’ultima scena, che si svolge appunto nel 1968, per poi procedere fino al 1977. È chiaro che Pinter si diverte a spiazzare il lettore con il gioco a ritroso, partendo da un dialogo che segna la fine del sentimento che coinvolge i tre protagonisti e che si svolge in un bar nell’anno 1977. Scena che, appunto, segna l’inizio della commedia e che prosegue andando indietro negli anni fino alla bellissima descrizione della festa in pieno stile sessantottino, con alcool e droghe leggere, ambientata a casa di Robert ed Emma, in cui Jerry tenta di sedurre la moglie dell’amico Robert” spiega Michele Placido che poi racconta “essendo stato personalmente coinvolto in quegli anni sessantottini,  la commedia di Pinter mi abbia toccato anche da un punto di vista autobiografico. Ho raccontato agli attori della compagnia di una personale parabola sentimentale e politica e di come quegli amori di gruppo, la libertà sessuale, le prime trasgressioni i furori rivoluzionari siano stati poi, negli anni a venire, traditi e a volte falliti miseramente falliti. La storia di quegli anni parla, e non solo per me, di amori finiti, ma soprattutto di tradimenti politici, ideologici e sociali. Ecco, sì, forse questo testo si può leggere non solo come la fine di una storia d’amore più o meno grande, ma anche come un totale fallimento di un’utopia rivoluzionaria che voleva migliorare e cambiare il pensiero occidentale”.