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Week end di primavera low cost

Ancora due giorni per organizzarsi un week end con un occhio ai costi. La versione low cost di Italo è un modo, spiega la società, per festeggiare l’8 marzo. Ma ne possono approfittare tutti.

Fino a lunedì 9 marzo alle ore 18.00 è infatti possibile acquistare biglietti di Italo al 50% in meno per organizzarsi un week end  low cost per tutta la primavera. I biglietti infatti potranno essere utilizzati dall’8 aprile fino al 31 maggio.   L’offerta è valida su tutte le tratte e per gli ambienti Smart, eXtra Large e Prima.

Per usufruire della promozione “rosa” occorre inserire, al momento della prenotazione, il codice “MIMOSA50”. Con la riduzione al 50% è possibile acquistare un biglietto, per esempio, sulla tratta Roma–Milano a partire da 14 euro, anziché 28, oppure spostarsi da Milano a Firenze a partire da 9 euro, invece di 18. L’offerta è applicabile solo alla tariffa Low Cost.




E’ il Portogallo la destinazione top per i matrimoni gay

L’amore vince tutto e, in attesa che anche l’Italia si adegui a un mondo in profondo cambiamento, come appunto quello che riguarda le coppie omosessuali, chi può si attrezza e sceglie mete più o meno esotiche per celebrare il proprio amore. D’altro canto…  se l’amore chiama perché non rispondere? Just2! ne ha fatto un vero e proprio business, proponendosi di occuparsi delle pratiche, di trovare accordi con le strutture e puntando sul Portogallo come destinazione al top per i matrimoni gay.

Il Portogallo, oltre ad una legislazione un passo avanti alla nostra, quanto meno su questo fronte,  offre destinazioni da favola con soluzioni a partire dai mille euro a tutte le coppie gay stanche di attendere passi in avanti sul fronte normativo italiano. Alle coppie insomma non resta che decidere la data del giorno fatidico e preparare la valigia.

“Per far fronte al vuoto legislativo italiano sulle unioni gay abbiamo deciso di prendere direttamente accordi con strutture, professionisti  e consulenti legali portoghesi.  Vogliamo così   diventare un riferimento serio, credibile per le coppie che vogliono soluzioni sicure vestite di creatività” ha spiegato Dedi Salmeri, co-fondatore di Just2! Gay Wedding Planner insieme a Franco Bosisio, spiega così l’idea che sta alla base dell’offerta Matrimonio in  Portogallo:

La stessa Lisbona offre l’imbarazzo della scelta per quanto riguarda la location. Dimore storiche,  giardini segreti, eleganti terrazze con vista a 360° della  città oppure, per un evento indimenticabile, l’incantevole Monastero  di São Vincente de Fora, nel cuore della capitale, che   domina la collina dell’Alfama.

In Portogallo è possibile celebrare la cerimonia anche in riva al mare. A  Cascais, ad esempio, deliziosa località a soli 30 minuti dalla capitale, dove l’azzurro cristallino dell’oceano e il bagliore delle spiagge danno vita a scenari mozzafiato.

Per gli amanti delle atmosfere fiabesche,  la parola d’ordine infine è Sintra, un pittoresco borgo immerso nei boschi anche se alla fine davvero a due passi da Lisbona dove sorgono numerosi castelli e ville d’epoca. Non per altro è entrato classificato come nel Patrimonio mondiale dell’Unesco.




50 anni tutti insieme appassionatamente! Tra mito e realtà

“… se sei triste, infelice, e non sai il perché io penso alle cose che amo di più e ritorna il seren per me …” chi non lo ha mai canticchiato, almeno una volta, sentendosi subito dopo un po’ più rilassato? “Tutti insieme appassionatamente”, il film di Robert Wise vincitore di cinque premi Oscar, ha appena compiuto 50 anni e non li dimostra, viene trasmesso almeno una decina di volte l’anno sulle reti pubbliche, di regola sotto le Feste, ed è tra i dvd più venduti. Nel frattempo almeno 600 produzioni l’anno conquistano scene più o meno illustri. La prima in assoluto, allestita nel 1959 da Mary Martin, è stata rappresentata a Broadway 1442 volte. In Italia impossibile dimenticare lo splendido allestimento di Compagnia della Rancia, regia di Saverio Marconi, con Michelle Hunzicker e Luca Ward nei ruoli dei protaginisti, che ha registrato il tutto esaurito per due anni consecutivi. Oggi lo spettacolo viene rappresentato nel nuovo allestimento di Massimo Romeo Piparo, attualmente in tourné, che vede, nuovamente, protagonista, nei panni del generale Von Trapp, Luca Ward e, in quelli di Maria, la promettente Vittoria Belvedere.

Ma cosa c’è dietro la storia di Maria Von Trapp e dei suoi dieci figli. Si tratta di una figura che è ormai entrata, a buon titolo, nella leggenda con tre film (oltre al capolavoro internazionalmente conosciuto con Julie Andrews anche due produzioni tedesche, Die Trapp Familie, Die Trapp Familie in Amerika” del 1956 ), vari libri (tra cui The Story of the Trapp Family Singers pubblicato nel 1949, Maria, my own story del 1957), allestimenti teatrali, dischi e perfino serie di cartoni animati. Un personaggio tuttavia che è stato quasi completamente stravolto dalla “agiografia” di Hollywood. Ma attuale, moderno, che vale la pena di riscoprire.

Maria Augusta Kutschera nasce su un treno diretto a Vienna il 26 gennaio 1905. Orfana di madre, abbandonata dal padre, a tre anni viene affidata ad un lontano e violento zio. Fino a vent’anni Maria frequenta la Chiesa solo per poter ascoltare buona musica gratis, i suoi convincimenti non potrebbero essere più distanti dalla fede cattolica. “Sono tutte storie inventate, vecchie leggende” afferma una giovane Maria. L’incontro con un prete gesuita, tuttavia, la cambia a tal punto che decide nel 1924 di entrare nel convento di Nonnberg di Salisburgo per farsi suora. Ma il destino ha in serbo altre sorprese per Maria. Nel 1926 la madre superiora invia la giovane novizia a casa del barone Georg Von Trapp, un mite capitano della marina austriaca, eroe della prima guerra mondiale in congedo, ad occuparsi di Maria, una dei sette bambini Von Trapp, convalescente dalla scarlattina che aveva ucciso la madre Agate Whitehead..

L’energia di Maria conquista non solo i cuori dei piccoli ma anche quello del capitano che la chiede in moglie nel 1927. Ma Maria non è convinta del passo, ci sono venticinque anni di differenza tra i due. A spingerla, per senso del dovere nei confronti dei piccoli orfani, è, ancora una volta la madre superiora.

Per i bambini è un trauma. Per Georg anche: Maria è una donna energica, dal carattere scostante e irruente, pratica e attiva, costretta a confrontarsi, giornalmente, con il fantasma della prima moglie di cui non riesce a prendere il posto. “I suoi sfoghi di rabbia erano memorabili: si metteva in cima alle scale e gridava, volavano oggetti e sbattevano le porte. Mio padre non sapeva come affrontarla. Anche se dopo un po’ passava tutto” ricorda una delle figlie in un documentario della A&B del 1998. Si tratta di due mondi ancora troppo distanti per trovare un punto di equilibrio, nonostante i tre figli che Maria avrà da Georg.

Non almeno fino al 1932, quando la Austrian National Bank, dove è custodito l’intero e ingente patrimonio della famiglia Von Trapp, fallisce, mettendo così di fronte Georg alla dura realtà: rimboccarsi le maniche per mantenere moglie, dieci figli e il palazzo di famiglia. Ma l’aristocratico Georg non conosce la parola lavoro. Maria, donna concreta con i piedi ben piantati a terra, ha invece qualche idea in più sull’arte di arrangiarsi: inizia ad affittare le diverse stanze inutilizzate del palazzo a professori, studenti e preti della vicina Università Cattolica.

E’ proprio uno di questi ospiti, Padre Wasner che cambia ancora una volta il destino della famiglia Von Trapp scoprendo il talento musicale di tutti i suoi componenti. A parte Georg, chiaramente. Cantare insieme da hobby diventa un vero e proprio lavoro, tant’è che nel 1935 il coro di famiglia vince il premio al Festival di Salisburgo. La fama cresce a tal punto che lo stesso Hitler invita il Coro della famiglia Von Trapp ad esibirsi in occasione della sua festa di compleanno. Ma il Furher fa anche di più: a Georg offre la possibilità di tornare in marina con incarichi di rilievo e al figlio maggiore un posto da primario in un ospedale di Vienna. I Von Trapp rispediscono al mittente tutte le proposte e, una fresca domenica mattina del 1938, preparano gli zaini come per andare a fare un pic nic sulle Alpi e prendono il treno diretto in Italia.

Si apre così un’altra fase per i Von Trapp: quella da rifugiati, senza più titolo, soldi, patrimonio di famiglia, lavoro e neppure cittadinanza. Dall’Italia si trasferiscono a New York Ed è qui che Maria, ancora un volta, dà prova della sua versatilità, contatta e convince i più noti agenti a prendere la famiglia austriaca sotto la propria ala. I primi tempi sono tutt’altro che facili. Il Coro che nel Vecchio Continente aveva raggiunto un’ampia popolarità, negli Usa è solo una famiglia di poveri espatriati, rigidi e formali e con un repertorio limitato ai soli inni religiosi.

Galeotta è una mosca che Maria ingoia durante un’esibizione, situazione che suscita l’ilarità del pubblico e che spalanca le porte del successo alla famiglia anche in America. Maria capisce che la comunicazione con gli spettatori è fondamentale e che un programma musicale meno impegnato è la chiave del paradiso.

E improvvisamente il lavoro sembra piovere dal cielo. I Von Trapp investono i loro risparmi in una magione del verde Vermount che ricorda loro la Patria ormai lontana. E’ il 1942 e la famiglia austriaca non conosce riposo: tournè estenuanti per otto mesi l’anno, affitto delle stanze ai turisti e sciatori, campi estivi canori, organizzazione dei lavori di casa e merchandising vario. Maria una ne fa e cento ne pensa, ma il più delle volte a realizzarla sono i dieci figli e il capitano, il vero punto di equilibrio della famiglia, almeno fino alla sua morte nel 1947.

Maria entra in depressione: vede la famiglia che comincia a sfasciarsi e, senza l’aiuto del marito, non sa più come tenerla unita, obiettivo fondamentale non solo a livello di affetti ma anche di business. I figli ormai grandi rivendicano spazi fino ad allora negati. Rosmarie, figlia naturale di Maria e Georg, tenta la fuga ma riacciuffata viene sottoposta ad elettrochoc. Johanna viene segregata in camera dopo aver annunciato alla madre di volersi sposare. L’unica soluzione è scappare da casa.

È il 1956 e il coro della famiglia Von Trapp si scioglie definitivamente. Inizia la leggenda. Nello stesso anno Maria cede i diritti sulla sua storia ad un produttore tedesco che ne trae ben due film. Tre anni dopo debutta a Broadway il musical che apre le porte al capolavoro cinematografico con Julie Andrews. Per tutti la famiglia Von Trapp rimane quella impressa nelle sequenze del film del 1965, anche per la stessa Maria che, fino alla sua morte, nel 1987, si identifica a tal punto con il suo alter ego cinematografico, da alzarsi durante la scena del matrimonio e percorrere i corridoi dei cinema come se fossero la navata della chiesa di Salisburgo per ricongiungersi ancora una volta con Georg, amato soprattutto dopo la sua morte.




Il gatto: una magia da celebrare sempre

di Annalisa Gimmi –  Sono lì che vivono, silenziosi e vellutati, per le strade delle nostre città. Molti passanti, distratti e frettolosi, non li notano nemmeno, ma loro, i gatti, hanno itinerari che seguono vie sconosciute a noi umani.  La traccia di un odore, la ricerca del cibo, la curiosità per un luogo inesplorato. Non chiedono che di poter vivere. Di poter godere di quel miracolo quotidiano che è muoversi, respirare, dormicchiare in una pozza di sole.

Strana storia, quella dei gatti. Adorati come dei, perseguitati come incarnazioni demoniache. Inquietano con i loro occhi “d’agata e metallo” (Baudelaire), ma sanno conquistare con la loro dolcezza e con la loro eleganza.

Così, anche quest’anno, in molte città italiane il 17 febbraio si è celebrata la loro Festa. Un piccolo riconoscimento che noi umani facciamo a questi animali che ci accompagnano da sempre nelle nostre giornate, regalandoci la loro bellezza.

Forse qualcuno, intollerante per la presenza di rifugi improvvisati, o per gli avanzi di cibo nelle ciotole, o ancora per infondate paure di trasmissione di malattie (per la cronaca nessuna malattia felina può essere trasmessa a gli esseri umani con il semplice contatto) preferirebbe vederli sparire, e vivere in una città impeccabile e senza vita.

Eppure, la loro presenza nelle nostre comunità svolge varie funzioni davvero insostituibili. Prima di tutto,gatti forti e sani sono l’unico vero deterrente nei confronti del proliferare dei topi. Sono le città più vecchie, i palazzi più antichi, le vie che scendono verso i fiumi, il ricettacolo preferito dai temuti roditori. Danilo Mainardi aveva fatto notare, in un articolo di qualche tempo fa sul “Corriere della Sera”, come Venezia, dopo un’intensa campagna di sterilizzazione felina, si sia trovata improvvisamente a dover fare i conti, tra calli e campielli, con un esercito di ombre pelose e musi baffuti ben più minacciosi e, questa volta, seriamente dannosi per la salute pubblica. Né sterminare questi ospiti indesiderati con il veleno può essere una soluzione. A parte l’innegabile crudeltà che questa pratica comporta, potrebbero cadere vittime delle esche anche animali domestici, e mettere seriamente a rischio addirittura la vita dei bambini che si trovassero a giocare in un luogo cosparso di bocconi avvelenati.

Ma la funzione principale del gatto non sta nella sua utilità, ma nella sua bellezza. In molte grandi città, sono diventati una vera e propria attrazione turistica, al pari di monumenti o di spettacoli naturali. A Roma sono stati dichiarati patrimonio bioculturale della città e i turisti, soprattutto stranieri – che hanno spesso una maggior cultura del rispetto animale, li cercano tra le rovine o gli scorci delle vie del centro, per scattare una foto che non sia banale. Che mostri come le zone archeologiche non sono solo un museo a cielo aperto, ma si integrano nella vita.

I gatti hanno inoltre la straordinaria capacità di muovere al sorriso. Sempre. Solo con la loro presenza suscitano buon umore, grazie alle loro espressioni buffe, stupite o soddisfatte. Sono i compagni migliori delle persone anziane o sole. Costringono le “gattare” ad uscire di casa, a restare attive, ad avere uno scopo. E chi accoglie un gatto nella propria abitazione, trova un compagno fedele e affettuoso. Spesso di grande giovamento in caso di problemi depressivi o di riequilibrio in situazioni di inquietudine e di ansia.

Ma poi, perché trovare ad ogni costo una funzione del gatto in rapporto all’uomo? Il gatto, come tutti gli animali, ha diritto alla vita e al rispetto solo in quanto essere vivente. E proprio anche questo è uno degli scopi della Festa del Gatto. Ricordare che tutti gli animali, umani o di qualsiasi altra specie “nascono uguali davanti alla vita e hanno gli stessi diritti all’esistenza”, come recita la Dichiarazione universale dei diritti dell’animale (1978). E che l’uomo “non può attribuirsi il diritto di sterminare gli altri animali o di sfruttarli”, anzi “ha il dovere di mettere le sue conoscenze al loro servizio”.

E quindi grazie gatto, anche perché attraverso la tua festa, nata quasi per gioco, permetti oggi di riflettere sull’importanza della vita in ogni sua manifestazione. E riporti noi umani alla consapevolezza delle nostre responsabilità.

fotografie di Annalisa Gimmi 




In uscita il nuovo album di Madonna. Living for love: “troppo debole” come leading single?

di Matteo Rolando – A sentirla, questa canzonetta orecchiabile pop music, può anche piacere. “I’m gonna carry on, living for love…”, fa il ritornello. “Living for love è un po’debole come leading single”, commenta un fan storico della Signora Ciccone, che durante i suoi tour migra abitualmente in diverse città europee per seguire le performance on stage della regina del pop. Concerti a rotazione, e una cultura molto ampia sulla cantante di Detroit: una fonte attendibile, quando si parla di Madonna.

Canzoni indimenticabili, le sue, entrate a pieno titolo nella storia della musica mondiale, come Vogue (1990), Frozen (1998), Hung up (2005); generi musicali diversi, come il country dell’album Music (2000), o l’impegnato American life (2003); memorabili anche le colonne sonore come Evita (1996) e quella del un film di James Bond “Die another die”(2002). Come tutti sanno, all’attivo numerosi successi e milioni di dischi venduti: “Living for love” è davvero quello che ci si aspettava da Madonna, oggi?

Imminente l’uscita dell’album “Rebel heart” in Italia, il 6 marzo 2015. Dopo la recente performance della star ai Grammy awards di Los Angeles l’8 febbraio scorso, la tesi che Living for Love sia troppo debole come leading single trova conferma nel fatto che il pezzo non sia stato premiato. Rihanna (Feat. Eminem) con la canzone “Monster si è aggiudicata l’award Registrazione dell’anno, mentre Sia con “Chandelier”, Hozier con “Take me to Church” e perfino la giovanissima Taylor Swift con “Shake it off” sono piaciute di più della mitica Madonna, con l’award Miglior interpretazione pop solista. Anche Lady Gaga e Beyoncé premiate, per i migliori album dell’anno (ovviamente in questo caso non concorrevano con quello di Madonna di imminente pubblicazione).

Fan alla finestra, dunque, aspettando l’uscita della compilation. Stratagemmi commerciali per il lancio dell’album innanzitutto l’immagine di copertina: il viso di Madonna cinto da lacci di cuoio pubblicato sul suo profilo Instagram da lei stessa, lo scorso dicembre, accanto ai volti di altri cuori ribelli, coronati da lacci altrettanto neri. Nelson Mandela, Martin Luther king e Gesù del Corcovado di Rio. “Non volevo paragonarmi a loro – ha tuonato sibillina la rockstar – ma solo riconoscere la loro natura di ribelli”. Ultima provocazione per promuovere il suo album, un concorso su Grindr, social network gay, dove la diva promette di chattare on line con i vincitori e di regalarne copie autografate. Negli Stati Uniti scadeva il giorno di San Valentino a mezzanotte, il termine per pubblicare sul network la propria foto del viso cinto dai lacci, proprio come Madonna, aggiungendo l’hashtag #LivingForLove alla propria headline. Grande fermento, dunque per l’uscita di Rebel Heart, soprattutto tra i fan. Può darsi che qualcuno si aspettasse una musica più matura, più impegnata politicamente, meno autobiografica e autoreferenziale: in parole povere, musica un po’ meno commerciale e commerciabile, e non per forza fatta ad hoc per riempire le piste da ballo delle discoteche. Forse quest’album non farà la storia della musica? Potrebbe essere, ma l’autrice resta pur sempre Madonna.




La Nazionale Italiana Cantanti per Umanità dove sei

Saranno Matteo Becucci, Attilio Fontana e Paolo Vallesi, in rappresentanza della Nazionale Italiana Cantanti, a prendere parte alla presentazione del nuovo progetto di Rino Martinez: Umanità dove sei.

Si tratta del risultato di un nuovo soggetto artistico, tra musica, teatro, reportage, racconto e testimonianze, ispirato alla vita del cantautore e missionario laico italiano Martinez. Venerdì 20 febbraio 2015, la Mondadori si trasforma in luogo dove raccogliere testimonianze, raccontare e affermare il diritto alla vita. Insieme a Martinez, anche due cantautori che in questi anni si stanno affermando nel panorama musicale e cantautoriale italiano: Matteo Becucci e Attilio Fontana. I due rappresentano anche il sostegno della Nazionale Italiana Cantanti, di cui fanno parte, da più di 30 anni impegnata nel sociale, che si riconferma veicolo di solidarietà trasversale e interculturale. Insieme a loro sarà presente anche Paolo Vallesi, artista di immenso spessore e sensibilità, da sempre in prima linea nelle iniziative di solidarietà della Nazionale Cantanti. Becucci, da X Factor al musical d’autore, dal musical a Tale e Quale Show, esce di recente con il suo quarto disco: TuttiQuantiMery, un concept album attorno alla figura di una gattara di provincia, simbolo dell’amore per il prossimo. Fontana, da I Ragazzi Italiani, a musical come quello su Padre Pio o la Tosca di Lucio Dalla, oggi al suo secondo album di successo, Formaggio: tanti gli omaggi ai grandi maestri della musica contemporanea, come la Tosca di Lucio Dalla, i motivi di Rino Gaetano o il mondo rarefatto di Rodari.

Con grande umiltà e amore per l’umanità, Martinez è riuscito a coinvolgere e a sensibilizzare artisti, donne e uomini di cultura, per una esperienza che vale la pena condividere nelle scuole, nelle parrocchie, nelle università, nelle comunità e nei luoghi di aggregazione. In 90 minuti, le canzoni, le testimonianze e le immagini di questo spettacolo, accompagnano lo spettatore in un cammino educativo e formativo dove il palcoscenico e la platea s’incontrano e diventano entrambi protagonisti di emozioni e percorsi di vita che conducono al desiderio di pace, legalità, giustizia e amore tra i popoli.

RINO MARTINEZ – Negli anni ’80 ha raggiunto la massima notorietà partecipando al Festival di Sanremo (1982). E’ un umile eroe dei nostri giorni, dal 1998 offre il suo instancabile impegno per la difesa dei diritti umani e per gli ultimi, rifugiati, bambini soldato, bambini di strada e impoveriti della terra. Le sue risorse umane sono sostenute dall’amore sincero e genuino verso il prossimo, con particolare dedizione verso i bambini. Grazie al suo indomabile altruismo, alcuni paesi africani hanno potuto ottenere reti idriche di acqua potabile ma ancor di più è riuscito a far costruire e sostenere orfanotrofi in Congo Con “Ali per Volare”, dal 2007, con risultati eccellenti, è promotore di una campagna di azione sanitaria all’interno della grande foresta equatoriale congolese a favore del popolo più antico della terra “I Pigmei” a rischio estinzione; progetto esteso al popolo Bantou.

PAOLO VALLESI – Cantante, conosciuto per la partecipazione al Festival di Sanremo 1992, nella categoria “Big”, con il brano La forza della vita. Il singolo arriva alla prima posizione dei singoli più venduti in Italia e risulta a fine anno il quindicesimo disco singolo più venduto del 1992. La forza della vita supera il traguardo delle 500.000 copie vendute, vince un disco di platino. Dal 2014, il cantautore fiorentino ripercorre il meglio della sua ventennale carriera in un tour.

ATTILIO FONTANA – Attore, cantante e compositore italiano, Attilio Fontana, dal palco di Tale e Quale Show in cui si è confermato campione della passata edizione, a distanza di sei anni dal suo primo album “A” del 2008, presenta “FORMAGGIO”, il nuovo disco. Ha interpretato il ruolo di Angelotti nella Tosca di Lucio Dalla, è stato protagonista dell’ultimo allestimento di Hair con le musiche di Elisa e la regia di Gianpiero Solari; è stato inoltre direttore artistico e autore in “Actor Dei”, opera incentrata sulla figura di Padre Pio.

MATTEO BECUCCI – Cantautore, nel gennaio 2009, partecipa ad “X Factor”. Nel team di Morgan Matteo si distingue per la professionalità ed espressione canora, che lo portano, piano piano, a raggiungere la vittoria del programma. Oggi Matteo, dopo aver interpretato il ruolo di Giuda nel “Jesus Christ Superstar” di Massimo Romero Piparo e subito dopo una brillante partecipazione a Tale e Quale Show, esce con il suo quarto album: TuttiQuantiMery.

 

LA NAZIONALE ITALIANA CANTANTI

per

UMANITA’ DOVE SEI

Viaggio penitenziale nella foresta congolese

di Rino Martinez

 VENERDI’ 20 FEBBRAIO 2015

MONDADORI, spazio eventi

Via Marghera, Milano

Ore 18.30

 INTERVENGONO

Paolo Vallesi, Matteo Becucci, Attilio Fontana

 presenta Luca Abbrescia

con la partecipazione di Gigi Zini come voce narrante

 INGRESSO LIBERO




Tutti insieme appassionatamente: 50 anni da record

Cinquant’anni portati benissimo. “Tutti insieme appassionatamente” si appresta a festeggiare il primo mezzo secolo dall’uscita nei cinema di tutto il mondo. Era il 2 marzo 1965 quando il film di Robert Wise “The sound of music” (titolo originale di “Tutti Insieme appassionatamente”) uscì per la prima volta nei cinema,  portando alla ribalta la storia (vera) della famiglia von Trapp.

Da allora “Tutti insieme appassionatamente” non smette di collezionare record su record: premi (nominato a dieci premi Oscar ne vinse, nel 1966, ben cinque: miglior film, miglior regia, miglior colonna sonora, miglior montaggio e miglior sonoro), incassi (terzo incasso di sempre nella storia del cinema), numero di trasmissioni in tv (la prima peraltro è decisamente successiva all’uscita in sala del film e risale al 1979 sulla Nbc), record di audizioni per i ruoli dei sette figli von Trapp (oltre 200 bambini provinati, tra cui sono stati scartati Mia Farrow, Leslie Anne Down, Geraldine Chapline, Kurt Russell), celebrazioni in tutto il mondo, rappresentazioni teatrali, concorsi, tour per i luoghi del film (a Salisburgo, dove il film è stato girato, si contano ormai più tour per i luoghi di “Tutti insieme appassionatamente” che per quelli di Mozart) e per quelli della storia reale (negli Usa dove i von Trapp hanno aperto strutture alberghiere), vendite record dell’album ai quattro angoli del globo (si è aggiudicato  il secondo posto tra gli album più venduti in Gran Bretagna di tutti gli Anni 60, una decade non proprio priva di musicisti di prim’ordine), cartoni animati e persino serate karaoke nei cinema che hanno inaugurato le serate-evento Sing a long, formule poi riproposte anche su altri musical.

Non solo. “Tutti insieme appassionatamente” è stato il solo film straniero la cui trasmissione era consentita nell’Unione Sovietica negli anni della Guerra fredda e, a quanto riportano le cronache, in quegli stessi anni la Bcc aveva previsto la trasmissione via radio proprio di “Tutti insieme appassionatamente” in caso di attacco nucleare al suolo britannico. E, ci si può scommettere, non è finita qui.

Le vicende della numerosa famiglia austriaca canterina sfuggita dai nazisti attraverso le montagne per poi sbarcare negli Usa e dare vita ad un coro di successo, era già stata portata sugli schermi dal film tedesco con Die Trapp Familie del 1956 e dal sequel di due anni dopo, Die Trapp-Familie in Amerika, 1958), diretti da Wolfang Liebeneiner e basati sull’autobiografia di Maria Augusta von Trapp del 1949.

L’omonimo musical di Richard Rodgers e Oscar Hammerstein II  è di poco successivo visto che “The sound of music” esce nei teatri americani e inglesi rispettivamente nel 1959 (la prima produzione di Broadway è rimasta in scena per 1.443 performances, vincendo sei Tony Awards, Best Musical incluso) e nel 1961. Ma è solo nel marzo del 1965, che con il successo planetario del film di Wise, la storia della famiglia von Trapp portata sullo schermo da Julie Andrews (nel ruolo di Maria) e da Christopher Plummer (nel ruolo di Georg von Trapp), si trasforma in mito o se si preferisce in un grande classico del cinema e della musica. Zuccheroso forse, pieno di buoni sentimenti di sicuro e con un approfondimento sia del contesto storico sia dei personaggi piuttosto limitato. Ma nonostante tutto questo “Tutti insieme appassionatamente” è ormai entrato nell’immaginario collettivo. Un successo a cui indubbiamente hanno concorso le musiche Richard Rodgers su testi di Oscar Hammerstein II, oltre alle voci dei protagonisti e, per quanto ci riguarda, dei doppiatori (una su tutti Tina Centi “vera” voce italiana di Julie Andrews e non solo per “Tutti insieme appassionatamente”) sui testi tradotti e riadattati da Antonio Amurri.

“Tutti insieme appassionatamente”  è solo ispirato alla reale storia dei von Trapp (d’altro canto la fuga a piedi in Svizzera da Salisburgo suggerita dal film, non è questione di una notte….ma di 200 km e infatti i von Trapp reali si limitarono a fuggire dall’Austria in treno via Italia). La famiglia von Trapp, ironia della sorte, ha potuto godere solo di riflesso del successo del film di Wise, avendo ceduto i diritti sulla loro storia ai produttori tedeschi per i due film girati negli Anni ’50 per 9.000  dollari (equivalenti oggi a 78.070 dollari). Dopo diversi passaggi sul suolo americano (fu la Paramount infatti ad acquisire per prima i diritti dai produttori tedeschi), Twentieth Century Fox si aggiudicò nel giugno del 1960 i diritti per l’adattamento cinematografico del musical già in scena a Broadway per 1,25 milioni di dollari (oggi equivalenti a10 milioni). Non poco…ma considerando gli incassi un vero e proprio  affare visto che, stando alle cronache, è stato proprio “Tutti insieme appassionatamente” a salvare la Twentieth Century Fox dal collasso finanziario determinato dalla produzione di Cleopatra del 1963 che rischiava di mandare in bancarotta la casa cinematografica.

Un anniversario quindi che non può passare sottotraccia. Austria e Usa si stanno preparando alle celebrazioni del film che dovrebbe addirittura tornare nelle sale cinematografiche in una nuova versione restaurata. Negli Usa si parla persino di una crociera a tema per l’anniversario d’oro di “Tutti insieme appassionatamente” mentre a Salisburgo è già fissato per giugno un apposito festival “The sound of music 50th Anniversary Festival.

In Italia intanto l’anniversario di”Tutti insieme appassionatamente” si può festeggiare a teatro con Luca Ward e Vittoria Belvedere, regia di Massimo Romeo Piparo.

Dopo il debutto di successo al teatro Sistina di Roma, il musical che vede in scena la ormai collaudata coppia Luca Ward (già Georg von Trapp nell’edizione con Michelle Hunziker) e Vittoria Belvedere, è in  tournée in Italia.

Ecco i prossimi appuntamenti con “Tutti insieme appassionatamente” a teatro:

CATANZARO 18.02.2015 – 19.02.2015 (TEATRO POLITEAMA)
BARI 21.02.2015 – 22.02.2015 (TEATROTEAM)
ASSISI 27.02.2015 (TEATRO LYRIK)
MONTECATINI 1.03.2015 (TEATRO VERDI)
TORINO 3.03.2015 – 8.03.2015 (TEATRO ALFIERI)
GENOVA 12.03.2015 – 15.03.2015 (POLITEAMA GENOVESE)
BOLZANO 17.03.2015




Lights and shadows: i mondi artistici di Marco Solzi e Stefano Zacconi

di Emanuele Domenico Vicini. Sabato 7 febbraio 2015 è stata inaugurata la nuova mostra della Galleria Graal Spazio Arte di Pavia, con le opere del pittore Marco Solzi cremonese e dello scultore Stefano Zacconi di Pavia.

Una nuova sfida per la gallerista Grazia Fedegari, che ha saputo sintetizzare in un unico percorso espositivo potente, due artisti lontani nelle tecniche e nelle scelte tematiche, ma sicuramente accomunati dalla stessa volontà di instancabile ricerca nelle forme della pittura e della scultura.

A legare i due percorsi, è stata scelto un tema metaforico simbolico, che potesse suggerire una chiave di lettura, forte ed efficace per questo affascinante incontro/scontro di due mondi artistici.

Luce e ombra, come opposti, che fra loro si cercano per attrarsi e respingersi, non sono materia, non sono pietra o metallo, né pigmento o legante, eppure sono i poli fondamentali di ogni pensiero artistico.

Nella costruzione di una forma plastica, lo scultore immagina quale relazione avrà con l’ambiente, con la sua luce e le sue ombre: nella definizione di una superficie dipinta, il pittore intride i colori di chiaroscuro, definisce toni e tinte come progressioni di luce e buio.

Stefano Zacconi, giovane scultore pavese lavora con i metalli e pietre, oggetti dismessi e ritrovati, riportati dallo scultore a vita nuova. La perfezione del loro disegno, la sensazione di armonia che promana dai loro intagli, dalle forme quiete e ordinate, forgiate per una “prima vita” meccanica, ora possono sprigionare una nuova forza evocativa e finalmente assurgere a totem simbolico. Non serve sapere di che cosa siano metafora: lo spettatore ne coglie l’intensità formale, la capacità di divenire al contempo fonte di luce e schermo di ombra, intuizione di un senso altro, come fugace e impalpabile suggestione.

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Il pittore Marco Solzi, che è sempre stato attratto dalla magia della luce (si pensi ai suoi potentissimi chandelier), vive una nuova stagione creativa segnata da un’intensa drammaticità, con colori forti, a tratti cupi, stesi con pennellate nervose, che rivelano un dinamismo e una carica emotiva libera e inarrestabile. Nel suo percorso pittorico metaforico, oltre alla strada dell’informale, costruita su grandi masse di colore incise, segnate e solcate da scuri tratti violenti, compare una nuova figuratività dolente e sofferta, incarnata da figure femminili celate dietro gabbie metalliche. C’è una domanda di vita, di libertà, profondamente radicata sotto la superficie della materia. Luci e ombre qui giocano una partita drammatica, si scontrano e si sovrappongono, le une solcando le altre.

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I poli dialogici che nelle opere di Zacconi guidano verso l’intuizione del senso delle forme scolpite, nelle tele di Solzi squarciano il velo che nasconde il dolore dell’esistenza umana.

LIGHTS AND SHADOWS

Mostra personale di Marco Solzi e Stefano Zacconi

dal 7 al 22 febbraio 2015

GRAAL SPAZIO ARTE

corso Garibaldi 28 Pavia

info@graalspazioarte.org




Il Lago dei Cigni On Ice trasformerà il Teatro Arcimboldi in pista da ghiaccio. Ecco come

Per “Il Lago dei Cigni On Ice” dall’11 al 15 febbraio, il Teatro Arcimboldi di Milano si trasformerà in una pista di pattinaggio. Un evento unico nel suo genere portato in scena dalla compagnia australiana di pattinatori (ben 26!!!) The Immperial Ice Stars http://www.imperialicestars.com/swan-lake-on-ice A costo di disperdere un po’ la magia di una simile trasformazione, ecco spiegato come il palco del teatro Arcimboldi, in poche ore, si trasformerà in una grande pista di pattinaggio.

LA METAMORFOSI DEL PALCOSCENICO DEL TEATRO ARCIMBOLDI DI MILANO IN UNA GRANDE PISTA DI PATTINAGGIO

La trasformazione del palcoscenico del Teatro degli Arcimboldi per “Il Lago dei Cigni On Ice” in una grande pista di pattinaggio che sarà parte del sorprendente spettacolo de Il Lago dei Cigni On Ice.

Per trasformare il palco di un teatro in una temporanea pista ghiacciata deve essere rispettata una tabella di lavoro rigorosa in modo che la pista sia pronta in tempo per l’orario delle prove alle ore 17.00.

Il lavoro, al Teatro Arcimboldi, inizia il giorno precedente lo spettacolo alle ore 7.00 del mattino, quando i tecnici arrivano in teatro e iniziano lo scarico di due tir di 14 mt. con l’aiuto di 18 tecnici locali.

Più nel dettaglio, l’allestimento della pista di pattinaggio al Teatro Arcimboldi di Milano, inizia con la realizzazione della base e dei bordi che sono fatti di legno impermeabile e compensato rinforzato. Sul palcoscenico del teatro viene costruita una sorta di vassoio gigantesco della dimensione di 16 mt. x 16 mt. La fase successiva è la più delicata: vanno posti 15 km di tubature all’interno dello spazio e collegati ai collettori che sono poi distribuiti attraverso la base del vassoio e fissati. E’ importante che la distribuzione delle tubature sia estremamente precisa perché, in caso contrario, delle sezioni della pista non si congeleranno.

Dopo aver completato il lavoro sul palcoscenico del Teatro Arcimboldi, i collettori vanno collegati alle unità di refrigerazione esterne al teatro e si comincia a riempire il sistema con una miscela di glicole (antigelo) e acqua.

Una volta che questa miscela inizia a circolare nei tubi la temperatura viene abbassata a -15 gradi. Per velocizzare il processo saranno prima poste 4 tonnellate di granella di ghiaccio, che faranno da base. Sopra a tale base fredda sarà dunque sparsa la miscela che verrà ghiacciata.

Si raggiunge questo punto intorno alle 18.00 del giorno precedente allo spettacolo.

Per tutta la notte e per tutto il giorno successivo (giorno di spettacolo) la pista di pattinaggio viene spruzzata ogni 15 minuti fino ad ottenere circa 7 centimetri di spessore che pesa 14 tonnellate. Si arriva così alle ore 15.00 del pomeriggio di spettacolo quando inizia la fase finale di preparazione della pista per ottenere una superficie completamente liscia per le prove e lo show, dopo solo 34 ore dall’inizio dell’allestimento.

La temperatura della superficie è costantemente monitorata giorno e notte per tutto il periodo di permanenza in teatro. Inoltre, sia durante l’intervallo che dopo ogni replica dello show, con acqua calda viene sciolto un primo strato di ghiaccio per poterlo ricreare assolutamente liscio: ciò è fondamentale per permettere ai pattinatori di esibirsi.




Il Piccolo Principe rivive al Teatro Barclays

Il Piccolo Principe è pronto a conquistare il Teatro Barclays di Milano. Dal 31 gennaio e fino a metà maggio ogni sabato e domenica mattina alle ore 10.30 adulti e bambini saranno condotti per mano nel meraviglioso mondo de “Il Piccolo Principe”.

Da un’idea di Chiara Noschese, che ne cura anche adattamento e regia, prende vita la rivisitazione teatrale de “Il Piccolo Principe”, testo autobiografico nato dalla penna di Antoine De Saint–Exupéry nel 1942 e pubblicato nel 1943. Considerato uno dei libri più letti al mondo, pur essendo semplice e adatto ai bambini, contiene in realtà tematiche complesse e offre piani di lettura differenti che partono dalla fiaba e dall’educazione sentimentale, per arrivare alla poesia fino alla psicologia e alla filosofia. Nonostante la sua ricchezza e molteplicità di argomentazioni è rivolto a tutti e la semplicità del linguaggio utilizzato esalta in pieno e rende chiaro il pensiero dell’autore.

Dal libro al teatro

L’autore Antoine De Saint-Exupéry, nello spettacolo è il pilota Antoine, qui interpretato dall’attore-cantante Gipeto, che è anche unico attore in scena. Tempo e luogo sono decontestualizzati ma entrando in sala riconosciamo un deserto, una stazione di servizio ormai da tempo abbandonata, bidoni, chiavi inglesi, pneumatici, oggetti funzionali al racconto, sullo sfondo un vecchio hangar e un uomo. Un uomo solo, perso, al limite delle proprie forze, un uomo dall’aspetto forte ma interiormente fragile e sopraffatto dalle prove della vita. Un uomo che ha sete, fame, è solo, ha paura e, come il Piccolo Principe, desidera tornare a casa. Una casa dove lo aspetta non una rosa ma probabilmente una donna, una famiglia.
Antoine e Il Piccolo Principe sono la stessa persona, un’unica cosa, lottano nelle difficoltà, nel deserto che altro non è che la solitudine interiore, e proprio quando si trovano in difficoltà fanno appello l’uno all’altro, imparando l’uno dall’altro.

Non è uno spettacolo didascalico, non intende facilitare l’apprendimento del testo, il suo scopo è far vivere al pubblico un’esperienza reale conducendolo dentro la storia e sollecitandolo con domande, suoni e immagini.

I valori indicati nel romanzo sono gli stessi dello spettacolo e sono da non dimenticare: godere della bellezza, prendersi cura dell’amore, coltivare l’amicizia, non perdere la speranza.

Il linguaggio, come anticipato, visti i tempi, è un linguaggio diverso, effetti sonori e giochi di luci, ci portano in un’altra dimensione, il lato poetico e filosofico sarà supportato da una comunicazione semplice e diretta così da tenere viva l’attenzione dei bambini.

«L’essenziale è invisibile agli occhi », dice la volpe. “Non si vede che con il cuore”

Il Piccolo Principe è fra le opere più celebri del XX secolo e tra le più vendute, attualmente è stato tradotto in 257 lingue e dialetti, e in numerose lingue esistono varie versioni del libro.

Chi difende le lingue rare, in via di scomparsa, utilizza la versione del Piccolo Principe come mezzo per la difesa della lingua. Il testo di Saint-Exupéry è stato pubblicato in lappone, tzigano o quechua.

Il Piccolo Principe è il testo ideale per l’insegnamento delle lingue ed è stato adottato nelle scuole di molti paesi, tra cui il Marocco e il Giappone, per lottare contro l’analfabetismo.

Essendo trascorsi ormai settanta anni dalla morte dell’autore, in Italia ogni opera di Antoine Saint-Exupéry, compreso Il Piccolo Principe, diventa di pubblico dominio.

Ogni editore italiano può ora pubblicare la sua versione di uno dei libri più venduti di tutti i tempi, stanno già uscendo infatti tantissime edizioni.

Poiché sono scaduti i diritti, arriva anche il film, naturalmente d’animazione. La regia è di Mark Osborne, che con John Stevenson aveva già diretto Kung Fu Panda per le Dreamworks nel 2008. Il film del Piccolo Principe uscirà in Francia nell’ottobre 2015 e in Italia nel gennaio 2016.

Prezzi dei biglietti

Bambini € 12
Adulti € 18
Nonni accompagnati da almeno un bambino € 15,50