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Una Medea (s)velata

di zZz – Dal 17 al 27 ottobre 2019, al Teatro Menotti, dopo gli Uccelli di Aristofane, Emilio Russo porta la sua Medea.

 Il testo è quello di Euripide (naturalmente). Ed anche se gli attori danno voce, a volte, a parole che Euripide non scrisse, la fedeltà all’originale può comunque essere considerata la regola (con poche eccezioni) di questo ambizioso e coraggioso progetto. Si tratta – credo – di una sfida consapevolmente lanciata dal regista e dai suoi attori a un tempo (quello nostro) reso sempre più indifferente e disinteressato nei confronti della storia e del passato. Onore al merito, dunque, alla controtendenza di questa scelta, che propone un ‘classico’ in un momento storico animato da un pericoloso senso di superiorità (ingiustificato e ingiustificabile) nei confronti di chi ci ha preceduto.

La storia è nota; e chi ancora non la conosce, può rimediare, adesso: la Medea di Russo si fa seguire bene; lineare e semplice pur nella sua complessità strutturale. L’apertura è d’effetto, come pure la chiusura: nenie, respiri e sussurri danno il ritmo e il colore (nonché il senso) ad uno spettacolo che per il testo, avvincente e senza tempo – catalizza l’attenzione fino alla fine, coinvolgendo lo spettatore emotivamente e lasciandolo in bilico nel giudizio: Medea è vittima e carnefice nello stesso tempo; traditrice e tradita; due volte profuga, due volte esule, mille volte trafitta. Maga, dea e amante; figlia e madre. Tanto forte da far ombra a tutti gli altri protagonisti della storia; tanto tragica da ipnotizzare e far tacere il pubblico fino all’uscita della sala. La prima (17 ottobre) si è chiusa così: tra lunghi applausi e nel silenzio del pubblico.

Bella la scenografia, anche se sfruttata poco. Brava Romina Mondello (Medea), anche se poco scomposta: forse avrebbe potuto osare di più e mostrarsi più ‘imbruttita’ dall’azione. Magari per l’emozione della prima (o forse per scelta del regista), oltre al lento movimento del coro, gli altri attori seguivano percorsi fissi sulla scena: forse si sarebbe dovuto dare più movimento al tutto e più ‘corpo’ alle emozioni. Ma a parte questo (de gustibus…), lo spettacolo è da vedere: merita assistere alla lenta apparizione di una Medea che gioca (sapientemente) con il suo copricapo; una Medea velata che si svela davanti agli occhi del pubblico e che, con le mani intrecciate sul suo ventre, mostra ossimoricamente (e ossessivamente) determinazione ed esitazione nel progettare la sua vendetta, che è pure la sua morte.

foto Gianfranco Ferraro




Barbara De Rossi è Medea

Medea di Jean Anouilh debutta al Teatro San Babila il 22 aprile e resterà in scena fino al 1 maggio. Lo spettacolo porta la firma di Francesco Branchetti e vede in scena Barbara De Rossi.

“Mettere in scena oggi “Medea” di Jean Anouilh significa non solo rendere omaggio ad uno dei più grandi autori del teatro francese del Novecento, ma anche e soprattutto riscoprire un testo straordinario da ogni punto di vista, un testo in cui regna un personaggio come quello di Medea dalla enorme forza tragica, nella sua solitudine straziante, nella sua sensualità dolorosa, nel suo essere votata ad un amore che non conosce limiti, nella sua disperazione, nel suo essere travolta da un sentimento incontrollabile e nella sua rivolta alle regole” sostiene il regista.

Più in dettaglio la “Medea” di Anouilh ha una struttura drammaturgica molto forte e caratteristiche specifiche ed originali che la rendono unica. “In pochi testi come in questo ho trovato la perfezione della drammaturgia unirsi alla costruzione di personaggi teatrali dalla potenza tragica strepitosa e ad un’indagine psicologica straordinaria. Anouilh, mirabilmente, rende sentimenti e rapporti sempre più assoluti e universali, nella loro più scoperta quanto complessa umanità” ribadisce Branchetti secondo cui: “La tragedia e la vicenda umana ed esistenziale di Medea assumono nel testo significati appunto universali e di straordinaria attualità”.

La regia e lo spettacolo ricostruiranno scenicamente, visivamente, musicalmente, il mondo della protagonista, Medea, e dei suoi sentimenti straordinari, estranei, da emarginata, la sua anima straziata e dolente, capace di piegarsi al dubbio, alla debolezza, addirittura alla tenerezza più struggente, che, secondo me, tanto ci parlerà della condizione universale della donna, pur se indagata in un esempio estremo ed eccezionale.

In scena Medea dolorosamente emarginata vive, insieme alla Nutrice,una condizione di disperata solitudine e, ancora di più, la sua condizione di estraneità dovuta al suo essere barbara e diversa  in una  lotta feroce per la sua dignità di donna e per un amore che non conosce limiti. Quando la sua dignità di donna le verrà negata, la vendetta sarà terribile e inaudita con l’uccisione dei figli. Medea sarà emblema dell’amore e insieme della morte e la tragedia vivrà tutta in lei e nella sua sfaccettata e travolgente personalità; accanto le sarà, in una sorta di controcanto, la Nutrice, personaggio di straordinaria  importanza; e  poi  Giasone, mirabilmente disegnato  da Anouilh nei suoi accenti e aspetti più “umani” ; un Giasone  stanco degli eccessi e del peso di una passione ormai per lui  troppo grande. Creonte sarà, infine, l’incarnazione di un potere fatto di regole che niente e nessuno può mettere in discussione, pena la rottura di equilibri troppo importanti e la dissoluzione di tutto un mondo.

“La regia e lo spettacolo hanno l’intento e l’obbiettivo di restituire al testo la straordinaria capacità, attraverso la voce di Medea e degli altri personaggi, di parlare, di evocare, di “far apparire” un mondo di passioni estreme, di paure, di incubi, di umane debolezze, di solitudine, di lotta disperata per la propria dignità, di forze oscure, misteriose, magiche ed arcane, di pulsioni innominabili, di violenza, in cui tutti noi finiremo per trovare, attraverso la parola di Anouilh, il nostro presente più dilaniato, il nostro oggi cosi travagliato, sia che si parli di rapporti umani, che di guerre, che di contrapposizione fra culture, che di “esuli”, che di lotta per il potere, che di eventi “straordinari” di violenza oppure di  dolore o di sofferenza, che sembrano talvolta evocare il mito  e gli straordinari personaggi mirabilmente disegnati dalla penna di Anouilh” conclude il regista.

DOVE, COME E A QUANTO

Teatro San Babila Di Milano 22 aprile-1 maggio
martedì – giovedì – venerdì – sabato ore 20.30 – domenica ore 15.30
Biglietti da 17 euro




Barbara De Rossi è Medea al San Babila

Barbara De Rossi è Medea al Teatro San Babila di Milano. La tragedia, diretta da Francesco Branchetti, sarà in scena dal 26 febbraio al 2 marzo. In scena anche Branchetti nel ruolo di Giasone, Tatiana Winteler nel ruolo della nutrice, Lorenzo Costa nel ruolo di Creonte e Fabio Fiori nel ruolo del ragazzo e della guardia. Firma le musiche Pino Cangialosi, mentre scene e costumi portano la firma di Clara Surro

“Mettere in scena oggi “Medea” di Jean Anouilh significa non solo rendere omaggio ad uno dei più grandi autori del teatro francese del Novecento, ma anche e soprattutto riscoprire un testo straordinario da ogni punto di vista, un testo in cui regna un personaggio come quello di Medea dalla enorme forza tragica, nella sua solitudine straziante, nella sua sensualità dolorosa, nel suo essere votata ad un amore che non conosce limiti, nella sua disperazione, nel suo essere travolta da un sentimento incontrollabile e nella sua rivolta alle regole” spiega Branchetti. A giudizio del regista, la “Medea” di Anouilh ha una struttura drammaturgica molto forte e caratteristiche specifiche ed originali che la rendono unica. “In pochi testi come in questo ho trovato la perfezione della drammaturgia unirsi alla costruzione di personaggi teatrali dalla potenza tragica strepitosa e ad un’indagine psicologica straordinaria. Anouilh, mirabilmente, rende sentimenti e rapporti sempre più assoluti e universali, nella loro più scoperta quanto complessa umanità. La tragedia e la vicenda umana ed esistenziale di Medea assumono nel testo significati appunto universali e di straordinaria attualità” sostiene Branchetti.

La regia e lo spettacolo ricostruiranno scenicamente, visivamente, musicalmente, il mondo della protagonista e dei suoi sentimenti “straordinari”, “estranei”, da “emarginata”, la sua anima straziata e dolente, capace di piegarsi al dubbio, alla debolezza, addirittura alla tenerezza più struggente, che parlerà della condizione universale della donna, pur se indagata in un esempio estremo ed eccezionale. “In scena  Medea dolorosamente emarginata vive, insieme alla Nutrice, una condizione di disperata solitudine e, ancora di più, la sua condizione di estraneità dovuta al suo essere “barbara” e “diversa”  in una  lotta feroce per la sua dignità di donna e per un amore che non conosce limiti. Quando la sua dignità di donna  le verrà negata, la  vendetta sarà terribile e inaudita con  l’uccisione dei figli. Medea  sarà  emblema dell’amore e insieme della morte e la tragedia vivrà tutta in lei e nella sua sfaccettata e travolgente personalità” racconta il regista. Accanto a Medea vi sarà, in una sorta di controcanto, la Nutrice, personaggio di straordinaria importanza; e poi Giasone, mirabilmente disegnato da Anouilh  nei suoi accenti e aspetti più “umani”, un Giasone  stanco degli eccessi e del peso di una passione ormai per lui  troppo grande. Creonte sarà, infine, l’incarnazione di un potere fatto di regole che niente e nessuno può mettere in discussione, pena la rottura di equilibri troppo importanti e la dissoluzione di tutto un mondo.

“La regia e lo spettacolo hanno l’intento e l’obbiettivo di restituire al testo la straordinaria capacità, attraverso la voce di Medea e degli altri personaggi, di parlare, di evocare, di “far apparire” un mondo di passioni estreme, di paure, di incubi, di umane debolezze, di solitudine, di lotta disperata per la propria dignità, di forze oscure, misteriose, magiche ed arcane, di pulsioni innominabili, di violenza, in cui tutti noi finiremo per trovare,  il nostro presente più dilaniato” conclude Branchetti.

DOVE, COME E A QUANTO
Teatro San Babila di Milano-26 febbraio 2 marzo
martedì – giovedì – venerdì – sabato ore 20.30-mercoledì – domenica ore 15.30
Biglietti da 17 euro