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Lolita: la nuova identità di Mr Dailom passa per la pista da ballo

Dopo i due album Sulle mie gambe e Vita da cane, è uscito il 2 luglio Lolita, il nuovo singolo di Mr Dailom, un brano che segna una vera e propria svolta creativa nel percorso dell’artista.

Spostandosi verso nuove sonorità latine, tipiche del reggaeton, ma sempre legate al mondo urban, il singolo apre un nuovo capitolo nella carriera di Dailom; scelta chiaramente non dettata dalla necessità di aderire alle tendenze del momento, ma che getta piuttosto le fondamenta per una nuova identità.

Il brano, oltre a delineare un nuovo percorso, parla di una esperienza personale di Dailom che viene ben rappresentata anche dal video, diretto da Paolo Meroni di Altered Studio (https://youtu.be/sPnB-DzAxpE): in questo, infatti, la protagonista (Letizia Poma) ha un atteggiamento smorfioso e giocoso, a tratti sprezzante dei sentimenti che il partner le esprime e manifesta; quello che emerge, tuttavia, è un messaggio positivo, di rivincita del protagonista, che nelle scene finali si dimostra non più affranto dal rifiuto, ma sorridente, quasi a pregustare l’attesa di un nuovo inizio.

Com’è nato il tuo nuovo singolo Lolita?

Sicuramente nasce dall’esigenza di scrivere e cantare sulle basi latin e arriva da una mia esperienza personale che ho condensato in una canzone durante il periodo del lockdown. Ci sono chiari riferimenti al contesto al quale appartengo ora, ovvero la pista da ballo che ho potuto vivere per un anno e che mi ha regalato bellissime esperienze, ahimè, prima delle chiusure.

Cosa ti ha spinto a iniziare questo nuovo capitolo legato alle sonorità latine?

Semplicemente andando alle serate latin e iniziando a prendere lezioni di bachata mi sono innamorato del genere, per me è stato un po’ come tornare all’inizio della mia carriera; i primi rapper, infatti, li ho sentiti dallo stereo di amici domenicani in auto e gli ascolti di allora erano Daddy Yankee e Don Omar, per intenderci.

Chi è Mr Dailom oggi e chi era ieri?

Oggi è un artista con esperienza che riesce a sfruttare maggiormente i suoi talenti.

Sono cresciuto grazie a delle esperienze che ho volutamente scelto per uscire dalla mia confort zone, ovvero ho sperimentato fino al punto di trovare maggiore feeling con i suoni che mi piacciono, e soprattutto, dal punto di vista della scrittura, ho cercato di distaccarmi dai classici canoni del rap provando a scrivere per e con altri come autore.

Il Dailom di ieri è stato fondamentale per il mio percorso, la musica è uno sfogo emotivo quasi terapeutico, e nei miei due precedenti album ho sfogato la rabbia senza fare calcoli, oggi invece ho maggiore consapevolezza del mio intimo, per cui ho l’esigenza di esprimerlo.

C’è un tuo brano al quale ti senti particolarmente legato? Perché?

Allora, io cerco di vivere sempre nel presente in base al trasporto emozionale che quella canzone mi trasmette, per cui ora come ora dico Lolita, perché mi ricorda anche quella normalità prima della pandemia, passata tra serate e appuntamenti, una normalità che stiamo gradualmente recuperando.

Progetti futuri?

Sicuramente vorrei far uscire un nuovo album; inoltre vorrei dimostrare che si può intrattenere e far divertire le persone trattando anche di contenuti seri, ma con la delicatezza di chi si sa esprimere senza appesantire l’ascoltatore, che a volte ha voglia solo di “scappare” un po’ dalla quotidianità.

Ph. Chiara Sardelli

 

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Mr Dailom: il rapper controcorrente

YIl rapper varesino Mr Dailom (al secolo Davide di Bartolomeo), dopo i singoli “Vita da cane”, “Porno giapponesi” e “Meridionali” (e due album “Sulle mie gambe” e “Vita da Cane”), torna in radio con un quarto singolo: “Chi sono”, un brano autobiografico, uno story telling che racconta la vita dell’artista attraverso le immagini del suo passato.

Da “Sulle mie Gambe” a “Vita da cane” fino all’ultimo singolo, “Chi sono”, come è stato il percorso artistico e umano di Mr Dailom?

Sicuramente “Sulle mie Gambe” è un disco più combattivo, in cui emerge quella voglia da parte di un Dailom giovanissimo di combattere per ottenere un’opportunità, “Vita Da Cane” è un disco più maturo e fondamentale per la mia carriera, traspare una consapevolezza che mi porta verso una dimensione nuova.

“Chi sono” è un po’ l’emblema di questa evoluzione, certamente è il brano che racconta la mia storia, il pezzo più vero che ho scritto, che mi è nato dal cuore. Si collega in qualche modo al precedente singolo, “Meridionali” che ha, anch’esso, un riferimento alla mia storia personale e famigliare: il ricordo del disagio che i miei nonni e i miei genitori hanno provato quando sono emigrati al nord, un ricordo che si è risvegliato in me in seguito a quanto continuamente leggiamo e ascoltiamo dai media. E’ bene ricordare come nel passato il razzismo in Italia era nei confronti dei meridionali, negli anni ‘80/90 il male del nord erano i meridionali, invece nel 2019 i nordafricani.

Come ti sei avvicinato alla musica e più in particolare al Rap?

Fin da ragazzino ho scoperto di avere un gusto e un’inclinazione verso il rap; la mia curiosità mi ha dato la possibilità di scoprire la cultura e il movimento Hip Hop in Italia, stimolato anche da Fabio Kaso (esponente del rap italiano e varesino), grazie al quale ho iniziato a scrivere quasi per gioco i primi testi.

Ti ritieni diverso da altri tuoi colleghi?

Posso solo dire che la mia musica è vera, ma soprattutto è responsabile, non invento un passato difficile solo per catturare l’attenzione, mi esprimo sì liberamente, ma sempre cercando di riflettere sulla responsabilità che un artista ha nei confronti dei suoi potenziali ascoltatori. Questo è molto importante oggi: è troppo facile crogiolarsi nel degrado.
Se questa è la tendenza oggi allora io voglio andare controcorrente professando dei valori troppo spesso dimenticati, magari è una linea che non paga nell’immediato, ma essere veri resta una condizione fondamentale del fare musica e arte.

Diciamo che voglio essere un artista Punk. Sai cosa significa nel 2019 essere punk? Non seguire la corrente, tutti parlando di droga, tutti si drogano, IO NO e non si sta parlando di Maria, io sono a favore della legalizzazione delle droghe leggere.

Penso che la cosa più punk nel 2019, sia per me far ritornare l’ascoltatore a dei vecchi valori, anche però dando spazio al mio ego, sempre rimanendo su un profilo irriverente.

Mi piacerebbe far tornare le persone che mi ascoltano a diretto contatto con la loro parte più profonda, quella che ci fa apparire fuori moda agli occhi della società odierna, oggi professare l’amore e alcuni valori è controcorrente, spero di riuscirci in futuro in maniera più dirompente.


Un artista che ti ha ispirato e che ammiri particolarmente?

Italiano, Fabri Fibra, americano 5O Cent. Drake sicuramente è il top per le mie orecchie, ma devo dire anche Kendrick Lamar.

Mr Dailom artista e Mr Dailom, o meglio Davide, uomo…

Mr. Dailom, è la parte più profonda della mia personalità, la maggiore espressione del mio ego in tutta la sua potenza, nella mia musica questa parte è rappresentata da pezzi autocelebrativi e rabbiosi.

Al contempo questa parte lascia anche spazio a una personalità più riflessiva, che si manifesta con pezzi carichi di sentimenti e ricordi della mia vita caratterizzati da suoni più rnb e dolci se così vogliamo definirli.

Davide Di Bartolomeo però è la mente, è la parte più razionale e scientifica di me grazie alla quale continuo nel mio percorso artistico a migliorare e perfezionare la mia tecnica, sia comunicativa che vocale.

Entrambi i miei lati sono caratterizzati da un aspetto: sono un lavoratore instancabile in tutti i sensi, perché divido la mia giornata lavorativa su due fronti, lavoro per un’azienda farmaceutica e faccio l’artista per il resto della giornata, poi invece per divertirmi e staccare la spina sono diventato un discreto ballerino di latino americano (ride).


Come vedi Mr. Dailom in futuro?

Sai come mi vedo? Non solo un Rapper, ma come artista in grado di esprimersi con la musica senza canoni di stile e di suono, non mi precludo a nessun genere musicale, voglio lasciarmi andare.

Foto Chiara Sardelli

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