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A SPASSO CON BOB” – UNA MERAVIGLIOSA “FAVOLA” VERA

di Elisa Pedini – Dal 9 novembre al cinema, arriva il film “A SPASSO CON BOB”, per la regia di Roger Spottiswoode. Pellicola coinvolgente, empatica, toccante, delicata, che fa ritrovare il piacere d’andare al cinema. Una “favola”, che s’apprezza e s’assapora ancora di più, sapendo che è vita vera, vissuta, dall’inizio alla fine, da una persona reale e vivente. Tanto che il film è tratto dal romanzo autobiografico “A spasso con Bob”, uscito nelle librerie italiane il 18 ottobre, ma, in realtà, già un bestseller, con sette milioni di copie vendute in tutto il mondo e posizionatosi al 23° posto dei libri più venduti, in Inghilterra, negli ultimi quarant’anni. Spesso, ci sentiamo ripetere che nella vita può succedere di tutto, ma è una di quelle frasi fatte, talmente usurate, da non avere più alcun valore informativo. La vita di James Bowen, viene, all’improvviso, a portarci un arcobaleno nel cuore, a ricordarci che, davvero, nella vita, tutto può succedere, anche nei momenti più bui, anche quando s’è già toccato il fondo. “A SPASSO CON BOB” è la storia d’un’amicizia speciale, d’un rapporto profondo, che nasce per caso, come tante relazioni nella quotidianità, per diventare “il rapporto” della vita. È la storia d’un ragazzo di strada: James. Un tossico, che ha tentato mille volte d’uscire dal tunnel della droga senza riuscirci. Un barbone, che dorme per strada, fruga nei cassonetti e raccimola qualche spicciolo suonando la sua chitarra al Covent Garden Market. Insomma, James, è un outcast, è uno dei tanti “invisibili”, che popolano i bordi delle strade delle grandi città. Non ha una famiglia, o meglio, ce l’ha, ma è troppo impegnata nel suo perbenismo per occuparsi di lui e sceglie, che sia più opportuno fingere che il figlio non esista. Dal canto suo, James, ha iniziato a farsi molto giovane, ponendosi, lui per primo, al di fuori delle regole borghesi del suo entourage. Non ha un lavoro ed è abbastanza logico pensare che abbia impiegato le sue energie nel trovarsi una dose, piuttosto che nel cercarsi un impiego. Tirando le somme, questo ragazzo, ha fallito su tutta la linea. Tuttavia, ha toccato il fondo ed è stanco di tutto questo. Intraprende, di nuovo, la terapia col metadone per cercare d’uscire dalla tossicodipendenza; ma, vivendo in strada, continua ad inciampare nelle solite vecchie compagnie e ricaderci è facile. Talmente facile, che James sta a un passo dal morire. La sua assistente sociale vede in lui delle potenzialità e comprende perfettamente il problema, così, s’impegna in tutti i modi per fargli assegnare un alloggio popolare e levarlo dal pericolo numero uno: la strada. Non senza difficoltà, ci riesce. Ora, il ragazzo ha un tetto sulla testa. Lontano dalle insidie. Mentre si gode un bel bagno caldo, che per lui è una sorta di “ritorno alla vita”, sente dei rumori in casa. Pensa sia un ladro, ma quando va in cucina, vede lui: un bellissimo micione fulvo, entrato dalla finestra aperta e alla ricerca di cibo. Tenta di farlo uscire, ma ha già perso in partenza. Impossibile resistere allo sguardo implorante d’un gatto. Il giorno dopo, lo lascia fuori e va a suonare a Covent Garden. Di ritorno al suo alloggio, il micione, stremato e ferito, lo sta aspettando. Si narra che i gatti siano animali talmente empatici, da sentire quando un umano ha bisogno di loro e dunque, lo scelgano. Personalmente, condividendo, praticamente da sempre, la mia vita con dei felini, sono portata a dire che sia assolutamente vero. Tuttavia, a prescindere da questo, la vita di James è messa davanti a un bivio e cambia totalmente, nel momento in cui, decide che la vita del suo nuovo amico, cui da nome Bob, sia più importante di lui e del suo egoismo. È il primo passo verso il vero cambiamento. Da questo momento, il ragazzo di strada, che doveva occuparsi solo di se stesso, ha la pesante responsabilità della vita d’un altro esserino, randagio e solo, esattamente come lui. È il punto di rottura tra la vita di prima, fatta solo di “vorrei” e di “domani forse” e quella di oggi, fatta di scelte e decisioni da prendere, “hic et nunc”, perché in ballo c’è la vita d’un altro essere vivente. Non vi dico altro, perché la storia di questi due amici, che divengono un sinodo e dividono tutto, va davvero gustata, in prima persona, fino all’ultimo minuto del film. Momenti felici e momenti drammatici si alternano. La vita non è mai facile, ma “insieme” ci si può riuscire. “A SPASSO CON BOB” è un capolavoro di emozioni, proprio perché vita reale e c’insegna molto, anzi, meglio, ci fa ricordare molto. Menzione particolare va all’interpretazione del protagonista del film: Luke Treadway, nel ruolo, appunto, di James Bowen: una recitazione intensa, totalmente calata nella parte, che rende, con grande credibilità e naturalezza, lo spessore psicologico ed emotivo del suo personaggio, in ogni stadio della sua crescita evolutiva. Infine, non si può non citare lo straordinario Bob, nel ruolo di se stesso, potendo sostenere, con grande sicurezza, che se esistessero gli Oscar per i felini, lui, certamente, sarebbe il candidato favorito a quello per miglior gatto protagonista.




Crazy Cat Cafè: dove i gatti sono i padroni di casa

di Giuliana Tonini – Amici di Milano e dintorni, turisti e viaggiatori di passaggio che siete amanti dei gatti come me, sappiate che, dallo scorso ottobre, a Milano c’è un piccolo paradiso per noi. Si chiama Crazy Cat Cafè ed è in via Napo Torriani n. 5. E’ il primo bar bistrot di Milano dove si può andare a prendere un caffè o gustare un dolce in compagnia di … sei gatti.

Aperto da una giovane coppia milanese, Alba Galtieri e Marco Centonza, l’idea prende spunto dai neko cafè giapponesi (neko, in giapponese, significa gatto). I neko cafè si sono diffusi anche nelle principali città europee e di recente sono ‘sbarcati’ anche in Italia. A Torino, infatti, ce ne sono già ben due, il Neko Cafè di via Napione n. 33 e il MiaGola Caffè di via Giovanni Amendola 6D, e anche Roma ha il suo micio caffè, il Romeow Cat Bistrot di via Francesco Negri n. 15.

E adesso i nostri amici felini hanno messo la bandierina anche a Milano. Al Crazy Cat Cafè noi siamo a casa di Freddie, Patti, Bowie, Mina, Elvis e Blondie, i gatti trovatelli, presi dalla strada, cui Alba e Marco hanno dato un tetto, cibo assicurato, cure, attenzioni e tante, tantissime coccole, quelle di tutti i clienti del locale.

Al Crazy Cat Cafè i veri padroni di casa sono i sei mici. Tutto, infatti, è a misura di gatto. Appena ci sediamo e apriamo il menù, leggiamo subito, alla prima pagina, il decalogo per il rispetto, da parte dei clienti, del benessere dei gatti. Non si può, ad esempio, dare loro da mangiare. Hanno il loro cibo e le dolci prelibatezze che noi gustiamo nel locale non sono affatto l’ideale per la dieta di un gatto. Sono da evitare foto col flash e gli schiamazzi e devono essere rispettati gli spazi e il riposo dei gatti.

Il decalogo è steso in modo garbato e divertente. Ad esempio, dove ai clienti viene chiesto di non svegliare i gatti che stanno dormendo, è scritto ‘a voi piacerebbe essere svegliati di soprassalto mentre dormite?’. Come dargli torto…?

I gatti non sono obbligati a stare in mezzo a noi tutti il giorno. Hanno, infatti, spazi separati per il cibo, le lettiere e per quando magari vogliono semplicemente starsene un po’ per i fatti loro. Sono, inoltre, seguiti regolarmente da una veterinaria.

I gestori del Crazy Cat Cafè hanno anche intenzione di organizzare dei piccoli eventi di formazione rivolti a chi ha un gatto o ha intenzione di adottarne uno, per sensibilizzare le persone verso una ‘convivenza consapevole’ col proprio pelosino.

Nel locale in stile vintage, arredato con mobili di legno, i gatti passano tra le gambe dei clienti, passeggiano sui tavoli, giocano con i tiragraffi, le palline e i giochi sistemati per loro in tutto il bar, se avvicinati con gentilezza si fanno vezzeggiare e prendere in braccio, e camminano sulle scalette e le passerelle sospese a mezz’aria. Il tutto per la gioia dei gattofili presenti, adulti e bambini, che si scatenano a fare foto coi cellulari. A proposito di bambini, i genitori sono avvisati. Sappiano che, dopo avere portato i loro figli al Crazy Cat Cafè, le loro richieste di avere un gatto tutto loro diventeranno ancora più pressanti.

Tra una carezza e l’altra ai mici, possiamo intanto gustare prodotti di caffetteria – i tè aromatici e la cioccolata calda sono assolutamente da provare – e degli ottimi dolci (la torta di cioccolato che ho preso io era divina).

Insomma, per chi ama i gatti il Crazy Cat Cafè è il posto ideale per passare un pomeriggio in relax durante le feste natalizie, per prendere un caffè all’ora di pranzo o per un happy hour dopo il lavoro.

Crazy Cat Cafè

Dove: Milano, via Napo Torriani n. 5

Apertura: tutti i giorni dalle 9.30 alle 21.30

Sito internet: www.crazycatcafe.it

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Il gatto: una magia da celebrare sempre

di Annalisa Gimmi –  Sono lì che vivono, silenziosi e vellutati, per le strade delle nostre città. Molti passanti, distratti e frettolosi, non li notano nemmeno, ma loro, i gatti, hanno itinerari che seguono vie sconosciute a noi umani.  La traccia di un odore, la ricerca del cibo, la curiosità per un luogo inesplorato. Non chiedono che di poter vivere. Di poter godere di quel miracolo quotidiano che è muoversi, respirare, dormicchiare in una pozza di sole.

Strana storia, quella dei gatti. Adorati come dei, perseguitati come incarnazioni demoniache. Inquietano con i loro occhi “d’agata e metallo” (Baudelaire), ma sanno conquistare con la loro dolcezza e con la loro eleganza.

Così, anche quest’anno, in molte città italiane il 17 febbraio si è celebrata la loro Festa. Un piccolo riconoscimento che noi umani facciamo a questi animali che ci accompagnano da sempre nelle nostre giornate, regalandoci la loro bellezza.

Forse qualcuno, intollerante per la presenza di rifugi improvvisati, o per gli avanzi di cibo nelle ciotole, o ancora per infondate paure di trasmissione di malattie (per la cronaca nessuna malattia felina può essere trasmessa a gli esseri umani con il semplice contatto) preferirebbe vederli sparire, e vivere in una città impeccabile e senza vita.

Eppure, la loro presenza nelle nostre comunità svolge varie funzioni davvero insostituibili. Prima di tutto,gatti forti e sani sono l’unico vero deterrente nei confronti del proliferare dei topi. Sono le città più vecchie, i palazzi più antichi, le vie che scendono verso i fiumi, il ricettacolo preferito dai temuti roditori. Danilo Mainardi aveva fatto notare, in un articolo di qualche tempo fa sul “Corriere della Sera”, come Venezia, dopo un’intensa campagna di sterilizzazione felina, si sia trovata improvvisamente a dover fare i conti, tra calli e campielli, con un esercito di ombre pelose e musi baffuti ben più minacciosi e, questa volta, seriamente dannosi per la salute pubblica. Né sterminare questi ospiti indesiderati con il veleno può essere una soluzione. A parte l’innegabile crudeltà che questa pratica comporta, potrebbero cadere vittime delle esche anche animali domestici, e mettere seriamente a rischio addirittura la vita dei bambini che si trovassero a giocare in un luogo cosparso di bocconi avvelenati.

Ma la funzione principale del gatto non sta nella sua utilità, ma nella sua bellezza. In molte grandi città, sono diventati una vera e propria attrazione turistica, al pari di monumenti o di spettacoli naturali. A Roma sono stati dichiarati patrimonio bioculturale della città e i turisti, soprattutto stranieri – che hanno spesso una maggior cultura del rispetto animale, li cercano tra le rovine o gli scorci delle vie del centro, per scattare una foto che non sia banale. Che mostri come le zone archeologiche non sono solo un museo a cielo aperto, ma si integrano nella vita.

I gatti hanno inoltre la straordinaria capacità di muovere al sorriso. Sempre. Solo con la loro presenza suscitano buon umore, grazie alle loro espressioni buffe, stupite o soddisfatte. Sono i compagni migliori delle persone anziane o sole. Costringono le “gattare” ad uscire di casa, a restare attive, ad avere uno scopo. E chi accoglie un gatto nella propria abitazione, trova un compagno fedele e affettuoso. Spesso di grande giovamento in caso di problemi depressivi o di riequilibrio in situazioni di inquietudine e di ansia.

Ma poi, perché trovare ad ogni costo una funzione del gatto in rapporto all’uomo? Il gatto, come tutti gli animali, ha diritto alla vita e al rispetto solo in quanto essere vivente. E proprio anche questo è uno degli scopi della Festa del Gatto. Ricordare che tutti gli animali, umani o di qualsiasi altra specie “nascono uguali davanti alla vita e hanno gli stessi diritti all’esistenza”, come recita la Dichiarazione universale dei diritti dell’animale (1978). E che l’uomo “non può attribuirsi il diritto di sterminare gli altri animali o di sfruttarli”, anzi “ha il dovere di mettere le sue conoscenze al loro servizio”.

E quindi grazie gatto, anche perché attraverso la tua festa, nata quasi per gioco, permetti oggi di riflettere sull’importanza della vita in ogni sua manifestazione. E riporti noi umani alla consapevolezza delle nostre responsabilità.

fotografie di Annalisa Gimmi