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Kings – Il gioco del potere. Prima nazionale al Teatro Tertulliano di Milano dal 5 al 22 novembre 2014

Potere, corruzione e tradimento: Kings, drammaturgia originale tratta dall’Enrieide di Shakespeare, condensa in un unico spettacolo l’inarrestabile corsa verso il potere della monarchia inglese.

Sette attori in scena, l’ambientazione in un cantiere postmoderno, costumi che accompagnano il percorso dello spettacolo, dal medioevo fino all’epoca contemporanea. Sono questi gli elementi di uno spettacolo che vuole parlaredell’Inghilterra del XIV secolo alla luce del nostro tempo.

Riccardo II, Enrico IV, Enrico V diventano gli emblemi di una parabola storica irrefrenabile: se con Riccardo II la monarchia è emanazione divina e caposaldo intoccabile, con Enrico IV ed Enrico V il potere si sgretola e conduce ad una nuova concezione che trova fondamento sul consenso del popolo.

Lo scorrere della storia dalla legge al caos, dall’ordine al disordine, il gioco tragicomico del potere, che si ripete sempre uguale, inframmezzato da battaglie, incoronazioni, sacrifici di nuovi capri espiatori, ma anche una storia di padri contro figli, di uomini contro donne. Il potere si sfalda nella sua ripetizione. I toni diventano grevi e il mondo si appallottola e diventa una grande abbuffata. La corruzione dilaga. Così come oggi gli scandali del Mose e dell’Expo rimettono al giudizio del popolo l’operato della politica, la trasformazione del potere nell’Inghilterra del XIV secolo passa attraverso crimini e flussi di denaro. Cambiano i re, ma non la sostanza delle cose. Il salvatore di oggi sarà il capro espiatorio di domani.

Uno spettacolo dal forte impatto visivo, che travolge lo spettatore in una girandola di trasformazioni, in cui la parola di Shakespeare si incarna in un cast di attori versatili, impegnati a interpretare più personaggi che sono funzioni delle dinamiche politiche che si ripetono inesorabilmente nel flusso della Storia. L’adattamento drammaturgico condensa in un unico spettacolo un’epopea ricchissima di evoluzioni, con l’intenzione di cogliere l’universale delle relazioni di potere e di scolpire tre figure di monarchi costretti a responsabilità enormi e combattuti tra volontà e necessità.

Lo spettacolo è ambientato in un fitto reticolato di ponteggi, scale, assi e cavalletti metallici (scenografia di Giuseppe Scordio e Saverio Assumma), che vanno a costituire un cantiere, che si rivela ben presto essere un cantiere sterile, che non costruisce niente, un insieme di ponteggi abbandonati come le Grandi Opere che la politica mette in piedi senza mai riuscire a portarle a termine. Una struttura per definizione incompiuta, dove le scale non conducono da nessuna parte, come nelle opere di M. C. Escher.

Un forte significato simbolico assumono i costumi (sartoria Streghe & fate), cui è demandata la funzione di raccontare il passaggio delle epoche, dal Medioevo di Riccardo II, dominato da dinamiche di potere legate al codice d’onore, al rispetto della cavalleria e di alcune regole ferree fino all’epoca di Enrico V, che sembra la nostra contemporaneità, dove la politica è marketing e la leadership è team building.

La tragedia si trasforma gradualmente in commedia e finisce miseramente in farsa.

Kings – Il gioco del potere.

Da Riccardo II, Enrico IV ed Enrico V di William Shakespeare

Drammaturgia di Michelangelo Zeno

con Giuseppe Scordio e Piero Lenardon, Angelo Donato Colombo, Enrico Ballardini, Federica D’Angelo, Martino Palmisano, Paolo Grassi

Regia di Alberto Oliva