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“KISS ROCKS VEGAS” – EVENTO UNICO PER GLI AMANTI DEL ROCK

di Elisa Pedini – Da non perdere, data unica il 31 maggio per le sale italiane: i magici, ineguagliabili, mitici KISS conquistano anche il grande schermo, con “KISS ROCKS VEGAS”. Un film che promette e mantiene uno spettacolo psichedelico e coinvolgente. E allora, pronti a gridarlo forte, perché la data è unica e irripetibile. Potete trovare la sala più vicina a voi sul sito: www.nexodigital.it. Immaginate cosa può succedere se il gruppo icona mondiale del rock atterra nella città del peccato: come spesso accade, la realtà supera la fantasia, in un’iperbole di effetti speciali e grandi classici della band più premiata al mondo. Se gli amanti del rock pensano che ci sia poco da sapere sui KISS e sui loro concerti, debbono ricredersi perché, questo di Las Vegas, è davvero uno spettacolo unico al mondo e vado a spiegarvi il perché. Innanzi tutto, introduco brevemente i tratti salienti. I Kiss si formano nel 1973 a New York, per volontà di Gene Simmons, al basso e Paul Stanley, lead vocal e chitarra ritmica, che resteranno sempre i due pilastri della band. Per gli altri due membri, invece, ci saranno diverse sostituzioni nel tempo, dovute a motivi differenti. Il gruppo si caratterizza, fin da subito, con alcune peculiarità: prima fra tutte, il look. Ispirandosi al teatro Kabuki, ogni membro si pittura la faccia di bianco e quindi si dipinge con i tratti che più lo caratterizzano. Si creano dei veri e propri personaggi, con trucco, costume e “personalità” ben definite. Resterà per sempre così. In effetti, a tutt’oggi, i Kiss sono uno dei pochi gruppi dove ogni elemento è riconoscibile immediatamente e proprio per questo, ognuno di loro ha il suo “seguito” anche al di fuori della band. Altra particolarità è la scelta d’una musicalità ben precisa: un rock duro, incisivo e fortemente caratterizzato, seppur i testi parlano, per lo più, d’amore e di sesso. Ultima nota di spicco è costituita dagli effetti speciali, legati non solo ai personaggi come possono essere le lingue di fuoco e il sangue sintetico di Gene-“The Demon”, o le seducenti movenze di Paul-“The Starchild”; ma anche quanto accade tutto intorno a loro sul palco: scenografie colossali, fuochi d’artificio, chitarre che sparano razzi e fumo, giochi di luci, video, piattaforme mobili e molto altro ancora. Ad oggi, la band ha all’attivo più di 100 milioni di dischi venduti, 30 album d’oro e 14 di platino. Nel 2014 sono stati inseriti nella Rock and Roll Hall of Fame. Nel 2015 hanno ricevuto anche l’illustre ASCAP Award. Oltre 40 anni di tour mondiali e l’ultimo, avvenuto sempre nel 2015, con cinque spettacoli in Giappone e un singolo che ha rapidamente raggiunto la prima posizione: “Samurai Son”, composto insieme al gruppo pop Momoiro Clover Z. Ecco, riassunta, molto brevemente, l’identità del gruppo, ora, vi chiedo d’immaginare la spettacolarità classica dei Kiss, che, tengo a precisare, generalmente s’esibiscono in stadi ove fanno registrare il tutto esaurito, trasposta su un palcoscenico, al chiuso. Detta così, sembra proprio un’impresa impossibile. Ma, qui, è col perfezionismo e la determinazione dei Kiss che ci si confronta. “Kiss rocks Vegas” vi mostra proprio il “dietro le quinte” e poi, il concerto stesso che la band ha tenuto nel novembre 2014 all’Hard Rock Hotel & Casino di Las Vegas. Collezionando ben nove repliche. Interviste esclusive a Gene Simmons, Paul Stanley, Tommy Thayer, che è anche il produttore del film, v’illustreranno proprio le difficoltà, le sfide e le soluzioni che la band ha affrontato per allestire uno spettacolo che, non solo fosse rappresentativo dei Kiss in tutto e per tutto, ma che potesse, anche, competere con i concerti che, usualmente, la band fa e che i fans si aspettano. Lo spettacolo ha letteralmente spopolato. Inoltre, il fatto che le interviste precedano il concerto, rende il film ancor più realistico, perché, non solo mette lo spettatore in prima fila a un concerto dei Kiss, pur restando dentro l’ovattata comodità d’un cinema; ma, consente di guardare le scenografie e gli effetti speciali con una profonda consapevolezza delle scelte e delle prove che ci stanno dietro. Aspetto, questo, che fa gustare ancora di più la performance. La sensazione è quella d’aver preso attivamente parte alla creazione dello spettacolo. Sul palco dell’Hard Rock Hotel, insieme a Gene e Paul, ammiriamo e ascoltiamo anche Tommy Thayer-“The Spaceman”, alla chitarra solista ed Eric Singer-“The Catman” alle percussioni. Mi sento di non restringere il target del film ai soli appassionati di hard rock, perché potrebbe rivelarsi una bella esperienza anche per chi non sia esattamente un fan del genere. A mia opinione, “Kiss rocks Vegas” rappresenta, invece, un’opportunità unica, non solo per gli amanti del genere di gustarsi un vero concerto dei Kiss, ma anche per chi fosse soltanto curioso e volesse “sperimentare” l’hard-rock, in versione cinematografica.




“DA MONET A MATISSE. L’ARTE DI DIPINGERE IL GIARDINO MODERNO”: IL MONDO INCANTATO DELLA NATURA E DELL’ARTE

di Elisa PediniEsce nelle sale italiane solo per due date: il 24 e il 25 maggio, il film-documentarioDa Monet a Matisse. L’arte di dipingere il giardino moderno”, della Royal Academy of Arts, che, partendo dalla sua imponente e magnifica mostra, ci porta dentro un tour cinematografico per raccontare la passione che lega alcuni dei più grandi artisti moderni, come Monet, Matisse, Bonnard, Renoir, Kandinskij, Pissarro, Sorolla, Nolde, Libermann, ai loro giardini prediletti. Per trovare la sala più vicina a voi che avrà questo film in programmazione consultate il sito: www.nexodigital.it. Pellicola delicata, che fa sognare e rilassare, passeggiando nell’arte e in alcuni dei giardini più belli del mondo. Non è un documentario sulla storia dell’arte, per nulla, è il racconto d’una storia d’amore: quella tra gli artisti e la natura che li ha ispirati. Il film rientra nel progetto della “Grande Arte al Cinema” di Nexo Digital ed è un’occasione, unica e irripetibile, per visitare la coinvolgente mostra, allestita dall’Accademia londinese, per raccontare l’evoluzione del tema del giardino nell’arte moderna: dalle bellissime e colorate visioni degli Impressionisti fino alle sperimentazioni più audaci, oniriche e simboliche dei movimenti d’avanguardia. Il film si apre trasportando lo spettatore dentro una natura meravigliosa e colorata. Una musica rilassante accompagna questo spettacolo di luce e colore. Si entra in una dimensione parallela, soave e incantevole: quella della natura e dell’arte. Come l’uomo abbia sempre e costantemente tratto ispirazione dalla natura è assai noto e non è difficile comprenderne il perché. Impossibile sottrarsi alla bellezza d’un fiore, ai suoi colori, al suo profumo, a quella tecnica perfetta rappresentata dalla sua stessa conformazione. Distese di fiori di altezze diverse, colori diversi. L’incanto che una persona normale subisce dall’osservare certi capolavori della natura, viene portato all’ennesima potenza dallo sguardo e dalla sensibilità dell’artista. Monet, forse il più noto ed importante pittore di giardini nella storia dell’arte, è il punto di partenza della mostra e quindi del nostro film. Personalità affascinante, nonché appassionato ed esperto orticoltore. «Se sono diventato pittore lo devo ai fiori» diceva Claude Monet. Pensate che, per cogliere le diverse inclinazioni di luce e tutte le sfumature di colore, si svegliava all’alba e dipingeva. Dipingeva sotto il sole cocente e sotto la pioggia battente. Intorno alla sua casa rosa a Giverny aveva creato un giardino con uno stagno e un ponte giapponese, che ancor oggi accoglie migliaia di visitatori con le sue tinte e i suoi avvolgenti profumi. Dalle passeggiate sulle colline intorno alla proprietà, Monet tornava con semi di fiori selvatici per coltivarli nelle sue aiuole. È così che lo spettatore viene preso per mano e visita i più bei giardini del mondo, raffigurati, poi, all’interno di opere d’arte: oltre alle ninfee di Monet a Giverny, visita il giardino di Bonnard a Vernonnet, in Normandia, o quello di Kandinskij a Murnau, in Alta Baviera, luogo dincontro di musicisti e artisti provenienti da tutto il mondo. Ma non è tutto: questo film è anche ricco d’interventi di studiosi e artisti che spiegano, anche da un punto di vista storico e sociale, l’importanza dei giardini e per conseguenza il perché di questo tanto ricercato ritorno alla natura, che caratterizzò il periodo tra la l’Ottocento e il Novecento. Quello che la natura, attraverso i giardini, inizialmente va a dimostrare è la magnificenza dei nobili, poi diviene specchio d’intimità familiare ed ecco che, allora, vi si colgono scene più private, fino a divenire una vera e propria oasi di pace, una fuga personalissima e protetta dal rumore e dal caos. Una pellicola davvero unica per tantissime ragioni. Prima fra tutte, perché rappresenta un’occasione imperdibile di vedere una mostra che, altrimenti, bisognerebbe andare a Londra per poter visitare. Inoltre, perché consente di vedere giardini incantevoli, veri e propri gioielli d’architettura, in giro per tutto il mondo. In più, perché si parla di arte in modo molto intrigante e interessante: infatti, come ho detto all’inizio, si tratta di un “tour”, sia dentro la storia, l’arte e le opere, sia “dietro le quinte” dei magnifici paesaggi, di cui lo spettatore gode sullo schermo. Arricchito, dagli interventi e dalle intuizioni di esperti internazionali di giardinaggio e critici d’arte per svelare il rapporto tra l’arte e i giardini. Impreziosito, dalle interviste ad artisti moderni, come Lachlan Goudie e Tania Kovats, che rivelano come il rapporto tra l’artista e il mondo naturale sia tema di grande attualità. Infine e soprattutto, perché è uno degli aspetti che, davvero, mi ha colpito di più, per come mi sono sentita alla fine del film: incredibilmente bene. Rinnovata d’energia. Mi sento d’affermare che questo film andrebbe visto proprio per fare un regalo a se stessi: ovvero, donarsi la gioia di lasciare il mondo fuori e passare un’ora e mezza nella serenità e nella pace che soltanto la natura e l’arte sono in grado di dare.

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