Il Parco Museo Ginori come esempio di apertura alla generatività

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di Cristina T. Chiochia L’amenità di un luogo è tutto. Quando un posto immerso tra piante ed alberi, spesso situato nelle vicinanze di una fonte o di un ruscello, ricco di ombra racconta sempre di se e di quello che rappresenta come appunto quello del Museo Ginori, in Toscana. Come recita il comunicato stampa: “attesa di riaprire le sue porte al pubblico al termine dei lavori di ristrutturazione  riallestimento, da oggi il Museo Ginori spalanca i cancelli del suo giardino, un grande spazio verde che per la prima volta viene messo a disposizione della comunità di Sesto Fiorentino”.

Un evento che si è svolto alla presenza del presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, del sindaco di Sesto Fiorentino, Lorenzo Falchi, e il direttore regionale musei della Toscana, Stefano Casciu, hanno festeggiato l’apertura del giardino insieme a Tomaso Montanari presidente della Fondazione Museo Archivio Richard Ginori della Manifattura di Doccia e Andrea Di Lorenzo direttore del Museo Ginori.

Sotto l’idea quel concetto che le grandi città italiane hanno fatto proprio, ovvero della “generatività” come processo sociale di una comunità, il Museo Ginori con la rinascita del giardino. La Fondazione Ginori  si è fatta carico della potatura e della messa in sicurezza del giardino, sottraendolo allo stato di abbandono in cui versava dal 2014, in seguito al fallimento della Richard Ginori. Infatti  dopo  la chiusura del Museo, il suo patrimonio è ancora immenso: custodisce tre secoli di storia del gusto e del collezionismo, come recita il comunicato stampa “rappresentando un unicum a livello internazionale grazie alla ricchezza e alla continuità storica del suo patrimonio, eredità della più antica manifattura di porcellana ancora attiva in Italia. Notificata come complesso di eccezionale interesse storico-artistico e archivistico dal 1962, la sua collezione comprende circa 8000 oggetti in porcellana e maiolica databili dal 1737 al 1990, modelli scultorei, documenti cartacei e disegni, una biblioteca storica, una biblioteca specialistica e una fototeca.Dal 1965 il Museo ha sede in un edificio progettato dall’architetto Pier Niccolò Berardi, di  proprietà  demaniale  e  affidato  alla  Direzione  Regionale Musei  della Toscana, che necessita di importanti lavori di risanamento dopo gli anni di abbandono seguiti al fallimento dell’azienda Richard-Ginori”

Un gesto di amore per un luogo di cultura insomma da sottolineare. Un modo per amare non solo il proprio territorio ma anche quella idea appunto di generatività che rende possibile, attraverso processi di rete,  persone fisiche con storie diverse tra loro, impegnate nel potenziare la capacità generativa di una comunità per renderla interdipendente per creare benessere. Il wellbeing tanto atteso insomma, grazie a questo processo di amenità, è riuscito. “Come ricordato qualche giorno fa anche dal Ministro Dario Franceschini, – ha spiegato il presidente della Fondazione, Tomaso Montanari – il Museo Ginori è sopravvissuto al fallimento della Richard-Ginori grazie a uno straordinario movimento popolare che ha saputo trasformare il suo amore per questo scrigno della memoria in un efficacissimo strumento di persuasione, che ha convinto lo Stato a investire sul futuro del museo e del suo territorio. L’apertura del giardino è il primo passo per restituire da subito alla città di Sesto qualcosa che davvero si merita. Siamo profondamente convinti che un museo, questo museo, sia uno straordinario bene comune: iniziamo dunque a mettere in comune tutto quello che la Fondazione finora ha ricevuto nel suo pieno controllo, e cioè appunto il parco”. Un primo passo. Certo. Ma nella direzione giusta verso nuove forme di generatività . 

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