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Stefano Duranti Poccetti – Per una nuova Commedia dell’Arte. Nuovi intrighi e nuove maschere

La Commedia dell’Arte  è parte integrante della nostra cultura,  uno dei patrimoni teatrali più importanti, oggi apparentemente dimenticata o spesso incompresa nella sua natura ed essenza. Eppure, ad una più attenta analisi, essa sembra essere sempre viva e attuale. Viene da chiedersi, quindi, come si può riproporre la Commedia dell’Arte ai giorni nostri?

Ce lo racconta Stefano Duranti Poccetti, laureato in Discipline letterarie, artistiche e dello spettacolo alla facoltà di Lettere e Filosofia di Arezzo (Università degli Studi di Siena), giornalista e traduttore, con il suo bellissimo libro Per una nuova Commedia dell’Arte. Nuovi intrighi e nuove maschere (Edizioni Akkuaria), opera adottata recentemente in una importante università americana, la Middlebury Language Schools di Vermont.

Come nasce Per una nuova Commedia dell’Arte. Nuovi intrighi e nuove maschere?


La pubblicazione è del 2017. Ho sempre amato il teatro ed i miei primi tentativi letterari sono stati proprio teatrali. Poi, per un lungo periodo, ho scritto prevalentemente poesia e nel 2017 sono arrivato al testo citato. Non so proprio da dove tutto sia scaturito: pura ispirazione, voglia di scrivere commedie, di divertirsi scrivendo, perché il bello di scrivere commedie è proprio questo, che si riesce a volte a sorprendere se stessi e a strapparci un sorriso.

Quali potrebbero essere i nuovi intrighi e le nuove maschere di cui parli?
Partiamo dalle maschere. All’interno di questo libro ho posto anche un piccolo dizionario di personaggi da me inventati. Ci sono, solo per citarne alcuni: il Politico Corrotto, Il Mafioso Caduto in Fallimento, il Notaio Napoletano, l’Uomo Vicino al Suicidio. Non credo che abbiano bisogno di presentazioni e che già i nomi dati siano già abbastanza evocativi. Questi e altri danno vita a nuovi intrighi dal carattere a tratti comico, a tratti tragico, proprio perché c’è l’intenzione, attraverso la commedia, sì di far ridere, ma anche di far riflettere e piangere intimamente su temi e personaggi che dovrebbero rispecchiare problematiche sociali ed esistenziali.

Nel libro, oltre a presentare e auspicare una nuova teoria teatrale, proponi alcuni testi per la nuova Commedia dell’Arte, uno di questi è “Città comica, città tragica”. In cosa consiste?
“Città comica, città tragica” è la prima pièce della raccolta e se non ricordo male anche la prima che scrissi, proprio perché possedeva in sé tutti gli elementi della mia idea di Nuova Commedia dell’Arte. Innanzitutto, assistiamo al gioco tra comico e tragico e troviamo qui alcuni dei personaggi principali. Abbiamo il perfido Politico Corrotto che non riesce a conquistare la più bella del paese: Isabella appunto (gioco di parole), e così si avvale dell’ausilio del Mafioso Caduto in Fallimento, che però fallisce tutti i suoi stratagemmi. Isabella è innamorata del timido Misantropo e alla fine i due riusciranno a stare insieme, dopo tante peripezie. All’interno della commedia si assiste nel finale al ritorno della più famosa delle maschere della Commedia dell’Arte, vale a dire Arlecchino, che rimetterà ordine alla vicenda. Particolarità della mia ideazione sta anche nella scenografia, la quale rappresenta la città in cui sono ambientati i fatti e che non cambia mai durante la messinscena. I personaggi la abitano simultaneamente, senza entrate e uscite. In questo modo vivono di volta in volta le diverse zone della città, ma le altre intanto rimangono vive e i personaggi in quel momento non chiamati alla recitazione accompagnano il dramma con gesti e movimenti.

Nel “Manifesto per il Ritorno della Commedia dell’Arte”, contenuto nel libro, auspichi un teatro che non tenga conto della televisione e che non sia autoreferenziale. In che modo può avvenire questa emancipazione?
Non è propriamente una emancipazione, è un tornare indietro per migliorarsi. Una volta chi faceva teatro poi poteva fare televisione, oggi spesso è il contrario e questo fa sì che la qualità si venga a perdere (vi svelo un segreto lettori, non vado quasi più a teatro, perché non si possono proprio vedere gli attori che recitano col microfono, non essendo in grado d’impostare la voce. Negli ultimi anni ho preferito andare all’opera, lì dove la qualità è indispensabile – e non nego che per la mia Commedia dell’Arte un po’ di spunti dalla lirica li ho presi, in particolare per quanto concerne la creazione di atmosfere e stereotipi.)
Trovo inoltre che, sì, oggi quello che vediamo in scena sia autoreferenziale, scusami la parola, non so se qui possiamo dirla, ma spesso e volentieri si assiste a masturbazioni artistiche, se mi consenti. Questi due elementi, mancanza di qualità e autoreferenzialità, hanno allontanato un certo pubblico dal teatro e questo è un peccato.

La pandemia ha colpito molto duramente tutto il settore dello spettacolo e forse con particolare forza il mondo del teatro. Secondo te questa può essere un’occasione di rinascita? Come?
Semplicemente ricercando sulla qualità. Nei momenti difficili non c’è tempo per i compromessi e per le manfrine. Ora più che mai bisogna puntare sulla meritocrazia e sull’innovazione!

Perché la gente non andava più a teatro prima della pandemia?
Credo di averti risposto nella domanda precedente: per mancanza di qualità e anche a causa di un teatro troppo autoreferenziale. Cosa potrei aggiungere a questo? Forse potrei imputare qualcosa anche alla scuola. A volte vengono organizzati progetti in cui si portano i ragazzi a teatro, e questo è bello, il problema è quello che si porta a vedere, di norma un mattone di teatro sociale quasi ducumentaristico (oddio, quanto lo odio, vi prego, mettetelo al bando, ci bastano i documentari televisivi!). Portate i ragazzi a vedere una bella commedia di Molière, di Eduardo o di Goldoni e vedrete che si appassioneranno al teatro!

Per acquistare il libro:




Trionfa la commedia brillante La Sposa Conveniente al Teatro Villa

di Giuliana Tonini – La compagnia teatrale Pasticcini & Fragole ha sfornato una nuova prelibatezza: la commedia brillante La Sposa Conveniente, andata in scena il 16, il 17 e il 22 novembre al Teatro Villa di Milano.

Ideata, scritta, diretta e interpretata da Evita Paleari, la ‘capocomica’ della compagnia, La Sposa Conveniente è la storia dei tre fratelli Taylor, Dorothy, Bartholemy e Dave, rampolli di una nobile famiglia inglese caduta in disgrazia economica, che stanno per essere travolti dai debiti lasciati dal loro defunto padre. A mali estremi, estremi rimedi: i due maschi pensano bene di sistemare la sorella col vecchio e donnaiolo, ma ricchissimo, conte Sheppard. Salvo poi pentirsi di tanto cinismo e cercando quindi di rimediare, fino a offrirsi di sostituirsi alla sorella per tenere a bada l’eccessiva vitalità del vecchio conte.

Due ore di puro divertimento, con gag esilaranti, battute scoppiettanti  e con un finale che cita il film Il matrimonio del mio migliore amico. Bravissima Evita Paleari nel ruolo di Dorothy e letteralmente da urlo Marco Berna e Alessandro Oteri nei panni dei due fratelli en travesti. Senza tralasciare, naturalmente, la bravura di Loredana Agosta, interprete della governante Grace, di Mauro Maggioni, il temuto conte Sheppard, che appare per pochi minuti alla fine, ma conquista subito la scena, e di Aurora Cecchettin, il fantasma della dolce mamma Taylor che ogni tanto appare recitando in rima.

La compagnia teatrale Pasticcini & Fragole è attiva da sedici anni. Formata da attori non professionisti, è nata come gruppo di genitori che metteva in scena le fiabe per i propri figli della scuola dell’infanzia Cristo Re in zona Villa San Giovanni a Milano, ed è cresciuta nel corso del tempo in numero e in qualità.

La vulcanica Evita Paleari è anche scrittrice e, nel 2018, ha pubblicato il libro Per fare la segretaria devi avere le scarpe adatte, edito da Albatros, autobiografia autoironica sulla sua pluridecennale esperienza di segretaria di direzione in una delle aziende più importanti d’Italia.

Il ricavato della replica del 22 novembre è stato devoluto interamente in beneficenza a favore di African Dream Onlus, organizzazione no profit, fondata dai coniugi Vincenzo Baggio e Antonella Benigna, presenti in sala, che si occupa di sostenere progetti educativi e sanitari in Uganda e Zambia. 

Informazioni e contatti

Pagina Facebook: Pasticcini & Fragole




Con “Due figlie, tre valigie”, riparte il Teatro San Babila

Con “Due figlie, tre valigie”, riparte la stagione del Teatro San Babila di Milano che, dal 2013-2014, è diventato anche teatro di produzione con la Compagnia del Teatro San Babila. Proprio come questa frizzante commedia di Claude Magnier diretta da Marco Vaccari, in cartellone fino al 17 novembre, e che ha tutti i presupposti per ripetere il successo parigino. Nella Ville Lumière infatti la commedia “Due figlie, tre valigie” è andata in scena ben 600 volte.  Sul palco milanese Marino Zerbin, Elisabetta Cesone, Marco Vaccari, Stefania Pepe, Gianni Lamanna, Giulia Marchesi, Lornzo Alfieri e Sara Caprera la girandola di comici equivoci che ruota attorno a “Due figlie, tre valigie”. Il testo scritto per il teatro da Claude Magnier (titolo originale: Oscar)  ha ispirato due versioni cinematografiche: una francese, con un irresistibile Luis De Funès nel 1967  e la più recente con Sylvester Stallone e Ornella Muti del 1991.

Christian Martin, modesto contabile in una azienda molto importante si presenta una mattina a casa del suo principale Bertrand Barnier per chiedergli un aumento in quanto intende sposarsi. Martin gli rivela anche di avere fatto qualche discutibile manovra sul bilancio aziendale. La richiesta del ragioniere coglie impreparato l’uomo che scopre ben presto di essere vittima di una sorta di ricatto al quale è costretto a piegarsi. La sorpresa è ancora maggiore quando Martin chiede a Barnier proprio la mano della figlia. Ma ecco che improvvisamente irrompe nella storia la giovane Jacqueline che chiede di vedere l’imprenditore.  La ragazza dice di essere innamorata di Christian Martin e di avergli mentito spacciandosi per la figlia di Barnier. Travolto dagli eventi Barnier è nella confusione totale. Egli si rende conto a questo punto che Martin non è innamorato di sua figlia Colette. In bilico fra tracollo economico e beghe sentimentali il povero, si fa per dire, uomo d’affari vede popolato il suo delirio da dipendenti dimissionari, un personal trainer tutto muscoli e poco cervello, una moglie un po’ svanita.

Dal 21 novembre  sempre sul palco del Teatro San Babila di Milano, sarà in scena “Non sparate sulla mamma”, commedia diretta da Marco Rampoldi e scritta da Carlo Terron; seguono “Che disastro di commedia” (dal 17 al 22 dicembre); “L’ascensore” (dal 7 al 12 gennaio), con Luca Giacomelli Ferrarini, Elena Mancuso e Danilo Brugia;  “Un grande grido d’amore” (dal 21 al 26 gennaio) di Josiane Balasko, v con Barbara De Rossi; e ancora, dal 13 febbraio “La coscienza di Zeno” presentato da Corrado Tedeschi; “Maria Callas Masterclass” (17-22 marzo) con Mascia Musy (17-22 marzo) e, di nuovo con la   Compagnia del Teatro San Babila,  “Colto in flagrante” di Derek Benfield, spettacolo in cartellone anche la notte di Capodanno.

Sugli spalti del Teatro San Babila di Milano torna poi anche l’operetta  con la Compagnia di Operette Elena D’Angelo. In scena “La Vedova allegra, “Ballo al Savoy”, “Al Cavallino Bianco” e “La Principessa della Czarda”. Torna anche, con  l’Associazione Musica in Scena, la Stagione Lirica con quattro titoli: “Rigoletto”,  “Il Barbiere di Siviglia”,  “Cavalleria Rusticana” e  “Tosca”.

 

DOVE, COME E A QUANTO

“Due figlie, tre valgigie”
TEATRO SAN BABILA DI MILANO
Corso Venezia, 2/A – 20121 Milano – Tel. 02 798010

Dal 5 al 17 novembre
martedì – giovedì – venerdì – sabato ore 20.30
mercoledì – sabato – domenica ore 15.30

BIGLIETTI da euro 12 a euro 27

 

 




Veronica Pivetti è Viktor und Viktoria

Veronica Pivetti torna sul palco con VIKTOR und VIKTORIA, la commedia ispirata al film di Reinhold Schunzel, al Teatro Nuovo di Milano dal 15 al 24 marzo. In scena con lei Giorgio Borghetti, Yari Gugliucci, Pia Engleberth, Roberta Cartocci, Nicola Sorrenti, diretti da Emanuele Gamba nella versione originale di Giovanna Gra.

Quando la crisi colpisce il mondo dello spettacolo anche gli artisti Il devono aguzzare l’ingegno per sopravvivere. Così Viktoria, talentuosa cantante disoccupata nella Berlino degli anni Trenta, si finge Viktor e conquista le platee, scatenando però, con il suo fascino androgino, curiosità e sospetti. 

Una commedia che, con leggerezza, arriva in profondità: tra battute di spirito e divertenti equivoci, infatti, critica una società bigotta e superficiale, molto simile alla nostra, che giudica solo dalle apparenze. 

In una Berlino stordita prima dai fasti e poi dalla miseria della repubblica di Weimar un’attrice di provincia, Susanne Weber, approda in città spinta dalla fame e in cerca di scrittura. Il freddo le ha congelato le membra, e anche il cuore non è rimasto illeso. L’incontro con un collega attore, Vito Esposito immigrato italiano, sembra cambiarle la vita. E mentre la città subisce gli umori delle nascenti forze nazionalsocialiste di Hitler in lotta con gli spartachisti dell’estrema sinistra, Susanne e Vito s’immergono negli eccessi della vita notturna weimeriana. La coppia condivide fame, scene e battute e, alla fine, si scambieranno anche sesso ed identità! Ed è per proprio per l’affamata ditta che Susanne si sacrifica e diventa Viktor und Viktoria, cioè un acclamato ed affascinante en travesti, anche grazie all’aggiunta di un colorato, buffo e stravagante fallo di cotone che diventa l’emblema del loro piccolo grande segreto. Viktor und Viktoria viene acclamato in tutti i teatri d’Europa. Una brillante compagnia capitanata dalla caustica Baronessa Ellinor Von Punkertin in cui spiccano Lilli Shultz, buffa e biondissima ballerina di fila di cui Vito è innamorato e un attrezzista dai modi bruschi e obliqui, Gerhardt miete successi ovunque. Ma, tornati a casa per l’ultima recita, un incontro fatale con il fascinoso conte Frederich Von Stein sfiorerà il cuore gelato di Susanne. Purtroppo, anche il conte ha un segreto e la liaison si complica. E, mentre a Berlino la situazione politica degenera precipitosamente, la nostra protagonista sarà costretta a fare le sue scelte: sentimentali e di vita. Non tradire mai Vito, l’amico inseparabile, né il conte, ormai padrone del suo cuore. Riuscirà Susanne/Viktor ad abbandonarsi fra le braccia del suo inaspettato amore senza che la scelta le risulti fatale?

Sullo sfondo di una Berlino anni trenta, una Veronica Pivetti racconta una storia piena di qui pro quo, cambi di sesso, scambi di persona e ricca di intrecci sentimentali senza esclusione di colpi, cimentandosi nell’insolito doppio ruolo di Viktor/Viktoria, nato sul grande schermo e per la prima volta sulle scene italiane nella sua versione originale.

VIKTOR UND VIKTORIA

Commedia Con Musiche Liberamente Ispirata all’omonimo Film di Reinhold Schunzel 

Versione Originale Giovanna Gra 

Regia Emanuele Gamba 

Con Veronica Pivetti

Con Giorgio Borghetti, Yari Gugliucci, Pia Engleberth, Roberta Cartocci, Nicola Sorrenti 

Scene Alessandro Chiti 

Costumi Valter Azzini 

Luci Alessandro Verazzi 

Musiche Originali e Arrangiamenti Maurizio Abeni 

Aiuto Regia Vittorio Testa                                     

TEATRO NUOVO DI MILANO

piazza San Babila 2

dal 15 al 24 marzo ore 20.45

16 marzo, 17 marzo, 24 marzo ore 15.30

BIGLIETTI

Prevendita online: www.teatronuovo.itwww.ticketone.it 

Biglietteria Teatro Nuovo
02.794026
Da lunedì a sabato 10:00/19:00 orario continuato
Domenica 14:00/17:00
prenotazioni@teatronuovo.it 

Social:

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Te lo ricordi Grease?

di Giuliana Tonini – Quest’anno Grease, il film cult con John Travolta e Olivia Newton-John che non ha bisogno di presentazioni, ha compiuto quarant’anni e sta ricevendo omaggi in tutto il mondo.

Tra questi c’è anche lo spettacolo ‘Te lo ricordi Grease?’, della compagnia teatrale milanese Pasticcini & Fragole, commedia brillante in due atti, per la regia di Evita Paleari, andata in scena il 10 e 11 novembre al Teatro Villa di Milano, registrando il tutto esaurito per entrambe le date.

La commedia mette in scena la storia dell’allestimento di una rivisitazione commemorativa proprio dell’anniversario di Grease, in cui vengono chiamati a partecipare niente meno che Danny, Sandy & co. in persona, ovviamente con quarant’anni in più. In questa esilarante pièce di metateatro troviamo due produttori snob che vivono all’ombra del ricordo della loro madre celebre regista, una costumista e un truccatore disperati per l’impossibilità di fare entrare i personaggi ormai attempati in costumi per silhouette da adolescenti e due coreografi che, sulle prime, non riescono ad accettare che i personaggi di Grease proprio non vogliano saperne niente delle loro moderne coreografie e continuino a cimentarsi orgogliosi nei loro ruggenti pezzi rock. Alla fine sono proprio i personaggi di Grease, e l’impagabile autoironia degli attori sul palco, anche loro della stessa età, quella di adesso, dei personaggi, a fare capire a tutti che ad essere se stessi, veri ed autentici, in ogni stagione della propria vita, si vince sempre, anche contro il tempo che passa.

Due ore di puro divertimento tra battute, gag e numeri musicali. Sì, perché, in barba alle lamentele dei giovanotti coreografi, i T-Birds biancocapelluti e le Pink Ladies si scatenano a suon di passi di danza, con pubblico coinvolto e partecipante, al ritmo di Greased Lightnin’, Those Magic Changes, You’re the One That I Want e We Go Together. E c’è anche l’esibizione sulle note di Beauty School Drop Out, con tanto di caschi con i bigodini argentati, la splendida canzone  cantata dall’angelo Frankie Avalon a Frenchy.

La compagnia teatrale Pasticcini & Fragole è attiva da diciassette anni. Formata da attori non professionisti, è nata come gruppo di genitori che metteva in scena le fiabe per i propri figli della Scuola dell’Infanzia Cristo Re ed è cresciuta nel corso del tempo, in numero e in qualità. Oggi è composta da venti attori e ha nel suo curriculum diversi spettacoli. Ormai una istituzione nella zona di Villa San Giovanni di Milano, grazie al continuo successo che ottengono   con i loro allestimenti, la compagnia porta spesso i suoi spettacoli nei teatri della città. Il segreto del loro successo? Un gruppo di attori affiatati e uniti, una squadra di amici! D’altronde il loro motto è ibi semper est victoria, ubi concordia est.

Orecchie ben aperte: si  parla già di una replica a fine gennaio!

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Informazioni e contatti:

www.pasticciniefragole.com

Facebook: Pasticcini & Fragole




“Minchia signor tenente” da Faletti a Grosso

“Minchia signor tenente” è una commedia che racconta l’incontro tra l’Italia che c’è e quella che avremmo voluto avere. Un tema oggi più che  mai attuale.  Cinque carabinieri, un tenente e la mafia che li circonda… questa potrebbe sembrare la classica storia del cattivo e dei buoni in cui il bene vince sempre… invece no… Lo spettacolo rappresenta quell’Italia che tante volte ci ha fatto soffrire, ridere, piangere e sperare…dove la riflessione si accompagna al sorriso e al racconto degli ultimi, degli eroi minori che troppo spesso fanno la storia e ne sono dimenticati.  Dopo 300 repliche in dieci anni lo spettacolo si avvia a dare il suo arrivederci al pubblico …per ritrovarlo quanto prima al cinema. Un’occasione quindi da non lanciarsi sfuggire.

“Minchia signor tenente”, opera prima di Antonio Grosso e diretto da Nicola Pistoia, è in scena al Teatro San Babila di Milano dal 20 al 25 marzo e vede tra i suoi protagonisti oltre allo stesso Grosso, anche Gaspare Di Stefano Alessandra Falanga, Francesco Nannarelli, Antonello Pascale, Francesco Stella, Ariele Vincenti e  Natale Russo.

Sicilia “isola, isola bella” come la definisce lo spettacolo in apertura, terra di contraddizioni in un anno, per di più esemplare, il 1992, l’anno delle stragi di mafia.  In un piccolo paesino dell’isola c’è una caserma dei carabinieri, posta sul cucuzzolo di una montagna.  I nostri militari, ognuno proveniente da una diversa regione italiana, affrontano la quotidianità del paesino, dove la cosa che turba di più la gente del posto è il ladro di galline: una volpe. Tra sfottò e paradossi, un matto che denuncia continuamente cose impossibili e situazioni personali, i ragazzi si sentono parte di una famiglia, un’unica famiglia. L’arrivo di un tenente destabilizzerà l’unione dei cinque carabinieri. “Minchia Signor Tenente” racconta la quotidianità, lenta, a volte divertente, interrotta da un importante evento.”Minchia Signor Tenente” è l’espressione amara, quasi sussurrata tra i denti perché “urlarla perché significherebbe insubordinazione”, ma che, allo stesso tempo, esce dal cuore. Non n dirla significherebbe arrendersi al male.   “Ho cercato di rappresentare al massimo il rapporto di quotidianità che un gruppo di carabinieri ha dovuto affrontare durante gli anni in cui il nostro paese era devastato dalla furia omicida della mafia. Come può reagire una piccola caserma in un piccolo paese dopo l’uccisione di CassaràDalla ChiesaFalcone? “Minchia Signor Tenente”, non è il solito spettacolo in cui si cerca di raccontare le storie dei protagonisti della guerra di mafia. Ma è semplicemente parlare in modo leggero, addirittura comico, di un argomento che è stato per anni il cancro della nostra società”.

Nicola Pistoia rappresenta rapporto di quotidianità che accompagna i cinque  militari sembrano non accorgersi della guerra di mafia che perversa nel Paese, di cui arrivano solo delle notizie fugaci, ma la loro terra sembra uno stato nello stato, in cui tutto ciò non può succedere, in cui tutto ciò è solo fantasia.  Ma quando ci si alza dalla poltrona si realizza che forse il racconto andato in scena non riguarda solo il passato. “La mafia prima era presente con bombe, attentati e omicidi: oggi tutto questo non c’è più, ed oggi che si presenta silenziosa e sembra essere sconfitta, proprio oggi la mafia è a mio avviso più pericolosa che mai” sosteneva infatti Grosso presentando lo spettacolo.

Il titolo dello spettacolo richiama apertamente “Signor tenente” presentata a Sanremo da Giorgio Faletti nel 1994 in cui l’autore (ex comico di Drive in e in seguito apprezzato scrittore) denunciava al pubblico nazional-popolare del Festival, abituato a ben altri temi (“sole, cuore e amore ” cantavano per la’ppunto anni dopo), le stragi di mafia e la sotto valutazione del ruolo dei carabinieri come argine della legalità nel Paese.

“…Minchia signor tenente e siamo qui con queste divise
Che tante volte ci vanno strette
Specie da quando sono derise da un umorismo di barzellette
E siamo stanchi di sopportare quel che succede in questo paese
Dove ci tocca farci ammazzare per poco più di un milione al mese
E c’è una cosa qui nella gola, una che proprio non ci va giù
E farla scendere è una parola
Se chi ci ammazza prende di più di quel che prende la brava gente”

Giorgio Faletti – 1994

Grosso, in merito raccontava qualche tempo fa “Era l’anno 1994,il Festival di Sanremo  era arrivato quasi alla fine,  Pippo Baudo aveva la busta con il nome del vincitore, erano rimasti in due: Aleandro Baldi con il brano “Passerà” e Giorgio Faletti con “Signor Tenente”. Ricordo gli occhi di mio padre fissi che penetravano il televisore. Papà disse “Se vince Faletti, L’Italia cambia…” Faletti non vinse e L’Italia rimase sempre quello che era e che è…la patria dei “rifugiati”. Io figlio di un ex maresciallo dei carabinieri ho provato forse, dopo un po’ di anni, quella sensazione che mio padre provò allora. Da bambino io vivevo nel terrore, quando ascoltavo la radio, oppure guardavo la televisione e vedevo parlare di carabinieri, poliziotti che a “causa” soltanto del loro lavoro, venivano ammazzati senza alcuna pietà. La mia paura era che mio padre avesse dovuto fare lo stesso lavoro dei suoi colleghi morti ammazzati. Intanto il tempo è passato e qualche anno fa, per caso, ho riascoltato il brano “Signor Tenente” alla radio, improvvisamente la paura e la voglia di reagire sono contemporaneamente riemersi e non avendo altro strumento che la scrittura, ho elaborato lo spettacolo “Minchia Signor Tenente”. C

 




Gianfranco D’Angelo in “Quattro donne e una canaglia”

Quattro donne e una canaglia di Pierre Chesnot arriva in scena al Teatro Nuovo di Milano per due soli appuntamenti, il 3 e il 4 marzo. La commedia adattata da Mario Scaletta annovera la presenza sul palco di un cast d’eccezione: Gianfranco D’Angelo, Barbara Bouchet, Corinne Clery e Marisa Laurito. Alla regia Nicasio Anzelmo.

La storia è quella di Walter, anziano e scatenato latin lover che, nonostante l’età, si divide tra l’attuale consorte, l’ex moglie e un’amante francese. A turbare la precaria quiete delle tre donne è il nuovo giovane amore di Walter, la sua seconda amante trentacinquenne. Una sorta di harem che Walter ha saputo gestire fino ad ora attraverso bugie ed equivoci che si sveleranno la sera del suo compleanno, quando tutte le sue donne si troveranno per la prima volta insieme. Cosa riuscirà ad inventarsi per uscire dai guai?

Un’incalzante serie di situazioni surreali e divertenti, fanno sì che protagonista della scena sia la risata.




Ostaggi, una commedia specchio della vita

Ostaggi, commedia  di Angelo Longoni con Michela Andreozzi, Jonis Bascir, Gabrile Pignotta e Silvana Bosidebutta il 23 febbraio al Teatro San Babila di Milano dove resterà in scena fino a domenica 25. Ostaggi è una commedia movimentata, con una costruzione drammaturgica caratterizzata da una comica adesione con la realtà sociale che caratterizza i tempi che viviamo. U

Un uomo, che ha appena rapinato un modesto istituto bancario, tiene in ostaggio, in una panetteria, quattro persone dopo essere riuscito a fuggire a un inseguimento della polizia. L’uomo inizia una tormentata trattativa con le forze dell’ordine, in un progressivo batti e ribatti di proposte e controproposte.

La situazione è resa difficoltosa e comicamente bizzarra dalla tipologia degli ostaggi che casualmente si trovavano nel negozio al momento dell’irruzione. Oltre al panettiere, proprietario del locale, sono presenti un’anziana pensionata dal precario stato di salute, una donna dai modi sbrigativi e anticonvenzionali che pratica il mestiere più antico del mondo e un extracomunitario. All’interno di questa piccola comunità iniziano a sorgere contrasti, ostilità e una divertente lotta per la sopravvivenza. Il punto è rimanere in vita evitando sia un’irruzione della polizia, che le ritorsioni del loro carceriere. La storia procede attraverso colpi di scena, capovolgimenti di fronte e sorprese sia sull’identità del rapinatore, che sulla vera indole degli ostaggi. Lentamente emerge anche una straordinaria e quasi commovente solidarietà che metterà sullo stesso piano tutti quanti, sequestratore e prigionieri.

Ostaggi è un testo teatrale che denuncia già nel titolo la propria appartenenza ad un genere diventato ormai un classico nella letteratura e nel cinema. Uomini assediati, che tengono imprigionati altri uomini e che trattano per la loro liberazione. Una formula in grado di dar vita ad una concentrazione di sentimenti estremi e a un’infinità di modalità interpretative, da quelle violente e drammatiche, dallo scavo psicologico, al paradosso comico. In Ostaggi  si racconta una storia cruda e divertente, una metafora delle disuguaglianze sociali, economiche e razziali, un apologo sulla profonda crisi che ormai stiamo vivendo da anni.

 

SAVE THE DATE

OSTAGGI 23-25 febbraio
TEATRO SAN BABILA

Corso Venezia, 2/A – 20121 Milano -Tel. 02 798010

 




“2 Donna in Fuga”: Iva Zanicchi e Marisa Laurito

Marisa Laurito e Iva Zanicchi insieme per “2 Donna in Fuga“, uno spettacolo tutto da ridere in scena al Teatro Nuovo di Milano fino al 28 gennaio.
“2 Donne in Fuga” è tratto da “Le fuggitive” di Pierre Palmade e Christophe Duthuron, con l’adattamento di Mario Scaletta e la regia di Nicasio Anzelmo.

Due donne si incontrano di notte su una strada statale mentre fanno l’autostop. Entrambe fuggono dalla loro vita, Margherita da 30 anni di vita di
casalinga, moglie e madre repressa, Claude dalla casa di riposo i GLADIOLI dove il figlio l’ha parcheggiata dopo la morte del marito. È l’ inizio di un’avventura che vede le due donne viaggiare in autostop, interpretando una commedia dalle battute felici che non sono mai fini a se stesse ma servono a costruire con ironia i caratteri diversissimi delle due donne. Ogni scena aggiunge un tassello alla vita e alla psicologia delle due protagoniste mostrando allo spettatore il nascere di una vera amicizia.

Una commedia divertente e che induce alla riflessione. Marisa Laurito in scena è una forza della natura. Molto naturale Iva Zanichi che non perde una battuta e rende verosimile un personaggio così complesso.




Pippo Franco è Brancaleone

Pippo Franco debutta in Brancaleone al Teatro San Babila di Milano dove rimarrà va in scena fino al 3 dicembre. La commedia ispirata al cult di Mario Monicelli presenta una esilarante messa in scena ricca di colpi di scena e di sorprese al limite del grottesco dove, tra divertimento e risate, non mancano i momenti di riflessione.
Brancaleone, interpretato da Pippo Franco, di ritorno dalle Crociate in Terra Santa,  chiede ospitalità a un clerico eremita, uomo colto ed esperto cerusico al servizio del Vescovo di Trani. Brancaleone, pur non avendo mai perso il suo senso dell’ironia con cui affronta la sua esasperata esistenza, è in preda ad una crisi suicida: nella sua ultima battaglia si è finto morto per non essere ucciso dai Saraceni e ora vuole espiare la sua colpa ingerendo un veleno. Una volta tornato in sé a Brancaleone viene offerta dal Vescovo la possibilità di formare un’armata e di conquistare il Castello di Bellafonte caduto in mano ai saraceni. Il cavaliere accetta subito l’incarico ma formare un’armata non è facile e al condottiero si unisce soltanto una compagnia di comici incontrata durante il viaggio verso il castello è accompagnato dalla sua armata composta da grandi attori (tra questi i comici Gegia, Battaglia e Miseferi) . Grazie agli imprevisti che si trova a fronteggiare, Brancaleone si rende conto di aver vissuto metà della sua esistenza come uomo d’armi mentre l’altra metà, quella dell’esperienza dell’amore e della visione spirituale dell’essere, gli è rimasta sconosciuta.

Brancaleone -DOVE, COME E A QUANTO
San Babila di Milano 28 novembre – 3 dicembre
Biglietti a partire da 12 euro