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Una Medea (s)velata

di zZz – Dal 17 al 27 ottobre 2019, al Teatro Menotti, dopo gli Uccelli di Aristofane, Emilio Russo porta la sua Medea.

 Il testo è quello di Euripide (naturalmente). Ed anche se gli attori danno voce, a volte, a parole che Euripide non scrisse, la fedeltà all’originale può comunque essere considerata la regola (con poche eccezioni) di questo ambizioso e coraggioso progetto. Si tratta – credo – di una sfida consapevolmente lanciata dal regista e dai suoi attori a un tempo (quello nostro) reso sempre più indifferente e disinteressato nei confronti della storia e del passato. Onore al merito, dunque, alla controtendenza di questa scelta, che propone un ‘classico’ in un momento storico animato da un pericoloso senso di superiorità (ingiustificato e ingiustificabile) nei confronti di chi ci ha preceduto.

La storia è nota; e chi ancora non la conosce, può rimediare, adesso: la Medea di Russo si fa seguire bene; lineare e semplice pur nella sua complessità strutturale. L’apertura è d’effetto, come pure la chiusura: nenie, respiri e sussurri danno il ritmo e il colore (nonché il senso) ad uno spettacolo che per il testo, avvincente e senza tempo – catalizza l’attenzione fino alla fine, coinvolgendo lo spettatore emotivamente e lasciandolo in bilico nel giudizio: Medea è vittima e carnefice nello stesso tempo; traditrice e tradita; due volte profuga, due volte esule, mille volte trafitta. Maga, dea e amante; figlia e madre. Tanto forte da far ombra a tutti gli altri protagonisti della storia; tanto tragica da ipnotizzare e far tacere il pubblico fino all’uscita della sala. La prima (17 ottobre) si è chiusa così: tra lunghi applausi e nel silenzio del pubblico.

Bella la scenografia, anche se sfruttata poco. Brava Romina Mondello (Medea), anche se poco scomposta: forse avrebbe potuto osare di più e mostrarsi più ‘imbruttita’ dall’azione. Magari per l’emozione della prima (o forse per scelta del regista), oltre al lento movimento del coro, gli altri attori seguivano percorsi fissi sulla scena: forse si sarebbe dovuto dare più movimento al tutto e più ‘corpo’ alle emozioni. Ma a parte questo (de gustibus…), lo spettacolo è da vedere: merita assistere alla lenta apparizione di una Medea che gioca (sapientemente) con il suo copricapo; una Medea velata che si svela davanti agli occhi del pubblico e che, con le mani intrecciate sul suo ventre, mostra ossimoricamente (e ossessivamente) determinazione ed esitazione nel progettare la sua vendetta, che è pure la sua morte.

foto Gianfranco Ferraro




Gli Uccelli di Aristofane al teatro Menotti: in scena la Nubicuculia di Emilio Russo

di zZz – Resta, ormai, poco tempo prima che la città degli Uccelli (Nubicuculia) chiuda i suoi battenti. Venite ad abitare tra le nuvole: a metà strada tra la terra degli uomini (corrotta) e il cielo degli dèi (distratto). Basta seguire il verso dell’Upupa (o dell’allodola, o magari dell’usignolo…) e varcherete le porte del non-luogo felice (forse) e godrete di ali e sentirete dolci melodie e camminerete al ritmo di Bodhran. Cercate una nuova patria? Una nuova carta d’identità?  Ebbene, Nubicuculia ve la darà: bastano solo 120 minuti – intervallo compreso – per entrare nel misterioso universo ri-creato da Emilio Russo, che ha sapientemente “riscritto”, con (e per) i suoi attori (tutti giovani e davvero bravi), la commedia di Aristofane, rendendo ancora attuale un testo del quinto secolo a.C. Ma solo chi è in grado di cogliere gli ultrasuoni durante lo spettacolo sentirà il sussurro allusivo ai nostri tempi; un riferimento sottile che fa giustamente a meno delle retoriche pompose sullo ‘straniero’ e sui miti della politica attuale. Tutto è trattato con la giusta leggerezza: con quella ironia e con quel garbo di cui Aristofane fu maestro grande, irriverente e cinico. Non è facile – diciamolo – mettere in scena una tragedia e una commedia antica in un teatro ‘chiuso’; non è facile ammaliare il pubblico senza una scenografia naturale, quale invece può offrire un teatro greco o un sito archeologico. Eppure, Emilio Russo ci è riuscito, senza strafare e senza grandi ‘arredamenti’, ma interpretando bene lo spirito dell’opera originale. È bastata una gradinata in legno per richiamare i teatri antichi; è bastato sfruttare i diversi livelli (alto/basso) per enfatizzare i conflitti tra i personaggi e per creare l’illusione di altre dimensioni poste al di sopra e al di sotto del palcoscenico; è bastato un gruppo di attori ‘vivi’ e ‘naturali’ per riportare alla luce (con il bel contributo delle ombre della compagnia “Controluce”) la storia, il viaggio e il progetto dei due ateniesi fuoriusciti dalla loro città (Pisetero ed Evelpide). Peccato – ma è comprensibile – che il numero degli attori sia ridotto al minimo indispensabile; peccato non aver potuto vedere sulla scena un coro di uccelli più consistente. Peccato davvero perché, anche se formato da pochi elementi, il coro è stato proprio ben diretto: una bella sorpresa degna di nota per i movimenti, la forza, il ritmo e la coordinazione degli attori (anzi, delle attrici in questo caso: tutte giovani, quasi tutte abbastanza brave e ben vestite da Pamela Aicardi). Un bel coro davvero, dunque. Il che non è cosa da poco. Una delle difficoltà da affrontare quando si mette in scena una commedia o una tragedia greca è costituita sicuramente dal coro; ma Emilio Russo ha trovato un’ottima soluzione gradevole alla vista e all’udito. La seconda difficoltà riguarda gli dèi. E in questo la scelta delle maschere non mi è piaciuta. Forse si è trattato di una scelta obbligata perché gli attori erano pochi (e un attore doveva interpretare due o tre parti); in ogni caso, mi sarei aspettato una soluzione diversa, soprattutto perché lo spettacolo è di qualità e il gran lavoro fatto dagli attori e dal regista si vede tutto… ed è degno di essere visto e applaudito.  

Gli Uccelli di Aristofane al Teatro Menotti dal 17 gennaio al 3 febbraio 2019




Le Bal racconta l’Italia che balla dal 1940 al 2001

Le Bal propone un coinvolgente excursus nell’Italia che balla dal 1940 al 2001. Lo spettacolo, prodotto da Viola Produzione e Tieffe Teatro Menotti, debutta al Teatro Menotti di Milano il 19 ottobre e rimarrà  in scena fino al 29 ottobre per poi proseguire la tournée sul territorio nazionale.  Le Bal nasce da una creazione del Théâtre du Campagnol da un’idea e nella regia di Jean-Claude Penchenat.
Le Bal, l’Italia Balla dal 1940 al 2001, è diretta da Giancarlo Fares con le coreografie di Ilaria Amaldi, percorre a suon di musica la storia del nostro paese, passando per gli eventi salienti che hanno contribuito a plasmarla: la Seconda Guerra Mondiale, la Liberazione, il boom economico, le lotte di classe. Un racconto affidato alla musica, agli attori e ai molti cambi di costume che raccontano il susseguirsi dei decenni, i mutamenti dei colori e lo scoprirsi del corpo.

Le Bal parte da una pista di una balera pronta ad accogliere le coppie che di lì a poco riempiranno la sala. Un luogo d’incontro in cui uomini e donne cercano gli altri, in cui si va a passare i pomeriggi. Uomini e donne che provano emozioni che portano allo scatenarsi di una gara di ballo. Una competizione in crescendo, che porta ad un movimento accelerato e catapulta i personaggi negli anni ‘40.

Da questo punto parte la storia di Le Bal, attraverso una drammaturgia tutta fatta di musica, azioni, suoni e gesti, che accompagnano il susseguirsi dei decenni. Sulle note di canzoni italiane che appartengono alla memoria comune, dal Trio Lescano a Fred Bongusto, da Domenico Modugno a Mina, Gino Paoli, Renato Zero,  Luigi Tenco, Alan Sorrenti, Adriano Celentano,  , Enrico Ruggeri, Franco Battiato, Adriano Celentano e Ornella Vanoni,  si racconta l’Italia che balla dal 1940 al 2001. Lo spettacolo originale nasce dalla mente di Jean-Claud Penchenat, presente come attore anche nella trasposizione cinematografica Ballando Ballando diretta da Ettore Scola.

 




Cinderella – Il musical: la magia di una favola per tutte le età

La favola più famosa e magica del mondo sta per arrivare sui palchi italiani. Dal 31 dicembre Cenerentola, l’eroina di Charles Perrault, farà sognare grandi e piccini con la sua straordinaria storia d’amore trasformata in musical.

Cinderella – Il musical viene presentato, in versione italiana, dal regista Giuseppe Galizia, uno dei performer più conosciuti e apprezzati del musical italiano, e da Sabrina Pedrazzini, insegnante di danza e titolare de Il Ramo di Lodi. Dal loro entusiasmo e dalla loro voglia di divertire il pubblico di tutte le età nasce questo spettacolo, portato in scena da performer non professionisti provenienti da tutta Italia e selezionati tra oltre 120 candidati.

Le musiche sono quelle originali del musical che aveva debuttato nel 1957 in televisione con Julie Andrews nel ruolo principale, conquistando il cuore di oltre 100 milioni di telespettatori. Da allora ogni allestimento è stato sempre un trionfo: un successo di pubblico e di critica, con l’assegnazione di innumerevoli premi.

Il libretto e le liriche sono state adattate, per questa prima versione italiana, da Giuseppe Galizia, che ne firma anche la regia e si avvale della collaborazione di Floriana Monici, altro nome prestigioso del panorama musical italiano, come vocal coach.  Le coreografie saranno di Giuseppe Galizia e Sabrina Pedrazzini e la direzione musicale di Gaia Pedrazzini

Cinderella – Il musical arriverà sui palcoscenici italiani per l’ultimo dell’anno su licenza Rodgers & Hammerstein’s Theatricals Europe Ltd.

Allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre, Cinderella nel suo magico vestito scenderà dal palcoscenico per salutare il 2017 e brindare insieme al pubblico.

locandina_cinderella

Cinderella – Il musical

su licenza Rodgers & Hammerstein’s Theatricals Europe Ltd
Produzione DNC Entertainment in collaborazione con Il Ramo

Libretto, liriche italiane, regia di Giuseppe Galizia

Durata: 1hr e 45 minuti circa più intervallo

LODI – Auditorium BPL “Tiziano Zalli”
31 dicembre ore 21
1 gennaio ore 17
3 gennaio ore 16
3 gennaio ore 21
4 gennaio ore 16

per info e prenotazioni: 333 1376631 – info@cinderellailmusical.it

https://www.facebook.com/CinderellailMusicalITA

MILANOTeatro Menotti
5 gennaio ore 21
6 gennaio ore 17

per info e prenotazioni: tel. 02 36592544 – www.teatromenotti.org




NON CALIAMO IL SIPARIO. Un gesto di solidarietà al Teatro Menotti

Martedì 3 novembre, le compagnie teatrali STRA-VAGANTI e Scena Zero si alternano sul palco del Teatro Menotti tra gli scritti irriverenti di autori classici e contemporanei, declinando con ironia l’infinita variabilità dei sentimenti e dell’amore.

L’evento riapre il sipario sulla controversa vicenda che coinvolge Alberto Mastrogiuseppe, Daniele Buresta e Michela Caresani, i tre italiani dispersi a largo di Sangalaki, dopo aver effettuato un’immersione il 15 agosto scorso.

Lo scopo della serata è destinare l’intero ricavato alle famiglie dei ragazzi che dal 25 agosto fronteggiano, coordinano e finanziano, senza più alcun supporto da parte delle autorità, tutte le operazioni volte a far luce su questa vicenda. Gli standard internazionali stabiliscono, difatti, una durata limitata delle ricerche e fissano dei tempi predeterminati che si sono dimostrati insufficienti a perlustrare l’area di quella regione e a stabilire realmente cosa sia accaduto. “È ancora troppo presto per smettere di cercare – dichiara con la stessa convinzione Alessandro Marroni, presidente di DAN EUROPE (Divers Alert Network) – con l’attrezzatura che avevano i ragazzi è realisticamente credibile che si siano spiaggiati su qualche isola o tratto di costa e la vegetazione di quei luoghi può permettere la sopravvivenza” .

Questa è una delle molteplici ragioni che spingono tutti a credere nella necessità di continuare le ricerche. Bisogna sostenere le famiglie e si può fare ancora così tanto.

NON CALIAMO IL SIPARIO

Teatro Menotti 3 novembre, ore 21:00

Spettacolo di raccolta fondi a sostegno delle ricerche dei tre italiani dispersi in Indonesia, organizzato da STRA-VAGANTI con la partecipazione di Scena Zero e grazie alla generosa concessione di Tieffe Teatro Menotti

Prenotazioni e acquisto biglietti:

biglietteria@tieffeteatro.it – 02 36592544 | 02 36592538

vivaticket.it | teatromenotti.org

Per maggiori informazioni:

Help us to find Alberto in Indonesia

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TEATRO MENOTTI 1 febbraio IL LATO SINISTRO DEL CUORE talk radio

Carlo Lucarelli, affermato scrittore di letteratura noir, apparirà in veste di attore che interpreterà se stesso, e si racconterà al pubblico attraverso un’intervista radiofonica, attraverso l’interessante format della “talk radio”.

Il lato sinistro del cuore, la raccolta di racconti edita da Einaudi, è una sorta di canovaccio da cui partire per un racconto di storie che si intrecciano con le suggestioni musicali del Maestro Alessandro Nidi e con la voce di Mascia Foschi, già interprete con lo stesso Lucarelli del programma televisivo andato in onda su Rai 3, Milonga Station.

Gli ingredienti della serata sono: uno studio radiofonico, una trasmissione in tarda serata, uno speaker strampalato, Marco Caronna, e un malcapitato ospite in un viaggio disordinato tra racconti, monologhi e musica. Sul palco anche il maestro Alessandro Nidi al pianoforte, che accompagnerà i diversi momenti, in una sorta di juke box dal vivo. Il protagonista della serata sarà Lucarelli, grande affabulatore, che come di consueto proporrà racconti pieni di suggestioni musicali e teatrali.

1 febbraio 2015

IL LATO SINISTRO DEL CUORE

talk radio

con Carlo Lucarelli

Alessandro Nidi – il Pianoforte

Mascia Foschi – la Voce

Marco Caronna – lo Speaker

regia di Marco Caronna

produzione CE.F.A.C.

TEATRO MENOTTI

via Ciro Menotti 11, Milano

tel. 02 36592544

biglietteria@tieffeteatro.it

Acquisti online con carta di credito su www.teatromenotti.org

PREZZI

intero – € 25.00

convenzioni – € 20.00

ridotto/under 25 – € 20,00

ridotto/over 65 (residenti a Milano) € 12,50

ridotto/over 65 (residenti fuori Milano) € 17,50

prevendita – € 1,50

ORARI SPETTACOLO

Alesslunedì riposo

martedì, giovedì, venerdì, sabato  – ore 20.30

mercoledì  – ore 19.30

domenica – ore 17.00

 

 




Moro: i 55 giorni che cambiarono l’Italia- Teatro Menotti dal 27 al 30 gennaio

Non l’hanno ucciso le Brigate Rosse, Moro e i ragazzi della scorta furono uccisi dallo Stato.” Questa frase è il fulcro dell’azione scenica ed è documentata dalle indagini del giudice Ferdinando Imposimato, titolare dei primi processi sul caso Moro, che nello spettacolo compare in video interagendo con il protagonista e rivelando verità terribili che sono rimaste nascoste per circa quarant’anni. Tra queste verità la presenza in via Fani il 16 marzo del 1978, mentre ammazzano i cinque uomini della scorta e rapiscono Aldo Moro, del colonnello dei Servizi segreti italiani Camillo Guglielmi chiamato, secondo la testimonianza di Pierluigi Ravasi, altro agente dei Servizi, a “coordinare” le operazioni di rapimento da Pietro Musumeci Segretario dei Servizi successivamente arrestato per aver depistato le indagini sulla Strage di Bologna. Il titolo dello spettacolo è “moro” con la “m” minuscola a voler sottolineare che nel cognome del grande statista c’è la radice del verbo “morire”. Come se la “morte” di Aldo Moro fosse stata “scritta”, fosse cioè necessaria per bloccare il dialogo con i socialcomunisti assecondando i desideri dei conservatori statunitensi e dei grandi petrolieri americani in Italia rappresentati da Giulio Andreotti e Francesco Cossiga che, dopo la morte di Moro, ebbero una folgorante carriera e condannarono l’Italia alla “sudditanza” agli USA.

Moro sente che uomini di primo piano del suo stesso partito vogliono la sua morte e lo scrive in una delle ultime lettere che fanno da leit motive dello spettacolo: “Il mio sangue ricadrà su di voi, sul partito, sul Paese. Chiedo che ai miei funerali non partecipino né Autorità dello Stato, né uomini di partito. Chiedo di essere seguito dai pochi che mi hanno voluto veramente bene e sono degni di accompagnarmi con la loro preghiera e con il loro amore”.

Note di regia

“Un altro spettacolo su Moro? Non se ne può più.” -direte. Avete ragione. Più che di spettacoli sul caso Moro c’è la necessità di sapere la verità sulla sua morte. Questo nostro lavoro vuole prima di tutto contribuire alla divulgazione della verità. E’ un po’ altezzoso il fine ma le recenti scoperte e rivelazioni del giudice Ferdinando Imposimato, titolare dei primi processi sul caso Moro, vanno verso la costruzione di una chiara verità: Moro doveva morire.
Le nuove rivelazioni del giudice Imposimato rappresentano la base contenutistica del testo che abbiamo scritto dove però le scoperte del giudice, sono intrecciate con la vita di Iozzino, Ricci e Zizzi, tre membri della scorta. Raffaele Iozzino era il poliziotto che riuscì a sparare due colpi contro i terroristi. Domenico Ricci era l’autista di fiducia di Moro. Francesco Zizzi era poliziotto ma soprattutto era un bravo chitarrista e cantante di piano bar. Era al suo primo giorno di lavoro quel 16 marzo avendo sostituito, proprio quella mattina, la guardia titolare che aveva presentato un certificato medico di malattia. Nelle parole e nelle azioni di Ciro Iozzino, fratello di Raffaele, protagonista dello spettacolo, abbiamo voluto descrivere le ansie e la disperazione di un ragazzo del sud a cui strappano parte importante della vita. Con la figura della mamma di Raffaele, continuamente evocata, abbiamo voluto far parlare la disperazione di una mamma che non riesce a darsi pace, una mamma che vede il figlio partire per servire lo Stato e se lo ritrova poi morto senza sapere i nomi degli assassini. Nello stesso tempo crediamo che questo lavoro contribuisca ad informare sulle “colpe” di Francesco Cossiga e Giulio Andreotti che “non hanno voluto salvare Moro”.

Il Giudice Ferdinando  Imposimato e Ulderico Pesce hanno attivato sul sito www.uldericopesce.it una petizione popolare per chiedere che tutti i documenti relativi all’assassinio di Aldo Moro e dei membri della scorta, compresi quelli che riguardano le Brigate Rosse, vengano desecretati.

TEATRO MENOTTI

dal 27 al 30 gennaio

Moro: i 55 giorni che cambiarono l’Italia

di Ferdinando Imposimato e Ulderico Pesce

interventi in video del giudice Ferdinando Imposimato

interpretato e diretto da Ulderico Pesce

produzione Centro Mediterraneo delle Arti

 

TEATRO MENOTTI

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ORARI SPETTACOLO

lunedì riposo

martedì, giovedì, venerdì, sabato  – ore 20.30

mercoledì  – ore 19.30

domenica – ore 17.00

 




GOSPODIN con Claudio Santamaria – TEATRO MENOTTI – dal 22 al 25 gennaio

Dopo il debutto all’Eliseo nel novembre 2014, all’interno del Romaeuropa Festival, “Gospodin” prosegue la sua tournée e arriva a Milano, dove andrà in scena dal 22 al 25 gennaio al Teatro Menotti. La nuova produzione di Giorgio Barberio Corsetti sul testo del giovane e pluripremiato drammaturgo tedesco Philipp Löhle, ha per protagonista Gospodin, anti-eroe contemporaneo in lotta contro il capitalismo, interpretato da Claudio Santamaria.

Gospodin è un testo inedito in Italia il cui protagonista è un anti-eroe tragicomico che si ribella al capitalismo e cerca di vivere senza soldi. È una visione spietata dell’umanità sia inquadrata che alternativa che comunque inevitabilmente dipende dai soldi e dal consumo. La scrittura è graffiante, acuta, ironica e pungente. Una galleria di personaggi comici strampalati, miserabili ed idealisti, che raccontano il nostro mondo con grande poesia e feroce malinconia.

Parte integrante dell’impianto scenico è l’interazione degli attori con contributi video realizzati attraverso tecniche varie (graphic animation, video mapping).

Gospodin è un uomo semplice.. non vuole avere nulla a che fare con il danaro.. Gospodin vive nella città come un esploratore nella natura.. Gospodin aveva un lama, animale con cui passeggiando otteneva mance, Greenpeace glielo ha portato via.. Gospodin odia Greenpeace.. Gospodin ha tanti amici, ma tutti gli portano via qualcosa.. la sua donna lo abbandona portando via mobili e letto.. il suo amico artista gli porta via la tv per fare una videoinstallazione che si chiama “tempus fuckit”.. a Gospodin un amico saltuario delinquente lascia una borsa piena di soldi… la sua donna li vuole.. i suoi amici li vogliono.. lui non li vuole ma non vuole darli..

Gospodin è un personaggio paradossale, che esprime la sua poesia con i suoi atti di negazione.. Gospodin fa del paradosso il suo modo di vivere..

Scritto da Philipp Löhle, giovane drammaturgo tedesco, questo testo per tre attori e tanti personaggi è composto da brevi scene dialogate, e da racconti lirici in cui gli altri due attori, un lui ed una lei, raccontano le scorribande allucinate di Gospodin nella città, che assomiglia ad ognuna delle grandi città in cui viviamo..

Gospodin corre, inseguito sempre dai fantasmi di un mondo che non vuole accettare.. Gospodin supera cancellate, si perde nei supermercati, tenta di vivere con il baratto, nel bar che frequenta salta sul tavolo per dire la sua..

Gospodin è una pura invenzione poetica e paradossale.. Gospodin siamo noi, quando vorremmo mollare tutto e vivere in pace, senza il condizionamento, la pressione del guadagno.. Gospodin è comico, è tragico, è adesso..

GIORGIO BARBERIO CORSETTI

PHILIPP LÖHLE

Philipp Löhle nasce a Ravensburg nel 1978. Scrive i suoi primi testi che è ancora uno studente e inizia la sua carriera come giornalista e video maker. Con Alias Gospodin vince il Premio Giovane Drammaturgo della Federation of German Industry. Lo stesso testo viene nominato nel 2008 per il Mülheim Dramatists Prize. Lilly Link vince il Premio della Giuria al Heidelberg Stückemarkt in 2008. Dal 2008 al 2010 Löhle è drammaturgo in residenza al Maxim Gorki Theater di Berlino. Per la stagione 2011/2012 è drammaturgo residente al Nationaltheater Mannheim.

dal 22 al 25 gennaio

GOSPODIN

di Philipp Löhle

regia di Giorgio Barberio Corsetti

con Claudio Santamaria,

Marcello Prayer e Valentina Picello

traduzione di Alessandra Griffoni a cura del Goethe Institute

scene di Giorgio Barberio Corsetti e Massimo Troncanetti

costumi di Francesco Esposito

luci di Gianluca Cappelletti

graphics di Lorenzo Bruno e Alessandra Solimene

video di Igor Renzetti

musiche di Gianfranco Tedeschi e Stefano Cogolo

regista assistente Fabio Cherstich

prodotto da Fattore K. / L’UOVO Teatro Stabile Di Innovazione

in collaborazione con Romaeuropa Festival

TEATRO MENOTTI

via Ciro Menotti 11, Milano

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martedì, giovedì, venerdì, sabato  – ore 20.30

mercoledì  – ore 19.30

domenica – ore 17.00

 

 




Dal 16 al 18 gennaio FEDERICO BUFFA LE OLIMPIADI DEL 1936. PRIMA NAZIONALE

Dopo lo straordinario successo televisivo del programma Federico Buffa racconta Storie Mondiali, trasmesse su Sky, il noto cronista e commentatore sportivo è al suo debutto teatrale. “Le Olimpiadi del 1936” andrà in scena dal 16 al 18 gennaio al Teatro Menotti e, avendo registrato il sold out, sarà fruibile anche in diretta streaming acquistabile sul sito www.federicobuffa.com.

Lo spettacolo, partendo dalla narrazione di una delle edizioni più controverse dei Giochi Olimpici, quella del 1936, racconta una storia di sport e di guerra.

Le storie dello sport, sono storie di uomini. Sono storie che scorrono assieme al Tempo dell’umanità, seguono i cambiamenti e i passaggi delle epoche, a volte li superano.

È capitato a Berlino nel ‘36 quando Hitler e Goebbels volevano trasformare le loro Olimpiadi, o quello che credevano che fossero le “loro” Olimpiadi, nell’apoteosi della razza ariana e del “nuovo corso”. E invece quelle Olimpiadi costruirono i simboli più luminosi dell’uguaglianza. Il primo giorno di gara due atleti neri sul podio del salto in alto, Cornelius Jonshon e Dave Albritton. Al secondo giorno qualcuno consigliò il fuhrer sul fatto che non era più il caso di salutare personalmente gli atleti vincitori di medaglie. Jesse Owens di medaglie ne vinse addirittura 4, due record mondiali e un record olimpico, il tutto documentato, in diretta, con le immagini di Leni Riefensthal. La sua libertà creativa ha consentito di regalare all’umanità la straordinaria smorfia di disappunto di Hitler al terzo oro di Owens. Mentre in quella stessa estate del ‘36 il mondo assisteva in colpevole silenzio alla tragedia della guerra civile spagnola, e la pace scricchiolava sull’asse Roma Berlino Tokyo, le Olimpiadi illuminavano il cielo con un’altra storia, forse la più incredibile. Due atleti giapponesi arrivarono primo e terzo alla maratona di Berlino. Alla premiazione,mentre ascoltavano l’inno, la loro testa era china. Non erano giapponesi, erano Coreani. Il vincitore Sohn Kee-chung, 52 anni dopo, portava dentro lo stadio di Seul la fiamma olimpica del 1988 indossando come una seconda pelle la maglia della sua nazione, la Corea. Le storie dello sport sono storie di uomini, scorrono assieme al tempo, ma a volte lo fermano, quasi a chiedere a tutti una riflessione, una sospensione.

Le Olimpiadi del 1936: una storia fatta di tante storie e dentro altre storie.

Noi le raccontiamo all’interno di un luogo senza tempo, un luogo dimenticato, sospeso tra il sogno e la realtà. Le raccontiamo con le parole di chi c’era in quei giorni esaltanti e tremendi, le raccontiamo con lo stile narrativo incalzante di Federico Buffa, le raccontiamo con la musica e le canzoni evocative di un’epoca in bilico tra il sogno e la tragedia, le raccontiamo con le immagini “rivoluzionarie” di Leni Riefensthal.

“Le Olimpiadi del 1936” è uno spettacolo che miscela differenti linguaggi teatrali per una narrazione civile emozionale che non trascura gli accenti tragicomici.

In scena oltre Federico Buffa, che interpreta la parte di Wolgang Fürstner, comandante del villaggio olimpico, i musicisti Alessandro Nidi, Nadio Marenco e la giovane cantante Cecilia Gragnani, personaggi evocati dal protagonista nel desiderio di poter rivivere quei giorni e quei luoghi della lontana estate del 1936, I giorni delle Olimpiadi di Berlino.

“Un buco nella storia, ma noi non ce ne accorgevamo affatto”

Wolfgang Fürstner, Le Olimpiadi del 1936.

FEDERICO BUFFA – giornalista e telecronista sportivo per Sky, inizia ad occuparsi di basket negli anni ’80 ed è tra i massimi esperti italiani di NBA e sport statunitense. Tifoso del Milan, ha collaborato con il canale tematico rossonero Milan Channel. Nel 2014 incontra un felice successo di pubblico con la trasmissione Federico Buffa racconta storie mondiali, trasmessa su Sky, a cui segue il libro Storie Mondiali, edito da Sperling & Kupfer, e scritto a quattro mani con il giornalista Carlo Pizzigoni.

Federico Buffa tornerà in tv, in esclusiva su Sky, da sabato 14 febbraio (alle 23.30 su Sky Sport 1 HD) con “Federico Buffa racconta”, un  nuovo e originale format on the road chepresenterà le storie di alcuni dei grandi campioni del calcio europeo, raccontate nelle città che li hanno visti nascere o trascorrere la parte più importante della loro carriera. Si partirà sabato 14 febbraio da Belfast con la storia di George Best.

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dal 16 al 18 gennaio

FEDERICO BUFFA

LE OLIMPIADI DEL 1936

di Federico Buffa, Emilio Russo, Paolo Frusca, Jvan Sica

con Federico Buffa

pianoforte: Alessandro Nidi

fisarmonica: Nadio Marenco

voce: Cecilia Gragnani

regia: Emilio Russo e Caterina Spadaro

direzione musicale: Alessandro Nidi

costumi: Pamela Aicardi

luci: Mario Loprevite

tecnico luci: Giuliano Bottacin

tecnico video: Giacomo Delfanti

fonica a cura di Theatre Project

allestimento scenico: Cristiana Di Giampietro

foto: Laila Pozzo

produzione TieffeTeatro

PRIMA NAZIONALE

TEATRO MENOTTI

via Ciro Menotti 11, Milano

tel. 02 36592544

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PREZZI

intero – € 25.00

convenzioni – € 20.00

ridotto/under 25 – € 20,00

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ridotto/over 65 (residenti fuori Milano) € 17,50

prevendita – € 1,50

ORARI SPETTACOLO,lunedì riposo

martedì, giovedì, venerdì, sabato  – ore 20.30

mercoledì  – ore 19.30

domenica – ore 17.00

 

 




La Buona Novella. La storia delle storie. Prima nazionale al TEATRO MENOTTI dal 5 al 31 dicembre 2014

Dopo il successo di All’ombra dell’ultimo sole, replicato per ben tre anni, sarà ancora il mondo di Fabrizio De Andrè a ispirare la nuova produzione, Buona Novella.

La doppia essenza di Cristo, mistero profondo e impenetrabile così come la doppia essenza dell’uomo, in lotta tra carne e spirito, tra bene e male. Domande senza risposta, forse, ma domande che hanno attraversato la storia del nostro pianeta, scatenato guerre, costruito pace, ispirato pensatori e artisti di epoche, lingue, culture differenti.

La nostra Buona Novella è raccontata all’interno di una comunità di “ultimi”, donne e uomini in fuga da una delle tante guerre che infiammano ancora il mondo, donne e uomini in cerca di rifugio, da una vita senza futuro, forse finita, tra la polvere  e il vento di un deserto che diventa paesaggio anche interiore. Un suono, una parola in quella terra priva di tutto è sufficiente a restituire vita e speranza e, magari, ricominciare. Una Buona Novella  con le parole di personaggi minori, che non ritroviamo nei titoli di coda dei vangeli canonici, vicende trascurate cariche di umanità, ricche di dubbi e povere di certezze. Una Buona Novella senza tempo da scagliare contro il pensiero stesso di una guerra tra uomini e da innalzare a protezione dei costruttori di pace. Una Buona Novella fatta di terra e di polvere, eretica come il pensiero degli uomini, scandalosa come il sangue che scorre nelle vene, infedele come la folla e le sue onde.

In scena una compagnia di quattordici attori – anche musicisti – anche cantanti – per uno spettacolo di parole e musica, che ha trovato ispirazione ed energia dal capolavoro di Fabrizio De Andrè, declinato con i ritmi e i suoni di culture diverse e miscelato con il blues della musica nera di Harlem.

Spettacolo inserito in Invito Teatro e in progetto Area M

Sapete dove sceglierebbe di nascere oggi? vorrebbe nascere qui, in questo campo, tra voi nomadi, in questa periferia del mondo. E come pastori sceglierebbe proprio voi per un presepio…colorato, con il colore di chi soffre come voi, ma vive. Il colore di chi combatte per la propria esistenza, di chi combatte per la pace“.

(Don Andrea Gallo)

La semineranno per mare e per terra / tra boschi e città la tua buona novella, / ma questo domani, con fede migliore, / stasera è più forte il terrore. / Nessuno di loro ti grida un addio / per esser scoperto cugino di Dio: / gli apostoli han chiuso le gole alla voce, / fratello che sanguini in croce“.

(via della croce Fabrizio De Andrè)

dal 5 al 31 dicembre 2014 al TEATRO MENOTTI 

LA BUONA NOVELLA

La Storia delle Storie

di Emilio Russo

musiche di Fabrizio De André

Regia di Emilio Russo/Caterina Spadaro

Direzione musicale di Alessandro Nidi

Luci di Mario Loprevite

Costumi di Mariella Visalli

Scene di Lucia Rho

con Mohamed Ba, Enrico Ballardini, Beniamino Borciani, Francesca Gemma, Diego Maffezzoni, Maria Laura Palmeri, Valeria Perdonò,  Alessandra Salamida, Dario Sansalone, Giulia Vecchio, Sara Zanobbio, Marouane Zotti, Debora Zuin, Fabio Zulli

produzione TieffeTeatro

TEATRO MENOTTI

via Ciro Menotti 11, Milano

tel. 02 36592544

biglietteria@tieffeteatro.it

Acquisti online

con carta di credito su www.teatromenotti.org

PREZZI

intero – € 25.00

convenzioni – € 20.00

ridotto/under 25 – € 20,00

ridotto/over 65 (residenti a Milano) € 12,50

ridotto/over 65 (residenti fuori Milano) € 17,50

prevendita – € 1,50

ORARI SPETTACOLO

lunedì riposo

martedì, giovedì, venerdì, sabato  – ore 20.30

mercoledì  – ore 19.30

domenica – ore 17.00

ORARI 31/12: ore 19,00 e ore 22,00

Prezzi: spettacolo ore 19,00 – €35,00/32,00

spettacolo ore 22,00 – €50,00/45,00