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A Gardaland arriva l’Oktoberfest

Dal 16 settembre al 1° ottobre, a Gardaland arriva l’Oktoberfest anzi la Gardaland Oktoberfest.

Profumi, sapori, colori, show e momenti di intrattenimento, ispirati al tradizionale festival di Monaco di Baviera, coinvolgeranno anche i piccoli di casa che rimarranno stupiti dalle nuove vesti del Parco. L’atmosfera gioiosa di Gardaland, infatti, unita alle tipiche usanze bavaresi sarà una nuova ed internazionale esperienza tutta da vivere.

Le giornate al Parco avranno inizio con un nuovo e tematizzato Welcome Show durante il quale Prezzemolo ed Aurora si cimenteranno nella tradizionale cerimonia di spillatura di una gigantesca botte posizionata proprio sopra i cancelli di ingresso e dalla quale, finito il corale countdown, cadranno fiumi di coriandoli colorati a segnare l’inizio di una nuova avventura in perfetto stile Gardaland Oktoberfest: O’Zapft is!

Oltre alla consueta vasta offerta di divertimento, il Parco offrirà numerosi appuntamenti musicali per ballare sulle tipiche e popolari note bavaresi grazie a varie bande musicali provenienti dal Trentino e dal Tirolo, e alle Kapuziner Band che animeranno le giornate coinvolgendo grandi e piccini in un vero e proprio viaggio oltralpe.

Alla Gardaland Oktoberfest si potrà trascorrere una giornata di relax e divertimento assaporando buonissimi bretzel abbinati ad una gustosissima birra, circondati dalle innumerevoli bandierine colorate; giganti boccali di birra, tipiche balle di fieno e Alberi della Cuccagna Bavarese.

Ispirandosi al teatro Schicht (attrazione presente all’Oktoberfest in forma permanente dal 1869) il Teatro della Fantasia di Gardaland diventerà, per l’occasione, Magisches Theatre ospitando il mago Alter Ego che con la sua brillante simpatia e coinvolgimento catturerà l’attenzione di tutta la famiglia con uno spettacolo a tema ricco di colori e strabilianti sorprese.

Il Buffalo Stage, invece, sarà caratterizzato da PROST! uno spettacolo presentato da un poliedrico artista in abiti bavaresi capace di unire magistralmente la giocoleria, la magia e la comicità.

Gardaland Oktoberfest sarà anche un viaggio culinario: i più golosi potranno assaporare cibi e bevande bavaresi che andranno a soddisfare ogni tipo di palato, anche grazie a due tipi di Experience pensate ad hoc per l’occasione: Beer Experience e Beer Experience Vip. Inoltre, ogni area del Parco verrà tematizzata: l’area Mammut ospiterà la birra Schmucker accostata a deliziose salsiccette di Norimberga e crauti mentre l’Hacienda Miguel avrà a disposizione birra Messina Cristalli di Sale e Coscette di pollo con salsa alla birra. Birra Ichnusa e panini con speck, centriolini e sanepe saranno disponibili, invece, presso l’Area Buffalo e, per concludere, in piazza Jumanji birra Heineken Especially Brewed for Gardaland e Girella di mele con crema.

Le giornate dedicate all’Oktoberfest riserveranno sorprese fino alla chiusura serale quando, sul palco in piazza Jumanji, Prezzemolo e Aurora vestiranno i panni dell’allora Principe Ludovico e la sua sposa, la principessa Teresa di Sassonia. I due inviteranno tutti gli Ospiti di Gardaland Resort ad unirsi ai festeggiamenti del “Matrimonio Regale” così come il 12 ottobre 1810, in occasione delle nozze dei due, tutti i cittadini di Monaco vennero invitati ad unirsi a ricchi banchetti fra spettacoli e fiumi di birra.

Tutte le informazioni sul sito www.gardaland.it




Only For Pet Lovers: un giorno speciale per cani di piccola taglia a Milano

Domenica 17 settembre, dalle 11 alle 18, nella magica cornice dei Giardini della Guastalla di via Francesco Sforza, uno dei parchi pubblici più antichi della città, avrà luogo Only For Pet Lovers, un evento speciale, totalmente gratuito dedicato ai cani di piccola taglia dove, insieme ai loro amati padroni, avranno modo di passare tanti momenti divertenti e curiosi tra attività glamour, giochi, performance, cultura cinofila, food sostenibili e molto altro.

L’organizzatrice di eventi e nota pr milanese Vanessa Ricci (“mamma” di ben tre mini dog) torna così a proporre con Only For Pet Lovers un nuovo appuntamento appositamente pensato per far vivere loro, in tutta sicurezza, una vera e propria giornata di festa senza timore di incorrere nei rischi oggettivi del confronto, anche giocoso, con gli amici a quattro zampe di mole maggiore solitamente presenti in altre manifestazioni canine

Un’occasione per scoprire, per chi non lo conoscesse, un affascinante angolo verde di 12mila metri quadri in pieno centro, realizzato nel 1555 da Paola Ludovica Torelli, contessa di Guastalla, primo giardino della città ad ospitare un’area cani fin dal 1960 e, dal 1998, ad istituire la libera fruizione per gli amici a quattro zampe di correre liberi, per volontà di Caterina Azzi, presidentessa dell’Associazione Amici della Guastalla (ente che gestisce il parco insieme al Comune). Un’iniziativa pionieristica divenuta successivamente modello per altri parchi/giardini in città.

Ed è anche per questo motivo che Only For Pet Lovers, grazie al suo programma ricco di valori etici e divulgativi, è riuscito ad ottenere il patrocinio del Comune di Milano – Municipio 1, nell’ottica di promuovere e far conoscere questo gioiello nascosto e poco noto anche ai milanesi, concedendolo per la prima volta ad un evento del genere.

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Il programma di attività dell’evento, disponibile sul sito onlyforpetlovers.it, è molto ricco!

Per questo Only For Pet Lovers è un appuntamento davvero imperdibile per tutti i pet parent e per i tanti appassionati di cani di piccola taglia. E’ gradita la conferma di partecipazione scrivendo una mail a info@onlyforpetlovers.it.

In caso di pioggia, l’evento verrà rimandato alla domenica successiva.




Alla Fabbrica del Vapore di Milano apre la mostra TRASFORMARE IL VETRO. NATURA, MATERIA E SOSTENIBILITÀ

Il Comitato Nazionale Italiano AIHV, Association Internationale pour l’Histoire du Verre, partecipa alla Milan Glass Week come partner culturale di VITRUM, Salone Internazionale Specializzato delle macchine del vetro e dei suoi prodotti trasformati per l’industria.

Nelle passate edizioni, il Comitato Nazionale Italiano AIHV ha giocato un ruolo determinante nel far conoscere le collezioni di vetri antichi e artistici custodite nei musei di Milano. Grazie al programma di visite “Le Vie del Vetro” archeologi, storici dell’arte ed esperti di vetri antichi e moderni hanno messo – e mettono anche quest’anno – a disposizione del pubblico la loro competenza, per esplorare a fondo il mondo del vetro del passato.

Questo viaggio ha portato alla scoperta delle collezioni di vetro dei musei milanesi, svelando pezzi straordinari, spesso poco conosciuti, che fungono da autentici scrigni di memoria, che ci portano indietro nel tempo e ci mostrano le prime esperienze del design moderno.

Nell’edizione 2023, il Comitato, in collaborazione con la Fabbrica del Vapore – Comune di Milano, presenta la mostra “TRASFORMARE IL VETRO: NATURA, MATERIA E SOSTENIBILITÀ.” Questa mostra espone le opere di cinque artisti contemporanei che si sono confrontati con il vetro come materia principale, riutilizzando anche oggetti usati o mescolandolo con materiali naturali o artificiali, in un dialogo tra arte e natura che si accentua sul tema della sostenibilità.

La mostra affronta tematiche come il riciclo e il riuso di oggetti, non solo in vetro, il rapporto tra vetro e natura e la commistione di materiali diversi.

Miriam Di Fiore, Giuse Maggi, Leonardo Nava, Lorenzo Passi e Remo Rachini, artisti attivi principalmente in ambito lombardo, hanno selezionato opere che, pur essendo qui parte di un percorso corale, si esprimono in modo originale nel sentire e nel trattare la materia.

Ciascuna opera è il risultato di perizia tecnica e di una profonda comprensione delle capacità trasformative del vetro. In questa esposizione, il vetro, nato dal fuoco come materia fluida che si solidifica e assume il suo colore definitivo solo raffreddandosi, oggetto misterioso e alchemico, si misura con altri materiali.

Le opere in mostra interagiscono con lo spazio industriale della Fabbrica del Vapore, richiamando l’industria e il lavoro umano. Questo dialogo offre spunti di riflessione sull’attualità e sul modo in cui l’arte si esprime attraverso il linguaggio artistico.

Il vetro in questa mostra non è un accidente ma una scelta precisa. Al centro di tutto c’è il concetto di trasformazione: il vetro si trasforma  da sabbia a qualcosa di completamente diverso, mantenendo nella trasparenza, nella fluidità e nel colore le sue cifre più caratteristiche.

Un viaggio espositivo che comincia dalle opere di Miriam Di Fiore e i suoi paesaggi in vetro di straordinaria abilità tecnica, passando alle “Entità” scolpite da Giuse Maggi “sculture morbide” che richiamano il movimento della natura e invitano all’interazione, fino al dialogo di Leonardo Nava tra vetro e natura, senza una reale compenetrazione tra i diversi elementi ma con un contatto e una relazione evidenti, e alle “pelli” di vetro di Lorenzo Passi che rivestono oggetti trasformati dalla natura dando loro nuova vita, fino all’opera di Remo Rachini ispirata all’antica arte del mosaico in vetro.

Gli artisti saranno presenti in mostra nei giorni 6 (Leonardo Nava), 7 (Giuse Maggi), 8 (Remo Rachini) e 9 settembre (Lorenzo Passi) alle ore 18:00, per accogliere i visitatori e illustrare la loro opera.

Fabbrica del Vapore – Milano 

Dal 6 al 24 settembre 2023

info:

www.storiadelvetro.it

www.fabbricadelvapore.org

www.glassweek.it

www.fabbricadelvapore.org




Con la monumentale Tosca di De Ana, l’Arena di Verona anticipa il Centenario di Puccini

Dieci minuti di standing ovation hanno decretato il successo della seconda rappresentazione della Tosca, nell’allestimento di Hugo De Ana, andata in scena lo scorso 5 agosto all’Arena di Verona. Sabato scorso infatti le stelle sono tornate a splendere sopra l’Antiteatro rendendo ancora più speciale l’assolo “E lucean le stelle” per cui Vittorio Grigolo, un ispirato Mario Cavaradossi, ha concesso il bis. Più volte poi, nel corso della serata, l’opera di Giacomo Puccini (il sesto titolo più rappresentato nel corso delle cento edizioni del Festival Lirico anche grazie ad arie memorabili e amate da un pubblico trasversale come la struggente “Vissi d’arte” e  “Recondita armonia”) è stata interrotta da applausi scroscianti da parte del folto pubblico accorso per il Festival del Centenario e, in particolare, per godere di questo allestimento senza tempo portato in scena per la prima volta nell’estate del 2006.

“Questo capolavoro di Puccini, in una produzione classica e leggibile ma sempre mozzafiato, costituisce uno spettacolo ideale tanto per gli esperti quanto per chi viene all’opera in Arena per la prima volta e si inserisce nell’omaggio che Fondazione Arena sta preparando per il centenario di Puccini” – dichiara Cecilia Gasdia, Sovrintendente della Fondazione che preannuncia novità in arrivo proprio in vista della ricorrenza (cento anni dalla morte di Puccini mancato il  29 novembre 1924) protagonista della prossima stagione dell’Opera Festival Arena di Verona.

Il palco dell’Anfiteatro è dominato dalla testa monumentale dell’Arcangelo Michele di Castel Sant’Angelo che incombe, distaccata e implacabile, mentre le sue enormi mani (una con un rosario e una imbraccia una gigantesca spada pronta a calare sui protagonisti) incorniciano la scena su cui si alternano opulenti candelabri, tele, croci e mobili d’epoca. Il dramma, in tre atti, prende vita nell’arco di un’unica giornata (il 14 giugno 1800) nella Roma papalina in tumulto, cupa e opulenta, contesa dai bonapartisti ma controllata dal regime di polizia dello spietato Barone Scarpia, mentre sullo sfondo si odono gli echi della battaglia di Marengo. È una Tosca colossale, teatrale e maestosa in cui l’allestimento è a servizio della psicologia dei personaggi: Floria Tosca, diva dalla forte forte personalità e da grandi contrasti; Cavaradossi artista liberale e il Barone Scarpia, il villain del dramma, a capo della polizia pontificia. Non sopravvivrà nessuno.

De Ana, regista, scenografo costumista e lighting designer, gioca sui simboli per far emergere tutte le pulsioni umane al centro dell’opera: gelosia, brama di potere, sesso, amore, passione, lascivia, ipocrita devozione, onore, amore, viltà e coraggio.

Indimenticabile il fastoso Te Deum che, in una sorta di allucinazione di Scarpia, chiude il primo atto con una processione di vescovi quasi mummificati a cui fanno da contraltare altre figure di ecclesiasti dalle fattezze scheletriche che emergono dalle nicchie della parete di fondo

La seconda rappresentazione di Tosca ha visto protagonisti, diretti da Francesco Ivan Ciampa, oltre a Grigolo, anche il soprano bulgaro Sonya Yoncheva nel ruolo di Tosca e Roman Burdenko in quello di Scarpia. Hanno completato il cast il basso georgiano Giorgi Manoshvili nel ruolo di Angelotti, Giulio Mastrototaro nel ruolo del sagrestano, Carlo Bosi come Spoletta, Nicolò Ceriani  nei panni di Sciarrone, Dario Giorgelè come carceriere e Erika Zaha che, con uno stornello cantato sulle rive del Tevere,  apre l’ultimo atto mentre le campane preannunziano la resa dei conti. In scena infine il coro preparato da Roberto Gabbiani e il coro delle voci bianche A.d’A.Mus. diretto da Elisabetta Zucca.

Repliche il 10 agosto e il 1° settembre

 




L’Aida di Poda domina l’estate in Arena

L’Aida è la regina incontrastata dell’Arena oggi così come nel 1913, quando fu scelta proprio l’opera verdiana per inaugurare la prima stagione dell’Arena di Verona Opera Festival voluta dal tenore veronese Giovanni Zenatello. Lo dimostra il nuovo allestimento dell’Aida firmato da Stefano Poda che ne cura anche scene, costumi, luci e coreografie, scelto per festeggiare le cento candeline del Festival. Una produzione kolossal che si unisce alle 28 già andate in scena in oltre sessanta precedenti edizioni del Festival Lirico per un numero complessivo di rappresentazioni che, a fine stagione, dovrebbe arrivare a quota 750.

A dieci anni dall’Aida meccanica della Fura dels Baus, allestita per il centenario dell’inaugurazione e i duecento anni dalla nascita di Giuseppe Verdi, il Festival propone quindi un’altra produzione ipertecnologica e innovativa per brindare a un compleanno davvero speciale, quello del centenario.

Quello firmato da Poda è spettacolo imponente e stellare tra luci laser, canne luminose, luci led che esaltano il profilo dell’Arena, una palla d’argento sospesa sopra l’Anfiteatro, fumi e una gigantesca mano di metallo, icona della produzione, che si apre e si chiude, crea e distrugge, benedice e uccide chiudendosi inesorabile sui due amanti che invocano la pace. Il pubblico, secondo lo stesso Posa, “si trova davanti a una grande installazione: il moderno non è una rincorsa all’attualità, bensì un salto al futuro”, con “un palcoscenico tecnologico, dinamico, cangiante, sorprendente”.

L’hanno ribattezzata Aida di cristallo perché sono le trasparenze a dominare il palcoscenico, un enorme e avveniristico piano inclinato avvolto da piramidi di luce su cui si muovono i protagonisti del dramma con costumi che riflettono e moltiplicano all’infinito gli effetti luminosi, ma potrebbe essere definita anche un’Aida rock che si discosta solo in apparenza dalla tradizione areniana, traboccante di ori, piramidi e cavalli in scena, per farne emergere pienamente lo stupore da parte degli spettatori. “La storia di Aida è quella di un mondo in guerra che divide in nemici mortali due popoli fratelli e vicini. Ma la stessa opera finisce in un sussurro di pace: un viaggio dantesco, da un inizio infernale a un finale di visione celeste” ha dichiarato Poda commentando il suo allestimento che vuole essere “uno spettacolo interdisciplinare che vuole parlare a tutti”.

Il palco è gremito con cinquecento persone circa in scena tra comparse, mimi, i coristi guidati da Roberto Gabbiani, il corpo di ballo coordinato da Gaetano Petrosino e i protagonisti del dramma verdiano tutti diretti da Marco Armiliato. Una massa che si concentra e si espande nello spazio dell’Arena, palcoscenico e gradinate, muovendosi a tratti anche al rallentatore, avvolgendo i protagonisti e creando grandi immagini scolpite dalle luci.

Protagonista della rappresentazione del 21 luglio è Monica Conesa, giovane soprano cubano-americana. Il tenore coreano Yonghoon Lee è stato applaudito al suo debutto come Radames in  Arena. Il baritono veronese Simone Piazzola ha vestito i panni Amonasro, Olesya Petrova quelli di Amneris, Rafał Siwek quelli del sacerdote Ramfis, Abramo Rosalen quelli del Re egizio, Carlo Bosi quelli del messaggero e Francesca Maionchi quelli della la sacerdotessa.

Repliche: 30 luglio – 2, 18, 23 agosto – 3, 8 settembre 2023




Robert Doisneau: la bellezza delle cose che ci circondano

di Cristina T. Chiochia

Le foto di Robert Doisneau arrivano a Milano dal 9 Maggio 2023 con 130 immagini in bianco e nero e sembrano prendere vita già ad occhi chiusi presso il Museo Diocesano Carlo Maria Martini, in una mostra antologica emozionate in un viaggio sino al 15 Ottobre 2023 in cui si segnalano del foto sugli iconici anni ’50 in Francia in particolare a Parigi davvero interessanti. La mostra, curata da Gabriel Bauret, grazie a i personaggi rappresentanti, in bianco e nero si diceva, intenti a fare “qualcosa”, in una sorta di bolla senza tempo e senza spazio, quasi  a dare vita ad un teatro inedito, come quello umano che emoziona, fa sorridere, meditare. Durante la conferenza stampa quello che si è messo in luce  è non solo di essere di fronte alle foto di uno uno dei più importanti fotografi del Novecento ma anche, come recita il comunicato stampa che questa è una “esposizione, curata da Gabriel Bauret, promossa da Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e prodotta da Silvana Editoriale, col patrocinio del Comune di Milano, col contributo di Fondazione Banca Popolare di Milano e di Fondazione Fiera Milano, ripercorre la vicenda creativa del grande artista francese, attraverso 130 immagini in bianco e nero, tutte provenienti dalla collezione dell’Atelier Robert Doisneau a Montrouge, nell’immediata periferia sud di Parigi“. Una sorta, insomma, di atto d’amore, che, in fondo, la fotografia è, attraverso improbabili personaggi, bambini (spensierati), uomini, donne , innamorati pieni di vita e di passione e personaggi famosi che diventano vere e proprie icone della “sua”città.  Vedere “il lato bello”, insomma della vita, lui che iniziò come pubblicitario e fini per diventare un grande fotografo. Perdersi per le strade di Parigi, come nella vita, osservare la “sua” città  contemporanea e riconoscerne un pò di quelle emozioni umane ora forse un po’ demodè e da secolo scorso e sicuramente, di cui, la recente pandemia da covid, ha un po’ disabituato: amore e vita in strada, dove anche un bacio può dare scandalo e lo si vive quindi con indifferenza, cosi come tra la gente sconosciuta e quella famosa, che sia per il gusto di sentirsi o essere vivi. Lontana la guerra, esplode la vita. In mostra inoltre, anche ritratti di Jacques Prévert, Pablo Picasso (con la celebre foto dell’amico) ed i tanti protagonisti di quegli anni.  Presente alla mostra anche il video documentario biografico della nipote Clementine Deroudille dal titolo Robert Doisneau uscito nei cinema italiani nel 2017 con il sottotitolo “La lente delle meraviglie” ed inoltre, tra i capolavori esposti, anche la  foto del bacio, Le baiser de l’Hôtel de Ville del 1950. Iconica foto che ritrae una giovane coppia che si bacia davanti al municipio di Parigi mentre la gente cammina veloce e distratta. L’opera, per lungo tempo identificata come simbolo della capacità della fotografia di fermare l’attimo, non è stata scattata per caso: Doisneau, infatti, stava realizzando un servizio per la rivista americana Life e per questa chiese ai due giovani di posare per lui. Una mostra voluta da Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e prodotta da Silvana Editore che ne cura anche il catalogo.Un modo per perdersi nella bellezza delle cose che ci circondano, almeno qualche ora.




L’arte come piacere di sentirsi a casa

di Cristina T. Chiochia

Con la mostra L’Ode al Piatto (30 novembre – 24 dicembre 2022) , lo storico Studio Bolzani di Milano, gioiello di Angelo Bolzani che quest’anno celebra il proprio centenario dalla fondazione con una serie di iniziative nel passaggio pedonale di Via Durini (la Galleria Strasburgo, proprio dietro a San Babila), ha offerto durante il periodo di Natale al suo pubblico, un concetto di arte come piacere, in questo caso quello di sentirsi a casa.
E lo ha fatto con una mostra su un oggetto apparentemente semplice: il piatto, appunto, presente in tutte le case.
Una mostra di piatti che, come recita il comunicato stampa sono “realizzati dai più conosciuti e rinomati artisti del ‘900. Le ceramiche presentate, saranno piu di quaranta. I campi di grano di Mario Schifano, i cavalli di Aligi Sassu, le ricche composizioni di Michele Cascella, i volti aggraziati di Ernesto Treccani, le geometrie di Arnaldo Pomodoro, i doppi profili di Remo Brindisi, i paesaggi di Carlo Mattioli, le figure cubiste di Ibrahim Kodra, sono solo alcune delle firme storicizzate che saranno esposte in mostra“. Durante il periodo natalizio insomma, la galleria ha offerto uno sguardo inedito sul “food” visto però non dando importanza al contenuto dei piatti, ma i piatti stessi. Perchè, in fondo, l’uomo è ciò che mangia. Perché non riflettere sull’uomo attraverso le emozioni che suscitano dei piatti proprio in questo periodo di festa? Inoltre tutti d’Autore.
Un viaggio, quello nel secondo piano della galleria dove erano presenti anche molti altri capolavori volutamente in ordine scomposto ma in continuo dialogo con le pareti, dove l’ alimentazione del cibo fisico è connessa all’evocazione della vita emotiva del piatto dipinto e che assume un significato estetico di arte, ma di esplicito richiamo alla “conditio sine qua non ” dove le opere evocano la sensibilità degli artisti.
L’uomo è ciò che mangia.  Ed ecco come una sorta di ritratti, i piatti dipinti come prospettive dell’anima nei diversi aspetti psicologici come quello di Bruno Cassinari che in una ceramica policroma (“prova d’autore”), oppure quello di  Franco Gentilini con il suo “Volto femminile. Piatto che puo’ essere anche in dialogo con quello che puo’ contenere, come aspetto fisiologico, come quello di Saverio Terruso (Pezzo unico) dove la rappresentazione di un piatto di pesci diventa moto accellerato sulla superficie dei colori.
Un viaggio nella “affettività” di un piatto tra abbuffate e trasgressioni umane, ma anche nell’intimità affettiva, religiosa e culturale della società che esprime, come quello di Salvatore Fiume con un nudo di donna ammiccante, o da contro, quello profondamente spirituale di Franco Rognoni.
Concludendo la mostra ha offerto un modo inedito per allontanarsi dalla percezione del piacere fisico del cibo (che un piatto ovviamente può contenere), per immergersi in quello del proprio mondo interiore Un ascolto di sé intenso, che avviene attraverso l’arte dove il concetto di “appetito”, permette agli artisti in mostra di dialogare tra di loro, quasi alla ricerca di un linguaggio nuovo per merito della superficie della ceramica del piatto.
Una mostra che è un’ode al bisogno d’amore, alla ricerca del proprio anestetico naturale, l’arte. Proprio perchè grazie all’arte, avviene spesso il miracolo: eliminare la sofferenza e la profonda insoddisfazione di vivere questi tempi tanto difficili e confusi.
Una scorciatoia? Forse. Ma la bella mostra “Ode al Piatto”  nutre di bellezza estetica in concetto di desiderio e di piacere associato al cibo e lo pone in relazione al piatto, ovvero ciò che da sempre lo contiene, lo accoglie per essere poi gustato. Piatti artistici che sono veri capolavori in ceramica di grandi autori italiani che dipingono sulla superficie del piatto, che diventa accogliente non solo di colori ma anche di arte, in totale equilibrio espressivo, ed in continuo dialogo tra di loro. Arte come piacere. Quello di sentirsi accolti ed “a casa”.



I Light Pila

Pila si accende di rosa per una giornata di raccolta fondi nella lotta contro i tumori al seno.

Save the date! Sabato 4 febbraio torna I Light Pila, la fiaccolata di solidarietà a luci led che quest’anno festeggia la nona edizione.  I Light Pila è un appuntamento che unisce la solidarietà, grazie alla raccolta fondi  a favore della fondazione Susan G. Komen Italia per la lotta al tumore al seno a una serata di festa che illumina di rosa l’intera valle.  Tutte le tre S saranno presenti per l’occasione: sport, spettacolo e solidarietà. Un evento da non perdere anche perchè sabato 4 febbraio è previsto il sole splendente su Pila.

Arrivati con tutta comodità ad Aosta e raggiunti gli impianti di risalita per Pila, a pochi minuti dal centro storico dell’antica Augusta Praetoria, si sale allo ski village allestito nell’area Baby Gorraz a per iscriversi (se non si è già iscritti con le modalità indicate su  pila.it) e ritirare le torce in un parterre animato fin dalle 13.30 con musica, vin brul e thè offerto dalla Pro Loco di Gressan e  Radio DJ. Tra le 16.00 e le 17.00, provvisti delle torce a luci led, si raggiungono le baite in quota dove musica e bevande riscaldano l’attesa fino a quando, verso le 18.00, i maestri di sci daranno il via per la discesa sui cinque percorsi studiati in funzione della propria abilità sulla neve (da la Baraka  il percorso è ritenuto agevole; Chatelaine medio; Societé Anonime de Consommation Impegnativo, Lo Baoutston agevole e Hermitage impegnativo). Tutti possono partecipare alla fiaccolata con torce a luci led rosa con gli sci, lo snowboard e le racchette da neve.

Al termine della fiaccolata immancabile brindisi e festa. Per l’occasione la telecabina su Aosta rimarrà in funzione fino alle 23.  

La donazione/iscrizione, con cui è possibile utilizzare gratuitamente la telecabina per l’andata e il ritorno da Aosta, è di 15 euro per gli adulti (e 8 per i minori di 14 anni accompagnati da un adulto) e lo skipass per chi parteciperà alla fiaccolata è di 35 euro (al posto di 50 euro).  Ad animare la festa sarà Radio DeeJay con la conduzione di Nicola Vitiello, Gianluca Vitiello, DJ Tato e gli Sciattori (Roberto Ciufoli Fabio Ferrari, Max Paiella, Roberta Beta, Heron Borelli Matteo Nicoletta Antonello Liberatore).

Nelle edizioni precedenti (dal 2013 al 2020) I Light Pila ha già raccolto più di 110mila euro con la partecipazione di 10mila  persone, numeri che confermano come l’evento solidale sia entrato nel cuore e nelle tradizioni valdostane grazie anche all’impegno del Consorzio Turistico Espace de Pila, di Pila spa e dei maestri di sci di Pila.

Komen Italia, a cui viene devoluto il ricavato di donazioni e iscrizioni, dal 2000 ad oggi ha investito oltre 23 milioni di euro in 1500 progetti per la salute delle donne.




Il miniaturista Bosch e la possibilità di un altro Rinascimento

di Cristina T. Chiochia

A Palazzo Reale di Milano è stata inaugurata il 9 novembre la grande mostra Bosch e un altro Rinascimento, promossa dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e Castello Sforzesco, e realizzata da 24 ORE Cultura. La mostra è stata curata da Bernard Aikema, Fernando Checa Cremades, e Claudio Salsi e basta sfogliarne il catalogo per vedere che l’intento è appunto quello di testimoniare questo grande lavoro a tre mani, che è stato fatto con molta passione e dedizione sia di ricerca che ti valutazione e monitoraggio. Un catalogo che offre anche spinti insomma su quale sia il significato dell’aver realizzato una mostra del genere, in tutta la sua interezza proprio a Milano per la prima volta e sotto la direzione artistica di Palazzo Reale e Castello Sforzesco, per rendere omaggio al grande genio fiammingo e alla sua “fortuna”, sia per rimandi che per spefici riferimenti, nell’Europa meridionale ed in tutto il mondo.

In un mondo dove non esisteva la distinzione tra arti minori ed arti maggiori, il lavoro di Bosch concentrato nella prima sala , evidenzia come questa distinzione successiva, ai suoi tempi, non esistesse. E che ogni riferimento al suo mondo fatto di miniature, diventi nelle dimensioni grandi di una pala o di un quadro, analogamente slancio per aggiungere e mai togliere qualcosa alla sintesi perfetta del disegno, che, strato dopo strato di colore, diventa forma da assecondare, svolgere, avvolgere con colori e la magia del senso grafico, quasi fumettistico, della sua arte. Bosch insomma come miniaturista “in grande”.

Copiato ed ammirato. Spesso in un mondo onirico e variegato tanto amato dai surrealisti che lo riscoprirono, svolto in modo inedito e dal respiro europeo, in particolare grazie allo stato portoghese e la città di Bruges.

Come recita il comunicato stampa: “l’esposizione di Palazzo Reale non è una monografica convenzionale, ma mette in dialogo capolavori tradizionalmente attribuiti al Maestro con importanti opere di altri maestri fiamminghi, italiani e spagnoli, in un confronto che ha l’intento di spiegare al visitatore quanto l’‘altro’ Rinascimento – non solo italiano e non solo boschiano – negli anni coevi o immediatamente successivi influenzerà grandi artisti come Tiziano, Raffaello, Gerolamo Savoldo, Dosso Dossi, El Greco e molti altri“. Da segnalare poi che  proprio grazie alla collaborazione tra istituzioni italiane, in particolare dell’Ambasciata d’Italia in Portogallo, ma anche dell’Istituto Italiano di Cultura di Lisbona con il Museu Nacional de Arte Antiga, a  Milano e nella mostra di Palazzo Reale è cosi possibile ammirare il famoso “Trittico delle Tentazioni di Sant’Antonio”, opera che difficilmente prima ha lasciato il Portogallo e in Italia per la prima volta in assoluto.

Da Bruges, poi , il celebre “il Trittico del Giudizio Finale” (che originariamente faceva parte della collezione del cardinale veneziano Marino Grimani).
Ma anche altri prestiti europei tra cui quelli  del Museo del Prado  e delle  Gallerie dell’Accademia di Venezia.
Una mostra su Bosch che a distanza di secoli, celebra il celebre miniaturista come pittore di grandi opere dal linguaggio inedito e fantastico, che ha ispirato mondi artistici, ta cui la scultura e che ha lasciato eredi in tutto il mondo.

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Da segnalare anche il prestito di Fondazione Pisa Musei a cui è dedicata addirittura una parete della mostra quando nella sua collocazione pisana è in un anonimo corridoio, nel camminamento verso le mostre temporanee dell’atrio: una creatura mostruosa, femminile, nuda, forse una arpia attribuita ad un allievo di Michelangelo Buonarroti e che originariamente come segnala il catalogo della mostra era presso Palazzo Lanfranchi, forse parte di una fontana. Una donna che si proietta in avanti, con drammaticità e durezza. Una scultura forse concepita per sorprendere, chissà e che lo stesso Pandolfo Titi, autore di una guida settecentesca pisana, colloca nel giardino del Palazzo Lanfranchi come una figura “accovacciata, su un rospo gigantesco” così ben fatta, e tanto al naturale che una, e l’altra paiono vive”. Come appunto gli animali fantastici di Bosh, onirici e magici.



Al cinema la vita di Munch tra amori, fantasmi e donne vampiro

di Cristina T. Chiochia

La sofferenza della vita. La vita che si modella alla umanità. Una vita a cui non volere bene. Ma da testimoniare. Attraverso la pittura. Lo stigma del senso della immoralità e della moralità attraverso la frustrazione “perbenista” in una città chiamata ancora Kristiania e non Oslo. Un vero percorso emozionale il nuovo film di Nexo, il secondo sulla serie sull’arte per quest’anno, in questi giorni al cinema, sul talento ed il genio di Munch.
Dal titolo Munch, amori fantasmi e donne vampiro – elenco dei cinema sul sito ufficiale – tutto quello che di possibile ed immaginabile sul mondo di riferimento di questo pittore, c’è.
Dalle prime esperienze artistiche, al senso che queste esperienze in una città nuova, hanno per Edvard Munch uno dei più grandi artisti del primo Novecento, precursore dell’espressionismo, una immagine nuova ed inedita della sua storia artistica ad un anno esatto dalla creazione del museo cittadino per lui, ad Oslo.
Il film, che è anche una mappatura di comunità attraverso la descrizione fedele di quello che è stato il fenomeno dei Kristiania-bohemen  a Oslo, che è stato non solo un movimento politico ma anche culturale norvegese sin dal1880.
Proprio nella città di Kristiania, l’odierna Oslo appunto, avvenne tutto.
Circa 20 uomini e alcune donne, che si associarono liberamente in stimoli e forme del tutto nuove per i tempi verso un nuovo modo di intendere il mondo e la cultura.
Gli spettatori al cinema dal 7 al 9 novembre 2022 avranno cosi la possibilità di vedere, sul grande schermo quello che il film  Munch, amori fantasmi e donne vampiro,   significa: non solo un documentario  prodotto da 3D Produzioni e Nexo Digital, ma un vero e proprio , un docufilm appunto dove il pittore Munch testimonia i sui amori, reali o possibili o tormentati, fantasmi  di ogni forma e misura e donne vampiro, come le immagini della sua pittura. Un film diretto da Michele Mally che firma la sceneggiatura con Arianna Marelli e che si  è impegnato a gettare come recita il comunicato stampa: “nuova luce su Edvard Munch, un uomo dal fascino profondo e misterioso, un precursore e un maestro per tutti coloro che vennero dopo di lui [….], non esiste al mondo pittore più celebre, eppure meno conosciuto di Edvard Munch. Se il suo Urlo è diventato un’icona dei nostri tempi, il resto della sua produzione non è altrettanto famoso. Ora invece Oslo, l’antica Kristiania, segna una svolta per la conoscenza dell’artista: il nuovo museo MUNCH – inaugurato nell’ottobre 2021 – è uno spettacolare grattacielo sul fiordo della capitale norvegese, pensato per ospitare l’immenso lascito del pittore alla sua città: 28.000 opere d’arte tra cui dipinti, stampe, disegni, quaderni di appunti, schizzi, fotografie ed esperimenti cinematografici. Tutto questo straordinario patrimonio ci offre una visione d’eccezione della mente, delle passioni e dell’arte di questo genio del Nord”. Da vedere al cinema e, perché no, visitare il nuovo museo nella sua patria natale.