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50 anni tutti insieme appassionatamente! Tra mito e realtà

“… se sei triste, infelice, e non sai il perché io penso alle cose che amo di più e ritorna il seren per me …” chi non lo ha mai canticchiato, almeno una volta, sentendosi subito dopo un po’ più rilassato? “Tutti insieme appassionatamente”, il film di Robert Wise vincitore di cinque premi Oscar, ha appena compiuto 50 anni e non li dimostra, viene trasmesso almeno una decina di volte l’anno sulle reti pubbliche, di regola sotto le Feste, ed è tra i dvd più venduti. Nel frattempo almeno 600 produzioni l’anno conquistano scene più o meno illustri. La prima in assoluto, allestita nel 1959 da Mary Martin, è stata rappresentata a Broadway 1442 volte. In Italia impossibile dimenticare lo splendido allestimento di Compagnia della Rancia, regia di Saverio Marconi, con Michelle Hunzicker e Luca Ward nei ruoli dei protaginisti, che ha registrato il tutto esaurito per due anni consecutivi. Oggi lo spettacolo viene rappresentato nel nuovo allestimento di Massimo Romeo Piparo, attualmente in tourné, che vede, nuovamente, protagonista, nei panni del generale Von Trapp, Luca Ward e, in quelli di Maria, la promettente Vittoria Belvedere.

Ma cosa c’è dietro la storia di Maria Von Trapp e dei suoi dieci figli. Si tratta di una figura che è ormai entrata, a buon titolo, nella leggenda con tre film (oltre al capolavoro internazionalmente conosciuto con Julie Andrews anche due produzioni tedesche, Die Trapp Familie, Die Trapp Familie in Amerika” del 1956 ), vari libri (tra cui The Story of the Trapp Family Singers pubblicato nel 1949, Maria, my own story del 1957), allestimenti teatrali, dischi e perfino serie di cartoni animati. Un personaggio tuttavia che è stato quasi completamente stravolto dalla “agiografia” di Hollywood. Ma attuale, moderno, che vale la pena di riscoprire.

Maria Augusta Kutschera nasce su un treno diretto a Vienna il 26 gennaio 1905. Orfana di madre, abbandonata dal padre, a tre anni viene affidata ad un lontano e violento zio. Fino a vent’anni Maria frequenta la Chiesa solo per poter ascoltare buona musica gratis, i suoi convincimenti non potrebbero essere più distanti dalla fede cattolica. “Sono tutte storie inventate, vecchie leggende” afferma una giovane Maria. L’incontro con un prete gesuita, tuttavia, la cambia a tal punto che decide nel 1924 di entrare nel convento di Nonnberg di Salisburgo per farsi suora. Ma il destino ha in serbo altre sorprese per Maria. Nel 1926 la madre superiora invia la giovane novizia a casa del barone Georg Von Trapp, un mite capitano della marina austriaca, eroe della prima guerra mondiale in congedo, ad occuparsi di Maria, una dei sette bambini Von Trapp, convalescente dalla scarlattina che aveva ucciso la madre Agate Whitehead..

L’energia di Maria conquista non solo i cuori dei piccoli ma anche quello del capitano che la chiede in moglie nel 1927. Ma Maria non è convinta del passo, ci sono venticinque anni di differenza tra i due. A spingerla, per senso del dovere nei confronti dei piccoli orfani, è, ancora una volta la madre superiora.

Per i bambini è un trauma. Per Georg anche: Maria è una donna energica, dal carattere scostante e irruente, pratica e attiva, costretta a confrontarsi, giornalmente, con il fantasma della prima moglie di cui non riesce a prendere il posto. “I suoi sfoghi di rabbia erano memorabili: si metteva in cima alle scale e gridava, volavano oggetti e sbattevano le porte. Mio padre non sapeva come affrontarla. Anche se dopo un po’ passava tutto” ricorda una delle figlie in un documentario della A&B del 1998. Si tratta di due mondi ancora troppo distanti per trovare un punto di equilibrio, nonostante i tre figli che Maria avrà da Georg.

Non almeno fino al 1932, quando la Austrian National Bank, dove è custodito l’intero e ingente patrimonio della famiglia Von Trapp, fallisce, mettendo così di fronte Georg alla dura realtà: rimboccarsi le maniche per mantenere moglie, dieci figli e il palazzo di famiglia. Ma l’aristocratico Georg non conosce la parola lavoro. Maria, donna concreta con i piedi ben piantati a terra, ha invece qualche idea in più sull’arte di arrangiarsi: inizia ad affittare le diverse stanze inutilizzate del palazzo a professori, studenti e preti della vicina Università Cattolica.

E’ proprio uno di questi ospiti, Padre Wasner che cambia ancora una volta il destino della famiglia Von Trapp scoprendo il talento musicale di tutti i suoi componenti. A parte Georg, chiaramente. Cantare insieme da hobby diventa un vero e proprio lavoro, tant’è che nel 1935 il coro di famiglia vince il premio al Festival di Salisburgo. La fama cresce a tal punto che lo stesso Hitler invita il Coro della famiglia Von Trapp ad esibirsi in occasione della sua festa di compleanno. Ma il Furher fa anche di più: a Georg offre la possibilità di tornare in marina con incarichi di rilievo e al figlio maggiore un posto da primario in un ospedale di Vienna. I Von Trapp rispediscono al mittente tutte le proposte e, una fresca domenica mattina del 1938, preparano gli zaini come per andare a fare un pic nic sulle Alpi e prendono il treno diretto in Italia.

Si apre così un’altra fase per i Von Trapp: quella da rifugiati, senza più titolo, soldi, patrimonio di famiglia, lavoro e neppure cittadinanza. Dall’Italia si trasferiscono a New York Ed è qui che Maria, ancora un volta, dà prova della sua versatilità, contatta e convince i più noti agenti a prendere la famiglia austriaca sotto la propria ala. I primi tempi sono tutt’altro che facili. Il Coro che nel Vecchio Continente aveva raggiunto un’ampia popolarità, negli Usa è solo una famiglia di poveri espatriati, rigidi e formali e con un repertorio limitato ai soli inni religiosi.

Galeotta è una mosca che Maria ingoia durante un’esibizione, situazione che suscita l’ilarità del pubblico e che spalanca le porte del successo alla famiglia anche in America. Maria capisce che la comunicazione con gli spettatori è fondamentale e che un programma musicale meno impegnato è la chiave del paradiso.

E improvvisamente il lavoro sembra piovere dal cielo. I Von Trapp investono i loro risparmi in una magione del verde Vermount che ricorda loro la Patria ormai lontana. E’ il 1942 e la famiglia austriaca non conosce riposo: tournè estenuanti per otto mesi l’anno, affitto delle stanze ai turisti e sciatori, campi estivi canori, organizzazione dei lavori di casa e merchandising vario. Maria una ne fa e cento ne pensa, ma il più delle volte a realizzarla sono i dieci figli e il capitano, il vero punto di equilibrio della famiglia, almeno fino alla sua morte nel 1947.

Maria entra in depressione: vede la famiglia che comincia a sfasciarsi e, senza l’aiuto del marito, non sa più come tenerla unita, obiettivo fondamentale non solo a livello di affetti ma anche di business. I figli ormai grandi rivendicano spazi fino ad allora negati. Rosmarie, figlia naturale di Maria e Georg, tenta la fuga ma riacciuffata viene sottoposta ad elettrochoc. Johanna viene segregata in camera dopo aver annunciato alla madre di volersi sposare. L’unica soluzione è scappare da casa.

È il 1956 e il coro della famiglia Von Trapp si scioglie definitivamente. Inizia la leggenda. Nello stesso anno Maria cede i diritti sulla sua storia ad un produttore tedesco che ne trae ben due film. Tre anni dopo debutta a Broadway il musical che apre le porte al capolavoro cinematografico con Julie Andrews. Per tutti la famiglia Von Trapp rimane quella impressa nelle sequenze del film del 1965, anche per la stessa Maria che, fino alla sua morte, nel 1987, si identifica a tal punto con il suo alter ego cinematografico, da alzarsi durante la scena del matrimonio e percorrere i corridoi dei cinema come se fossero la navata della chiesa di Salisburgo per ricongiungersi ancora una volta con Georg, amato soprattutto dopo la sua morte.