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Tornano gli Oblivion ed è subito festa

Tornano gli Oblivion con una nuova e scintillante edizione de “The Human Jukebox” che promette di far scatenare l’intera Milano fino al 29 marzo. Lo show, ogni sera diverso, grazie a “mashup”,  parodie e battaglie musicali su richiesta del pubblico,  è in scena al Teatro Leonardo da Vinci.

Dai Ricchi e Poveri alle leggende del rock fino  rapper, da Ligabue ai cori Gospel, da Morandi ai Queen, passando da Al Bano fino al Volo, in un flusso di note infinito prende vita per una esperienza folle e mai ripetibile. Nessun cantante potrà sentirsi al riparo da questo articolato mangianastri umano che mastica le note e le digerisce in diretta in modi mai sentiti prima. Gli Oblivion hanno dato nuova vita alla “satira musicale” e con il loro repertorio praticamente infinito sono pronti ad affrontare sfide sempre più difficili a colpi duetti impossibili e canzoni strampalate. Nessuno spettacolo sarà uguale al precedente.

La magnifica cinquina degli Oblivion è composta da Graziana Borciani, Davide Calabresi, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda e Fabio Vagnarelli. Gli Oblivion  si incontrano nel 2003 a Bologna dove iniziano a frequentare (ma solo virtualmente) una serie di maestri eccellenti come il Quartetto Cetra, Giorgio Gaber, i Monty Python fino a creare un loro stile originale che mescola modernità e tradizione, vintage e attualità. Trascorrono anni intensi spesi nel teatro di rivista e nei musical, poi nel 2009 diventano notissimi al grande pubblico grazie al loro video su YouTube “I Promessi Sposi in 10 minuti”, ancora oggi una vera e propria icona.

 

DOVE COME E A QUANTO

OBLIVION THE HUMAN JUKEBOX dal 13 al 29 marzo
Teatro Leonardo da Vinci di Milano – Via Ampère 1, Milano
Biglietti da 25,80 euro. Dalle 20.30

Il tour degli Oblivion prosegue in altre tre tappe:

10-11 aprile – VIGEVANO (MI) – Teatro Cagnoni
12 aprile – CONCOREZZO (MB) – Teatro San Luigi
dal 18 al 21 aprile – GENOVA  – Teatro della Corte




Sonia Bergamasco interpreta Il Ballo della Némirovski

Questa bambinetta, questa mocciosa venire al ballo, figurarsi…Aspetta un po’, bella mia, ti farò passare io tutte le idee di grandezza…Ah, credi di fare il tuo debutto in società l’anno prossimo! Chi ti ha messo questi grilli per il capo? Sappi, mia cara, che io ho cominciato soltanto adesso a vivere, capisci, io, e che non ho intenzione di avere tra i piedi una figlia da marito…
(I. Némirovski, Il ballo)

Antoinette, la ragazzina protagonista del romanzo breve Il Ballo di Irène Némirovsky, è una quattordicenne, figlia di una coppia di ebrei arricchiti, vessata e umiliata dalla madre, che la esclude da un sontuoso ballo, che dovrebbe sancire la consacrazione sociale della donna. E Antoinette allora si vendica molto crudelmente.

Sonia Bergamasco interpreta questa favola nera della Némirovsky, spietata come può essere la storia della scrittrice, morta ad Auschwitz, odiata da una madre egoista e narcisista, che le sopravvivrà e finirà serenamente la propria vita a Nizza, in Francia.

Questa storia – dice la Bergamascoraccoglie cinque voci essenziali: la madre, la figlia, il padre, l’istitutrice e la vecchia cugina. Una storia di vendetta e disamore. Attraverso lo sguardo di Antoinette, la figlia adolescente, cerco negli specchi le figure di un teatro che sonnecchia nelle pieghe del quotidiano. Cerco il teatro di un bambino solo che costruisce il suo mondo perché il mondo conosciuto (quello degli adulti) non è bello e non gli piace. La storia di Antoinette è molto più di questo. È la presa di coscienza del rispecchiamento umano e feroce di due donne, madre e figlia. È l’arma di vendetta di una scrittrice che sempre, in ogni sua opera, ricorda e non perdona. La scrittura come arma, scoperta molto presto da Irène, proprio contro quella famiglia, quella madre che non aveva saputo amarla. È anche una dichiarazione d’amore nei confronti della letteratura, del libro come oggetto e come cura, della lettura come invenzione di mondi e materia sediziosa. Così il Piccolo Principe, ma anche Cenerentola e Biancaneve si affacciano da questi specchi e affondano lo sguardo sul presente. Gioco, vita, storie e destino”
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Teatro Franco Parenti – Sala Tre
17-25 marzo 2018

Il ballo
racconto di scena ideato e interpretato da Sonia Bergamasco
liberamente ispirato a “Il ballo” di Irène Némirovsky

disegno luci Cesare Accetta
scena Barbara Petrecca
costume di scena Giovanna Buzzi
produzione Teatro Franco Parenti / Sonia Bergamasco

Biglietti

intero: platea 23,50€
; convenzioni > 18€
over 65/ under 26 > 15€
+ diritti di prevendita

Info e biglietteria

via Pier Lombardo 14
 – tel. 02 59995206
 – mail: biglietteria@teatrofrancoparenti.it

Tournée
2 marzo – 3 marzo Spazio Kor – ASTI
6 marzo – 11 marzoTeatro Gobetti – TORINO




La corte del gusto

di Angelo Collura – Alle porte di una metropoli come Milano si fermano tante cose, anche alcune testimonianze di un’epoca risalente ad oltre 200 anni fa.

Sicuramente degno di nota il ristorante Antica Posta a Corsico, dove i proprietari con un imponente lavoro di recupero hanno ridato splendore ad una delle 147 poste a cavallo della Lombardia.

Un cortile in stile lombardo, una vecchia mangiatoia e un abbeveratoio che richiamano alla mente un tempo lontano fanno da cornice ad un susseguirsi di piatti che soddisfano gli occhi ed il palato.

Lo sforzo è evidente, ma lo è soprattutto il risultato. Una cucina attenta a risaltare le tradizioni, un servizio impeccabile e preparato non solo sulle pietanze, ma anche sulla storia di un luogo così suggestivo.

Alla porte di una città proiettata al futuro, rimane un posto dove ritrovarsi con gusto.

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Billy Elliot in tour riparte da Milano

Torna Billy Elliot, il musical prodotto da PeepArrow Entertainment e da Il Sistina, diretto e adattato in italiano da Massimo Romeo Piparo.

Dal 15 marzo lo spettacolo rivelazione delle scorse stagioni ripartirà in tour dal Teatro Arcimboldi di Milano.

Billy Elliot il Musical promette nuove emozioni grazie a un cast rinnovato: Tancredi Di Marco, Davide Fabbri e Matteo Valentini, tre giovanissimi allievi dell’Accademia il Sistina, vestiranno i panni del giovane e grintoso ballerino capace di realizzare il suo sogno di danzare. I tre giovani protagonisti sono pronti a portare sulla scena tutto l’entusiasmo e la creatività della loro giovane età.

Sul palco con loro troviamo Sabrina Marciano, acclamatissima nel ruolo di Mrs. Wilkinson, Elisabetta Tulli e per la prima volta Eleonora Facchini, tre artiste dal grande talento, protagoniste del musical Mamma Mia!, il più grande evento teatrale della stagione. E ancora: Luca Biagini nel ruolo del padre Jackie Elliot; Cristina Noci nel ruolo della nonna; Donato Altomare, nel ruolo del fratello Tony; una strepitosa orchestra dal vivo e un cast di 30 straordinari performer coreografati da Roberto Croce.

Lo spettacolo, basato sull’omonimo film di Stephen Daldry, con le musiche pluripremiate di Elton John, vede alla direzione musicale il Maestro Emanuele Friello, alle scene Teresa Caruso, ai costumi Cecilia Betona e all’impianto luci Umile Vanieri.

La passione per la danza, la tenacia e la fiducia in se stessi sono i cardini di una storia straordinaria, che ha conquistato il cuore del pubblico di ogni età. Billy è un ragazzo che per amore della danza sfida anche l’ottusità di un padre e un fratello che vorrebbero diventasse pugile. A far da sfondo alla sua avventura, che ha nutrito sogni e speranze di intere generazioni di talenti, l’Inghilterra dell’era Thatcher, con le miniere che chiudono e i lavoratori in rivolta, ma anche il mondo della danza, fatto di poesia e di faticose ore di prove. Come in ogni grande storia, ad accendere le emozioni ci pensano grandi valori come l’amore, la determinazione, la voglia di farcela, ma anche l’amicizia tra adolescenti, che riesce a far superare ogni discriminazione di orientamento sessuale.

BILLY ELLIOT – IL MUSICAL

www.billyelliot.it
www.ilsistina.it
www.peeparrow.com

TOUR ITALIANO

MILANO – dal 15 al 25 marzo 2018 Teatro Arcimboldi
ROMA dal 6 al 22 aprile 2018 Teatro Sistina
IMOLA dal 25 al 29 aprile 2018 Teatro Stignani
MESTRE dall’8 al 13 maggio 2018 Teatro Toniolo
MODENA dal 15 al 16 maggio 2018 Teatro Pavarotti




Andrée Ruth Shammah porta in scena Cita a ciegas

Andrée Ruth Shammah firma la regia di Cita a ciegas, un thriller appassionante, un avvincente intreccio di incontri apparentemente casuali dove violenza, inquietudine e comicità serpeggiano dentro rapporti d’amore.

La regista milanese si è innamorata subito di Cita a ciegas, il testo più rappresentato al mondo di Mario Diament, famoso scrittore e drammaturgo argentino.

La trama. Un uomo cieco è seduto su una panchina di un parco a Buenos Aires. È un famoso scrittore e filosofo – chiaramente ispirato all’autore argentino Jorge Luis Borges – che era solito godersi l’aria mattutina. Quella mattina, la sua meditazione viene interrotta da un passante: da qui una serie di incontri e dialoghi svelano legami tra i personaggi sempre più inquietanti, misteriosi e a tratti inaspettatamente divertenti.

Come Borges, che crebbe parlando e scrivendo in inglese e spagnolo e visse in diversi paesi, Diament è uno scrittore interculturale, un emigrato e un esule che scrive della e sull’Argentina, sull’identità e l’isolamento, come fece il grande poeta argentino.

Con la messa in scena firmata da Andrée Ruth Shammah, Cita a ciegas viene presentato per la prima volta in Italia.

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Cita a ciegas
(Appuntamento al buio)

di Mario Diament
traduzione, adattamento e regia di Andrée Ruth Shammah
con Gioele Dix, Laura Marinoni, Elia Schilton, Sara Bertelà, Roberta Lanave

Teatro Franco Parenti
6 – 29 marzo 2018

Date e orari
Martedì , venerdì h 20.00 (venerdì 9 marzo h 20.30); mercoledì 19.30; giovedì h 21.00; sabato h 20.30; domenica ore 16.00; lunedì riposo

Biglietti

intero: prime file biglietto unico 38€; I e II settore 30€; III settore 23,50€
convenzioni (escluso prime file) > 21€
over 65/ under 26 (escluso prime file) > 18€
+ diritti di prevendita

Info e biglietteria
Biglietteria
: via Pier Lombardo 14
02 – tel. 59995206
 – mail biglietteria@teatrofrancoparenti.it




La Famiglia Addams al Teatro Nuovo di Milano

Come sempre ho voluto fare un po’ mio anche questo spettacolo, l’ho personalizzato per renderlo più divertente, con un ritmo serrato tutto botta e risposta e con un carattere da cartone animato” dice così il regista Claudio Insegno alla conferenza stampa di presentazione del suo nuovo lavoro, il musical La Famiglia Addams. È una nuova produzione di Lorenzo Vitali in scena al Teatro Nuovo di Milano dal 9 al 25 marzo.

Rivivono così sul palco i personaggi creati da Charles Addams negli anni Trenta e resi famosi dall’omonimo cartone animato, da una serie tv di grande successo e da due film sul grande schermo con attori del calibro di Raul Julia e Anjelica Houston.

Nei panni di Gomez Addams, il capofamiglia, troviamo Gabriele Cirilli. “ Se vi chiedete perché ho scelto Gabriele – dice Insegno – la risposta è una sola: perché è un attore”. Gabriele Cirilli ha infatti un curriculum teatrale di tutto rispetto e, tra l’altro, proprio quest’anno festeggia i suoi 30 anni di carriera tornando in scena, come al suo esordio, con un musical. “Ho iniziato 30 anni fa con Il desiderio preso per la coda di Pablo Picasso – dice Gabriele – Mi sono reso conto di avere una grande responsabilità per questo nuovo spettacolo quando ho visto appeso in giro il manifesto dello spettacolo con il mio nome. Ma non sono il protagonista, tutto il cast lo è, sono tutti grandi professionisti”.

Sul palco con Cirilli troviamo infatti grandi artisti del musical italiano: Jacquline Maria Ferry, la gelida moglie Morticia, Lucia Blanco e Alfredo Simeone, nei panni rispettivamente di Mercoledì e Puglsley, i figli Addams, Umberto Noto, zio Fester, Annamaria Schiattarella, Nonna Addams, Filippo Musenga, Lurch, Andrea Spina, Mal Beineke, Giovanna D’Angi, Alice Beineke, e Luigi Fiorenti, Lucas Beineke. L’Ensemble è composto da Simone De Rose, Greta Disabato, Federica Laganà, Maria Carlotta Noè, Daniele Romano e Eus Santucci.

La regia è di Claudio Insegno reduce dal successo di altre produzioni targate Teatro Nuovo come Spamalot e Hairspray, Musical che hanno conquistato pubblico e critica. Le coreografie e le musiche portano la firma rispettivamente di Valeriano Longoni e del M° Angelo Racz. Musica e liriche sono di Andrew Lippa, il libretto è di Marshall Brickman e Rick Elice.

La famiglia Addams racconta una storia originale, che in realtà è l’incubo di ogni padre. In un’enorme e fatiscente villa di stile vittoriano, decisamente sinistra, vive una ricchissima famiglia: la Famiglia Addams, appunto. La primogenita Mercoledì, la principessa delle tenebre, è ormai diventata una piccola donna e come spesso accade nell’adolescenza, si è innamorata di un giovane ragazzo, dolce, intelligente, cresciuto in un’ordinaria, famiglia rispettabile. Spaventata dalla possibile reazione della madre, Mercoledì decide di confidarsi con il padre Gomez che si vede costretto a fare una cosa che non ha mai fatto in vita sua: mantenere un segreto alla sua amatissima e fascinosissima moglie, Morticia. Tutto procede tranquillamente fino a quando improvvisamente qualcuno decide di imbastire una cena di gala per il fidanzato della giovane.

La famiglia più eccentrica e macabra del mondo diventa così una sorta di metafora al contrario delle più comuni abitudini della famiglia media americana, restituendocene con ironia, brivido surreale e un divertimento assicurato un’immagine che non si può dimenticare e non amare.




“Tutte a casa” un testo dedicato a tutte le donne

Paola Gassaman, Mirella Mazzeranghi e Paola Tiziana Cruciani portano in scena “Tutte a casa” al Teatro San Babila di Milano dal 6 all’11 marzo, un testo dedicato a tutte le donne e che racconta il travagliato ingresso nel mondo del lavoro (ancora oggi declinato al maschile) delle donne italiane.  Un racconto per celebrare la festa della donne dell’8 marzo, festeggiando e riflettendo sui passi fatti in cento anni di rivendicazioni e su quelli ancora da compiere per rompere il cosiddetto soffitto di vetro

Infuria la Grande Guerra e l’Italia è impegnata nel terribile conflitto che miete vite, giovani e meno giovani, dalle trincee del Carso ai picchi delle Dolomiti. Mentre gli uomini sono al fronte, molte donne per arrotondare il magro bilancio familiare, accettano le offerte di lavoro che piovono dalle imprese, i cui ranghi sono rimasti sguarniti a causa della coscrizione dei propri dipendenti. Improvvisamente  le donne escono dalle case e s’improvvisano tranviere, operaie, impiegate.

“Tutte a casa” si concentra quindi sull’ingresso delle donne nel mondo del lavoro: un primo e imponente approccio, destinato all’epoca a non avere immediate conseguenze sul piano sociale, una volta terminato il conflitto, ma che di certo accelerò la presa di coscienza di molte donne. E – pur non dimenticando la tragedia sullo sfondo- lo fa nei toni della commedia e del sentimento, in una pièce dolce-amara tutta al femminile.

Margherita, una ricca signora dell’alta borghesia milanese il cui marito imprenditore è stato preso prigioniero dagli austriaci, decide di imbarcarsi nella difficile avventura di tenere in piedi l’azienda di famiglia, produttrice di autocarri. Un’avventura in cui è sostenuta da altre quattro donne. All’inizio Margherita si tuffa nell’impresa con la leggerezza con cui frequenta i salotti dell’alta società; ma andando avanti si ritrova a sfidare l’ostilità di un mondo prettamente maschile in cui tutti le sono contro: i colleghi, i politici, la stampa e persino i sindacati. In un crescendo di ostacoli da superare nel tentativo di salvare l’azienda, le cinque donne si confrontano fra loro e imparano a costruire un diverso modo di rapportarsi, declinato al femminile e ispirato ai valori della solidarietà umana e delle reciproca comprensione; e scoprono, ciascuna di se stessa, doti e aspirazioni che nemmeno pensavano di possedere.

Ma un bel giorno la guerra finisce e gli uomini tornano a casa, chi dal fronte, chi dalla prigionia. E il ripristino della normalità, una normalità tutta maschile, rappresenta per le nostre un brusco risveglio…

 




Gianfranco D’Angelo in “Quattro donne e una canaglia”

Quattro donne e una canaglia di Pierre Chesnot arriva in scena al Teatro Nuovo di Milano per due soli appuntamenti, il 3 e il 4 marzo. La commedia adattata da Mario Scaletta annovera la presenza sul palco di un cast d’eccezione: Gianfranco D’Angelo, Barbara Bouchet, Corinne Clery e Marisa Laurito. Alla regia Nicasio Anzelmo.

La storia è quella di Walter, anziano e scatenato latin lover che, nonostante l’età, si divide tra l’attuale consorte, l’ex moglie e un’amante francese. A turbare la precaria quiete delle tre donne è il nuovo giovane amore di Walter, la sua seconda amante trentacinquenne. Una sorta di harem che Walter ha saputo gestire fino ad ora attraverso bugie ed equivoci che si sveleranno la sera del suo compleanno, quando tutte le sue donne si troveranno per la prima volta insieme. Cosa riuscirà ad inventarsi per uscire dai guai?

Un’incalzante serie di situazioni surreali e divertenti, fanno sì che protagonista della scena sia la risata.




Copenaghen di Frayn in scena a Pavia

La Compagnia di Umberto Orsini, a diciotto stagioni dalla prima messa in scena italiana, porta nuovamente sul palco il testo dello scrittore inglese Michael FraynCopenaghen”. Il testo viene riproposto con gli stessi interpreti “originali”: Umberto Orsini, Massimo Popolizio e Giuliana Lojodice.

Il testo affronta un tema spinoso: il cruciale rapporto tra scienza e politica durante la seconda guerra mondiale. Tutto nasce da un episodio che non ha mai trovato una spiegazione: il repentino e furioso allontanamento tra due scienziati fisici nucleari, Niels Bohr, il maestro, e Werner Heisenberg, l’allievo. Cosa era accaduto tra i due? Forse una accesa discussione nata da differenti punti di vista rispetto al rapporto tra nuove scoperte e Nazismo.

Frayn immagina un incontro tra i luminari in una dimensione atemporale che si trasforma in una dissertazione di valore universale sui dubbi morali riguardanti gli studi di fissione nucleare e le possibili catastrofiche applicazioni. Nel settembre 1941 il fisico tedesco di origine ebrea Werner Heisenberg si recò a Copenaghen a colloquio con il suo maestro Niels Bohr. Questo accadde proprio mentre la capitale nordeuropea era occupata dai Nazisti e si stavano effettuando studi sulla costruzione della bomba atomica. La visita di Heisenberg mirava a convincere il maestro a passare dalla parte nazista? Oppure Werner voleva semplicemente avvertire l’altro scienziato che Hitler stava progettando la costruzione della bomba atomica? Voleva sabotare il Dittatore o più banalmente non aveva avuto l’intuizione per preparare l’ordigno? Non c’è risposta a questi interrogativi: la storia ci racconta solo che in seguito Niels Bohr di trasferirà in Inghilterra e poi negli Stati Uniti per far parte alla costruzione delle bombe che vennero lanciate su Hiroshima e Nagasaki.
A fare da moderatrice tra i due fisici si pone Margrethe, la moglie di Bohr.

I tre personaggi del testo è come se fossero particelle di atomi che provano a dare un senso alle loro vite, vittime di quella indeterminazione caratteristica delle faccende umane. L’autore sottolinea così una corrispondenza tra il principio fisico di indeterminazione – teorizzato da Heisenberg e che sostiene l’impossibilità di comprendere con certezza tutto ciò che riguarda il comportamento di un oggetto fisico – e l’indeterminatezza del pensiero e del comportamento umano.

La regia è di Marco Avogadro che ambienta lo spettacolo in uno spazio scenico che ricorda un’aula universitaria di fisica. Il valore della parola viene amplificato dai tre interpreti, tre grandi attori, che sanno mettere in luce le rispettive sfaccettature psicologiche: Massimo Popolizio interpreta con passione l’inquietudine di Heisenberg, Umberto Orsini dà forza e spigolosità al fisico danese e Giuliana Lojodice, che interpreta Margrethe moglie di Bohr, è una moderatrice pacata a tratti cinica.

Copenaghen

di Michael Frayn
regia Mauro Avogadro

con Umberto Orsini, Massimo Popolizio e con Giuliana Lojodice

dal 2 al 4 marzo 2018

Teatro Fraschini
Corso Strada Nuova, 136 – Pavia

Biglietteria: aperta dalle 11 alle 13 e dalle 17 alle 19 (da lunedì a sabato). Telefono: 0382/371214

Acquisto online su www.teatrofraschini.org

Tutti i prezzi sono pubblicati sul sito www.teatrofraschini.org

Riduzioni per scuole e studenti universitari.




Riccardo III, Shakespeare come un videogioco

Riccardo III di Corrado d’Elia è lo spettacolo da vedere di questa stagione teatrale milanese troppo spesso appiattata sulla facile condiscendenza verso il pubblico. È Shakespeare ovvio ma niente paura: lo spettacolo dura un’ora, si segue perfettamente pur senza avere alcuna conoscenza della Guerra delle due Rose che ha attraversato il Quattrocento inglese (e che, per l’appunto termina con la sanguinosa battaglia in cui Riccardo III, ultimo erede della casata di York, perde la vita sul campo di  Bosworth) e, grazie a una resa scenica e grafica (a firma di Chiara Salvucci) elegante, stilizzata e di sicuro impatto, è tutto fuorché scontato.
È un Riccardo III allestito come un vero e proprio video game con tanto di punteggio per ogni completamento dei diversi livelli che conducono al “game over” e musica celebrativa ad ogni passaggio di livello in livello. Un allestimento geniale considerando che proprio Riccardo III, così come dipinto da William Shakespeare, sembra il malvagio burattinaio che scala i vertici della corona inglese attraverso sottili giochi di astuzie, intrighi, lotte di potere e crudeli ricatti (è passato alla storia per aver imprigionato e, presumibilmente, ucciso i due principini nella Torre!), salvo poi essere sommerso dallo stesso clima d’odio da lui generato e, lasciato solo da tutti, morire sul campo di battaglia senza possibilità di vie di fughe (“Un cavallo! Il mio regno per un cavallo!”).
E, d’altro canto,  i confini storici non servono quando protagonista della scena è la brama di potere oltre ogni pudore che assimila il Riccardo III di Shakespeare ad ogni altro tiranno politico o di impresa gravato dalla stessa ansia di raggiungere i propri obbiettivi, abbattendo ad uno ad uno gli ostacoli in vista del “game over” e piegano alla propria volontà le “pedine” sul campo . La paura, l’odio, il sospetto e l’ambizione. L’allestimento mette a nudo i sentimenti primari al di fuori di qualsiasi contesto storico o geografico.
A condurre il gioco è quindi Riccardo III stesso, una mente diabolica che saltando di livello in livello dirige, complotta, seduce e uccide, in una progressione vertiginosa fino al “game over” finale, tra luci psichedeliche che sottolineano i disegni geometrici disegnati sul palco quasi tramutato in scacchiera e una musica incalzante che scandisce, inesorabile, i diversi momenti del dramma. È il Big Generator, la mente diabolica assetata di potere e di gloria, capace di desiderare tutto, il grande virus che conduce il gioco, manovrando il joystick di un videogame dove tutti alla fine, nemici e complici, risultano uguali pedine da abbattere o conquistare, a servizio della propria ambizione.
Per il pubblico si tratta di un’esperienza intesa, in cui cui sono i sentimenti e le contraddizioni del potere a occupare la scena più che i semplici personaggi del dramma Shakespeariano, una quadro indimenticabile sospeso tra incubo e realtà.

 

  SAVE THE DATE

Dal 20 febbraio al 4 marzo 2018
MTM Teatro Litta, corso Magenta 24, Milano
RICCARDO III
 
adattamento e regia di Corrado d’Elia
 con Andrea Bonati, Raffaella Boscolo, Marco Brambilla, Giovanni Carretti, Paolo Cosenza, Corrado d’Elia, Gianni Quillico, Chiara Salvucci, Antonio Valentino
ideazione scenica e grafica Chiara Salvucci
produzione Compagnia Corrado d’Elia

biglietti: 24 euro